Marco Pantani, un giallo lungo 19 anni. Gli avvocati-detective e la famiglia: "Giriamo l’Italia a caccia della verità"

I legali hanno incontrato i procuratori di Trento, Rimini e Forlì dopo le conclusioni della commissione antimafia Si indaga su presunte manomissioni dei test del sangue a Madonna di Campiglio e sulle scommesse al Giro

La grinta di Marco Pantani, il 'pirata'

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Rimini, 29 gennaio 2023 – Ristabilire la verità sulla squalifica di Marco Pantani a Madonna di Campiglio, nel 1999. E sulla sua morte, avvenuta cinque anni dopo (il 14 febbraio 2004) all’hotel Le Rose di Rimini.

La famiglia del Pirata non si rassegna, soprattutto dopo le conclusioni a cui è giunta l’inchiesta della commissione antimafia. Come aveva anticipato il presidente uscente della commissione, Nicola Morra, l’ipotesi della manomissione della provetta di sangue del campione a Madonna di Campiglio è ritenuta "compatibile", viste le anomalie riscontrate durante il controllo antidoping e le violazioni al protocollo dell’Unione ciclistica internazionale.

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Ipotesi plausibile alla luce delle informazioni fornite dall’ex boss Renato Vallanzasca, secondo cui fu la camorra a sabotare Pantani al Giro d’Italia del 1999 perché, nel giro delle scommesse clandestine, aveva puntato miliardi di vecchie lire sulla sua sconfitta. Ma per la commissione restano anomalie e dubbi anche sulla ricostruzione della morte del Pirata.

Proprio per questo nei giorni scorsi gli avvocati della famiglia Pantani Fiorenzo e Alberto Alessi hanno fatto il giro delle Procure che hanno indagato sul Pirata. Sono stati a Trento, dove Pantani fu processato e assolto per il reato di frode sportiva (con sentenza del 2003) per i fatti di Madonna di Campiglio. Hanno incontrato il procuratore capo di Forlì, dove era stata aperta e poi archiviata (nel 2016) l’indagine sulle infiltrazioni della camorra al Giro d’Italia del 1999.

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Inoltre alla Procura di Rimini, che sta per concludere la nuova indagine (la terza) sulla morte del Pirata, i legali della famiglia del campione di Cesenatico hanno chiesto di poter avere accesso a tutti i documenti della commissione antimafia, e hanno offerto agli inquirenti nuovi elementi.

Gli avvocati sono pronti anche a svolgere ulteriori indagini difensive. Sulla morte di Pantani la convinzione dei familiari resta la stessa: Marco non era solo nella stanza 5d dell’hotel Le Rose il giorno in cui morì, il 14 febbraio 2004, per un mix di cocaina e farmaci antidepressivi.

La tesi dei legali, alla luce delle dichiarazioni rese dallo spacciatore Fabio Miradossa (uno dei due condannati per la dose fatale per Pantani) e della ricostruzione fatta dalla commissione antimafia, è che ci fosse qualcuno con Pantani quella mattina (il decesso avvenne tra le 11,30 e le 13) nella camera. La Procura di Rimini nel corso della nuova inchiesta – avviata nel 2019 – ha già interrogato nuovamente Miradossa, secondo cui Pantani sarebbe stato ucciso, ma non sarebbero emersi nuovi elementi. Già sentiti dagli inquirenti anche il tassista Mario, che diceva di aver portato due ragazze da Pantani la mattina in cui morì, e una delle ragazze stesse, che ha smentito la versione di Mario. Sulla tragedia del Pirata restano ancora, secondo la famiglia, molti dubbi, a partire dalle condizioni in cui fu ritrovato il corpo di Marco, come se fosse stato spostato dopo il decesso.

Per Tonina Belletti, la madre del Pirata, "una cosa è certa: Marco fu ‘fregato’ al Giro d’Italia del 1999, e sulla sua morte non è stata ancora detta tutta la verità".