
La carenza di personale infermieristico che sta mettendo in crisi i servizi della sanità pubblica in Emilia Romagna
All’appello ne mancano 500: la carenza di personale infermieristico che sta mettendo in crisi i servizi della sanità pubblica non risparmia il settore del privato socio-assistenziale. Anzi, rischia di metterlo in ginocchio. Rispetto ai 3mila infermieri e Oss previsti come organico ottimale per svolgere i servizi di cura nei 400 Cra regionali, i centri residenziali e semiresidenziali per anziani e disabili, i dipendenti che stanno coprendo attualmente i turni sono circa il 15% in meno del personale necessario. Una carenza che si sta traducendo in orari extra per i lavoratori in servizio e che già dai prossimi giorni porterà alcune strutture assistenziali ad essere costrette a ridurre il numero dei posti disponibili per anziani e disabili. Ovvero, chi in questi giorni abbisogna di ricovero in un Cra, rischia di ricevere una risposta negativa per mancanza di personale.
A descrivere le criticità di una situazione che in queste settimane, in concomitanza con l’arrivo dell’estate e delle vacanze, si sta aggravando ulteriormente è il presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia-Romagna, Antonio Buzzi, a nome di una federazione regionale che riunisce 450 cooperative sociali con 23mila soci e 29mila occupati, con un volume d’affari di circa 1,3 miliardi di euro. "Lanciamo un grido d’allarme perché la mancanza di personale rischia di avere notevoli ricadute negative nei confronti delle persone – sostiene Buzzi – perché se manca il personale è a rischio la garanzia del servizio. Per questo chiediamo un confronto con la Regione affinché si possa aprire un tavolo per trovare soluzioni da attuare nel medio e lungo periodo".
La complessità della situazione è il risultato di un effetto domino: la carenza di organico per gli oltre 30mila posti nelle Cra regionali gestiti dal privato sociale (di cui 16mila in accreditamento con costi del servizio divisi al 50% tra pubblico e utenza e altri 16mila in strutture completamente private) è collegata, secondo il presidente di Federsolidarietà, alle criticità di reperimento del personale infermieristico nel settore pubblico.
"I nuovi concorsi delle Asl per reperire infermieri a tempo determinato per le sostituzioni ferie in vista dell’estate rende drammatica la situazione. A questo si aggiunge un tema economico. Le cooperative sociali hanno alzato i compensi nei contratti, ma le Asl non riconoscono gli aumenti. Pertanto il personale nel pubblico viene pagato di più e anche per questo si assiste all’abbandono dei posti di lavoro nelle Cra da parte di infermieri e Oss".
Sul tavolo, per arginare una situazione in cui l’esercizio della professione infermieristica sta in generale perdendo il suo appeal, Confcooperative Federsolidarietà, pone la richiesta alla Regione di avviare un ragionamento su interventi strutturali e su altri di più rapida attuazione. "Soluzioni semplici non ce ne sono – prosegue Buzzi -. Anche l’assunzione di personale straniero risulta molto complicata. L’anno scorso il consorzio Solco di Ravenna ha portato 35 professionisti dall’estero, spendendo tra viaggio, ospitalità e formazione circa 15mila euro per ognuno. Una volta inseriti, in una decina hanno fatto il concorso e sono andati a lavorare in Trentino e in Lombardia perché nel sistema pubblico vengono pagati di più. Se Regione e Stato non adeguano le commesse nei confronti del privato sociale, non possiamo competere. Qualcosa si potrebbe però fare nell’immediato per rendere più sopportabile la carenza di personale. La possibilità di nominare la figura dell’assistente infermiere, di cui si parla da tempo, oppure avvalersi dell’intelligenza artificiale per mansioni come il deblisteraggio dei farmaci potrebbe consentirci di risparmiare sulla necessità di figure professionali. E avere una possibilità in più per affrontare questa crisi che rischia di diventare endemica".