
Sanità, la Corte dei conti striglia: “Troppi ticket non riscossi”. Credito milionario per la Regione
Bologna, 6 febbraio 2025 – Un tesoretto che vale 7 milioni di euro. In tempi di magra sul fronte della spesa sanitaria c’è un cospicuo credito che la Regione vanta, ma che è particolarmente lenta a riscuotere: le multe comminate ai cittadini per visite o esami non disdetti entro i termini previsti. A metterlo in luce è la sezione di controllo della Corte dei Conti che parla di "endemica lentezza nella riscossione", tanto che a livello emiliano-romagnolo "solo quattro aziende sanitarie introitano a bilancio sanzioni in misura superiore al 50% delle somme maturate dagli accertamenti". Nel mirino dei giudici contabili finisce il triennio 2021-23, quindi in pieno mandato Bonaccini quando alla Sanità c’era Raffaele Donini. Ma ora "de Pascale deve invertire la rotta – afferma il capogruppo di Forza Italia in Assemblea Legislativa, Pietro Vignali –. E FI è pronta al confronto con un approccio costruttivo per provare a risolvere questo annoso e sentito problema". Ticket sanitari non riscossi quindi, ma non solo perché a diventare oggetto di rilievo sono anche i livelli dell’attività chirurgica, non tornati ai livelli pre Covid del 2019 nonostante i fondi a disposizione (come l’area oncologica non urgente) e la quantità è di prestazioni in telemedicina erogate, addirittura in calo nel 2023.
Il tema della riscossione dei ticket per le prestazioni non godute si lega a doppio filo a quello delle liste d’attesa. La ’sanzione’ fu introdotta nel 2016 con legge regionale proprio per arginare la mala pratica di bucare le prenotazioni. Un disincentivo economico, quindi, per imporre ai cittadini utenti di disdire in tempo visite o esami, lasciando così liberi i posti in agenda per altri richiedenti. La sanzione per chi sgarra la cancellazione almeno due giorni prima dell’appuntamento (ma ci sono casistiche d’eccezione, da giustificare) è, quindi, l’ammontare dell’intero ticket previsto. Tutto perfetto, sulla carta, se non fosse che il volume di sanzioni non è irrisorio: 12,2 milioni di euro su base regionale nel triennio 2021-23, di cui ne sono stati riscossi dalle Ausl appena 5,3 milioni, ovvero il 43,06%. Poco considerando i conti in rosso delle aziende sanitarie.
"Il piano nazionale per abbattere le liste d’attesa (Pngla) è stato in parte disatteso", rileva Vignali. La Corte, infatti, evidenzia come gli oltre 9 milioni di euro assegnati dalla Regione alle aziende sanitarie e ospedaliere per ridurre le liste d’attesa, attraverso progetti con strutture private accreditate, non siano stati poi debitamente rendicontati e parla apertamente di una "gestione che appare non particolarmente attenta". C’è di più. La telemedicina che avrebbe dovuto sgravare le agende e le liste d’attesa non è decollata, anzi è in calo. Le prestazioni a distanza e le visite in telemedicina sono passate dalle 126.177 del 2022 alle 114.336 del 2023 quando invece l’obiettivo target avrebbe dovuto essere un aumento del 10%. In particolare brillano in negativo Ausl e Aou Bologna, Ior, Ausl e Aou Ferrara "e in modo importante l’Ausl Romagna", scrive la Corte. Anche per i teleconsulti la situazione non è migliore e all’Ausl di Imola non c’è stato, addirittura, nessun teleconsulto nel 2022 e 23. Sull’attività chirurgica, il dato complessivo del 2022 è ottimo (95% della capacità del 2019) ma "non raggiunge la stessa ottimale preformance nelle tre classi di interventi di area oncologica, cardiovascolare, biopsia percutanea del fegato (78%), di protesi d’anca (75%) e di chirurgia generale (51%)", rilevano i giudici. "Siamo a disposizione per portare idee e contributi alla nuova giunta – conclude l’azzurro Vignali –. È evidente sia necessario rivedere l’organizzazione, ma anche destinare in modo specifico le risorse per abbattere le loiste d’attesa".