Bologna, 12 febbraio 2025 – Mentre in Toscana è stata approvata la prima legge sul fine vita, il tema è tornato d’attualità anche in Emilia-Romagna. Nella nostra Regione una delibera ad hoc disciplina l’iter del suicidio assistito in 42 giorni, ma la legge d’iniziativa popolare alla fine non è mai stata discussa. Una scelta che fece a febbraio l’allora Stefano Bonaccini anche per bypassare il voto su un provvedimento divisivo (pure il Pd era frammentato), ma che tornerà in ballo a breve.

Cosa succede ora
Le leggi d’iniziativa popolare, infatti, vengono iscritte nel registro regionale con un numero, pronte a finire nel calendario dell’Assemblea legislativa. Da qui, la nuova era di Michele de Pascale dovrà tornare a discutere la questione. Con relative schermaglie politiche. Lo Statuto della Regione, infatti, prevede l’obbligo di porre il tema delle leggi d’iniziativa popolare entro 6 mesi come ordine del giorno per poi discutere lo stesso entro un anno. Da qui, la legge regionale potrebbe tornare in auge. E già non manca il pressing – sostenuto anche dall’approvazione della legge in Toscana – di una grossa fetta di sinistra (dal Pd ala Schlein ad Avs e M5s).
Due ricorsi al Tar
Nel frattempo si fa un primo bilancio della delibera regionale che dà applicazione alla sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale. Una delibera su cui pendono due ricorsi al Tar, uno della consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini e uno del governo, ma che oggi è validissima, visto che già tre persone hanno potuto avviare l’iter per il fine vita.
Tre richieste
Una richiesta, quella del suicidio assistito, arrivato al Corec, il Comitato regionale etico nella clinica disciplinato dalla delibera di Viale Aldo Moro, "da tre pazienti oncologici – rivela la battagliera consigliera azzurra alla luce di diversi accessi agli atti – che dimostrano la necessità di implementare le cure palliative. Questa è una sconfitta per tutti".
Di queste tre persone solo una è arrivata a terminare il percorso fino al suicidio assistito. Negli altri due casi, un paziente ha perso la vita durante l’iter, e un altro ha preferito rinunciare. In questo contesto ieri è arrivata l’approvazione della legge sul fine vita in Toscana. Un via libera unico in Italia che arriva dopo la sonora bocciatura in Veneto l’anno scorso.
Ogni Regione la sua legge?
Insomma il rischio, insiste Castaldini, è che ci si trovi con leggi diverse lungo lo Stivale, mentre toccherebbe a Roma disciplinare una materia così delicata.
Per questo, l’azzurra insiste: "Dove ogni Regione fa un passo avanti, spero di cuore di avere risposte rispetto al ricorso pendente al Tar sulla delibera regionale. Serve una risposta nel merito". In attesa di capire quando (e come) partirà il nuovo iter della legge Cappato, il suicidio assistito in Regione resta un diritto garantito a fronte dei requisiti prescritti dall’Alta Corte: il paziente dev’essere pienamente capace di intendere e volere, affetto da patologia irreversibile da cui derivano gravi sofferenze fisiche e psichiche ed essere mantenuto in vita grazie a trattamenti di sostegno vitale.