Legacoop Romagna: "Cerchiamo personale, ma non si trova. Quest’anno serviranno oltre 2800 lavoratori"

Paolo Lucchi, neo presidente di Legacoop: "Tra gli ostacoli ci sono i salari troppo bassi. In Italia i redditi sono scesi del 2,6%" L’associazione, che fattura 6 miliardi di euro, può contare su 305mila soci e su una base di 24mila dipendenti

Paolo Lucchi

Paolo Lucchi

Ravenna, 5 febbraio 2023 – Paolo Lucchi , 58 anni, ex sindaco di Cesena (2009-2019) e in passato consigliere regionale del Pd, è il nuovo presidente di Legacoop Romagna. Succede a Mario Mazzotti, per il quale è scattata la regola che persone in pensione non possono ricoprire il ruolo di vertice dell’organizzazione cooperativa. Legacoop Romagna fattura circa 6 miliardi di euro, conta 305 mila soci e 24mila dipendenti.

Presidente Lucchi, cominciamo dalla situazione economica, come si è chiuso il 2022 e quali sono le previsione per il primo semestre 2023?

"Per molte cooperative il vero anno della ripresa dopo il periodo pandemico, è stato il 2021. Il 2022 ci ha riportati con i piedi per terra. La guerra in Ucraina, la crisi energetica, le difficoltà nel reperimento delle materie prime e i rincari che vengono applicati, creano profonda incertezza . Non c’è nessuno che faccia previsioni oltre i tre mesi, perché si è in attesa. Ciò non significa che noi siamo fermi. Ci sono cooperative che stanno investendo, che cercano personale, ma non lo trovano. Avevamo previsto 2.800 assunzioni per il 2023 e dovremo rivedere questa stima in aumento. Lo scorso anno, in 9 mesi, abbiamo inserito 500 lavoratori. Ma non bastano".

Cosa c’è alla base di queste difficoltà a reperire personale?

"Ci sono studiosi che parlano di ‘melanconia sociale diffusa’. Dalla pandemia a oggi hanno lasciato il lavoro 1,66 milioni di persone. Tutti lavoratori che hanno fatto questa scelta senza sapere quale domani li aspettasse, hanno cambiato totalmente vita. Negli Stati Uniti ogni trimestre si dimettono 4 milioni di persone, in passato si parlava di 1 milione".

Colpa anche di salari e stipendi?

"Quelli italiani sono troppo bassi. Negli ultimi 30 anni in Italia il reddito è calato del 2,6%. In Germania e in Francia è aumentato del 30%, dati impressionanti. E’ necessario rinnovare i contratti di categoria scaduti e adeguarli alla media europea. Anche nella cooperazione abbiamo molti lavoratori sottoretribuiti da cooperative che, svolgendo un servizio pubblico, non sono al momento in grado di pagarli diversamente per via della quota che ricevono dagli Enti pubblici. Il territorio romagnolo deve essere in grado di essere attrattivo per le imprese, ma anche per i lavoratori. Sono molto sensibile al tema della casa, è un argomento da mettere in primo piano".

Ha appena parlato di territorio romagnolo. Ma questa dimensione, al momento, sembra riguardare più le associazioni di categoria o i sindacati, ma non c’è una ‘voce unica’ che parli a nome delle tre province di sanità piuttosto che di infrastrutture. E’ così?

"Non c’è ancora un luogo istituzionale che dialoghi all’esterno a nome delle Romagna, questo è il limite. Dobbiamo anche stare attenti a non inebriarci solo dei miliardi di euro connessi al Pnrr. Passato il 2026 o il 2027, tanti problemi saranno ancora lì irrisolti".

Chiudiamo con il porto di Ravenna: da solo ha innescato 1 miliardo di lavori infrastrutturali.

"Innanzitutto credo che lo sviluppo dei servizi portuali anche nell’ambito di questa mole di lavoro, debbano essere collegati con il territorio. Dobbiamo provare ad essere sempre più attrattivi, ad accrescere la qualità della promozione dell’immagine del porto. Qualche ragionamento vedo che si comincia a fare. Noi siamo pronti a fare la nostra parte".