MANUEL SPADAZZI
Cronaca

Sciopero degli ombrelloni, bagnini all’ultima spiaggia: "Le aste ci uccidono, pronti alle vie legali"

Oggi proteste a macchia di leopardo in tutta Italia. Mercato da anni fermo. L’Emilia-Romagna è la regione con più stabilimenti balneari d’Italia. "Ho 79 anni, la mia vita è qui, ma a mio figlio dico: finisce male, cerca altro"

Rimini, 9 agosto 2024 – Uno sciopero a macchia di leopardo. Stamattina, per un paio d’ore gli ombrelloni in spiaggia resteranno chiusi. Simbolico perché si fa dalle 7,30 alle 9,30. Molti bagni di Rimini alzeranno invece i "calici insieme" ai turisti, intorno alle 12, spiegando loro la situazione. Tema: le concessioni balneari. E quindi le gare per ‘acquistare’ i bagni che dovrebbero scattare da gennaio 2025 e che il governo sta cercando di far ancora slittare, nell’infinito braccio di ferro con l’Europa. La necessità è dare prelazioni o comunque indennizzi agli attuali gestori degli stabilimenti balneari che potrebbero perdere le gare e quindi la gestione degli spazi. Spaccature fra le associazioni, l’assessore regionale al turismo, Andrea Corsini, convoca i balneari a fine agosto: "Se il governo non fa nulla, ora le regole le prepariamo noi”.

Renato Nanni, 79 anni, una vita trascorsa sulla spiaggia di Rimini
Renato Nanni, 79 anni, una vita trascorsa sulla spiaggia di Rimini

A mio figlio, che ha 37 anni, ho detto: inizia a guardarti in giro, a pensare a un altro lavoro… Se davvero faranno le aste per le spiagge, qui non si sa mica come va a finire...". Renato Nanni, che di anni ne ha 79, è praticamente cresciuto sulla spiaggia di Rimini. Tra i bagnini è uno dei decani. Nanni gestisce da sempre il bagno 132 Ceci ("era il soprannome di mio padre"). "Questa è la mia vita. Ho sempre fatto il bagnino, come mio babbo. Lui iniziò da ragazzino, quando ancora non c’era nulla… Rubava i lenzuoli a casa e poi costruiva in spiaggia delle tende con i pali di legno, che affittava ai nobili che venivano in vacanza a Rimini... E nel 1932 poi ha aperto lo stabilimento".

È passato quasi un secolo da allora. E mai come adesso l’impero dei bagnini, una delle lobby più potenti in Italia, quella che ha fatto la fortuna dell’Italia del boom del turismo, trema di fronte al futuro che lo aspetta. Oggi negli stabilimenti balneari associati a Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti la prima delle tre giornate di sciopero indette per la questione delle concessioni: due ore senza ombrelloni e lettini (fino alle 9,30) a una settimana da Ferragosto… L’ultimo sciopero fatto dai bagnini risale al 2012, quando c’era Monti al governo. La situazione da allora non è cambiata. L’Europa continua a imporre all’Italia di applicare la direttiva Bolkestein e fare le gare per assegnare le attività di spiaggia. Numerose sentenze dei Tar di tutta Italia e del Consiglio di Stato l’hanno ribadito, nel corso degli anni: i bandi per le spiagge sono inevitabili. Ma il governo, dopo la mappatura delle concessioni, non ha ancora varato la riforma richiesta dagli operatori e prende tempo con l’Europa. E intanto i bagnini sono passati da essere una delle lobby più potenti, a una delle categorie più nel mirino...

"Pagano somme irrisorie per le spiagge, guadagnano centinaia di migliaia di euro l’anno facendo tanto nero", è una delle accuse più ricorrenti contro i balneari. Per capirci: i canoni corrisposti dagli operatori in Emilia Romagna e Marche (dove ci sono quasi 2mila concessioni), in moltissimi casi non superano i 10mila euro l’anno. "Però poi ci sono tutte le altre spese – si difendeno i balneari – E comunque non siamo noi a decidere quanto pagare: è lo Stato che fissa i canoni". E poi, non è vero che a fare i bagnini si diventa ricchi. "So bene cosa dicono di noi: che lavoriamo tre mesi l’anno e poi andiamo in vacanza alle Maldive e giriamo in Porsche. Magari fosse così…", sorride Nanni. "La nostra famiglia, con anni di sacrifici, ha costruito anche un albergo. Ci siamo sistemati. Ma le cose sono molto cambiate, dopo la prima crisi legata alle mucillagini nel 1989. È cambiato il turismo, la concorrenza dall’estero si è fatta sempre più sentire. La Riviera ha perso colpi sui mercati stranieri, tanti turisti del Nord Europa scelgono altre destinazioni. E da quando c’è la direttiva Bolkestein, viviamo nell’incertezza".

Le concessioni scadute e il fantasma delle gare hanno ‘congelato’ anche il mercato degli stabilimenti balneari. A Rimini, fino a una quindicina di anni fa, per comprare un bagno di medie dimensioni a Marina centro serviva un milione di euro, o giù di lì. Sembra la preistoria. "Da tempo, a causa del nodo concessioni, pochissimi comprano le attività di spiaggia. E tanti colleghi, fatta qualche eccezione, hanno rinunciato a fare investimenti e riqualificazioni", sottolinea Mauro Vann i, titolare del bagno 62 a Rimini e presidente dei balneari della Confartigianato. Ma ancora qualcuno ci prova a investire. Come hanno fatto Primo Francuie e la moglie Giovanna, 160 anni in due, titolari del bagno 42 a Riccione da più di mezzo secolo. Quest’anno hanno riqualificato lo stabilimento e aperto un chiringuito, perché in fondo "è quello che abbiamo sempre fatto: dare servizi ai clienti e rinnovarci". Una goccia in un mare in tempesta.

Una tempesta che rischia, senza una legge chiara e condivisa, di approdare in tribunale con ricorsi a pioggia. "La nostra famiglia gestisce questo stabilimento dal 1926 e lo ha sempre fatto con onore e rispetto delle regole. Lotteremo con i denti per salvare l’attività", promette Simone Battistoni, titolare dello storico bagno Milano a Cesenatico e presidente regionale del Sib. Lo sciopero di oggi è soltanto l’inizio. "Siamo pronti alle vie legali".