GIOVANNI DI CAPRIO
Economia

Cambia l’assistenza domestica. Crollano le colf, boom di badanti

Emilia-Romagna seconda regione italiana per numero di persone impiegate nell’aiuto agli anziani. I rappresentanti di categoria: "La crisi economica favorisce il lavoro nero. Servono sostegni pubblici"

I dati dei collaboratori domestici in Emilia-Romagna

I dati dei collaboratori domestici in Emilia-Romagna

L’Emilia-Romagna è la seconda regione in Italia per numero di badanti, seconda soltanto alla Lombardia e davanti a Toscana, Lazio e Venetio. Sono quasi 45mila (44.477) quelli regolarmente assunti nel 2023, pari a oltre il 60% dei lavoratori domestici presenti sul territorio (71.496). Praticamente quanto la capienza di un grande stadio di calcio e un valore sempre più figlio dell’evoluzione della società.

Lavoro domestico, i cambiamenti

Stando a quanto dicono i numeri del ‘Family (Net) Work - Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico’, il rapporto promosso da Assindatcolf e curato dal Censis, emerge una trasformazione significativa di questo ramo lavorativo: cinquanta anni fa quasi non esistevano badanti, adesso hanno sorpassato il numero delle Colf, soprattutto nelle grandi città del Nord con un maggior tasso di occupazione. Analizzando l’ultimo decennio (2014-2023), il numero delle badanti registra un lieve aumento dello 0,7%, mentre il comparto nel suo complesso segna una flessione del 14,8%, con una netta riduzione delle collaboratrici familiari (-32,1%). In Emilia-Romagna si contano 16,1 lavoratori domestici ogni mille abitanti (10 badanti e 6,1 colf).

Contratti regolari in calo

"Il cambiamento ha portato a una minore intensità di queste figure. Una volta avevi tanti cugini, ora hai tanti bisnonni. Così il carico della cura dei badanti è diventato più rilevante", spiega Andrea Zini, presidente nazionale di Assindatcolf e delegato di Modena. Le Case di riposo non assorbono tutte le domande e le famiglie si adeguano di conseguenza. Purtroppo i nuclei domestici hanno un potere d’acquisto minore, questo ha fatto sì che negli ultimi cinque anni sia calato anche il numero totale di persone regolari nel ramo della cura. "Tanti non riescono a sostenere il costo e gestiscono in proprio la cura del familiare bisognoso", ripete Zini.

Elevato indice di solitudine

L’economia parla chiaro: quando cala il potere d’acquisto di una persona, tutto degrada e diventa meno efficiente. L’indagine fotografa, infatti, un territorio caratterizzato da un elevato indice di solitudine: 36 persone sole ogni 100 famiglie, coperti da 11,9 badanti ogni 100 persone sole over 60. "Le attività di cura sono sempre più trasandate e lo Stato non interviene", dice Zini invocando un intervento del governo centrale.

Da un lato "serve alleggerire i costi con deducibilità totale del costo del lavoro dal bilancio; dall’altro serve un maggior afflusso di lavoratori stranieri. Non essendoci nuovi nati, l’ingresso di nuova manodopera nel nostro Paese diventa un tema cruciale anche in questo settore", informa Zini.

Il costi dell'assistenza

Infatti, senza un’inversione di tendenza, tra 20 anni quasi non ci saranno più lavoratori o caregiver "e nel 2045 il tasso di sostituzione sarà inferiore al 50 percento. Quindi per due che escono ne entra solo uno", argomenta Zini. Attualmente, secondo questi valori, due genitori con una professione non riescono a coprire le cure del proprio bambino. Quindi, non solo anziani, "fondamentale è anche l’assistenza ai nuovi nati. Se non si risolve il tema della natalità, la popolazione invecchierà rapidamente. Per ogni euro investito nella cura degli anziani ci deve essere anche un euro per la natalità. E le famiglie da sole sono in difficoltà", è l’appello di Zini.