
Il governatore dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale è alla sua prima manovra
Bologna, 26 marzo 2025 – È una stangata, certo, ma, dice in sostanza il governatore Michele de Pascale, non c’era altra strada. Un mese dopo la prima doccia fredda, apportati molti dei correttivi richiesti dalle parti sociali e dalle stesse opposizioni, questa sera l’assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato, col voto contrario del centrodestra, la manovra di bilancio. Si tratta dell’annunciata operazione da 14,3 miliardi, di cui oltre 10 destinati alla Sanità, con un consistente potenziamento del fondo per la non autosufficienza. Poi ci sono 1,9 miliardi per lavoro e imprese, i fondi per la manutenzione del territorio (24 milioni in più all’anno), le risorse per le politiche abitative (fondo affitti e residenza pubblica), risorse straordinarie per il trasporto pubblico locale.

Il rovescio della medaglia sono prima di tutto i ticket sui farmaci a partire dal prossimo mese di maggio, una mazzata da 2,20 euro a ricetta (anche se ci sono 1.650.000 cittadini esentati). Poi le addizionali Irpef per il terzo scaglione di redditi (tra i 28 e i 50mila euro) che, rispetto al +1% annunciato all’inizio, vengono così rimodulate: +0,9% per il 2025, +0,75% per il 2026 e +0,6% per il 2027. Per il quarto scaglione (oltre i 50mila euro) il balzo è dell’1,06% per tutti e tre gli anni. Restano la maggiorazione dello 0,3% dell’Irap (dal 2026) e l’aumento del 10% del bollo auto.
Fin qui i numeri. Poi c’è la spiegazione, che il presidente de Pascale offre all’Assemblea e ai cittadini. “Con questo bilancio diamo le gambe al programma di mandato. È un bilancio onesto - rivendica - coraggioso, non è un’operazione simpatia per un presidente che si insedia”. Poi l’ammissione, che è anche atto di accusa nei confronti del governo Meloni: “Non sono soddisfatto del livello delle prestazioni che eroghiamo, perché il livello di sottofinanziamento a cui abbiamo costretto il sistema oggi non gli consente di dare le risposte di cui ci sarebbe bisogno. Ma mi sento di prendere l’impegno che con queste risorse saremo in grado di migliorare la qualità delle risposte”. Per questo, spiega ancora, non c’era altra scelta se non chiedere un sacrificio ai cittadini. “Io difendo la scelta strategica fatta da tanti bravi amministratori di non far corrispondere ai tagli ai trasferimenti tagli ai servizi”. Perché, conclude, “quello di sottofinanziare il sistema sanitario nazionale è un errore grave, ma se davanti a questo avessimo detto ‘Meloni non li mette, allora tagliamo 300 milioni’ io mi sarei sentito un ipocrita”.
L’opposizione non ci sta. Dice il capogruppo di Forza Italia Pietro Vignali: “La manovra che viene proposta è priva di una qualunque analisi costi-benefici così come di qualunque azione di revisione delle politiche di spesa. Si occupa solo dell’ordinario senza palesare alcuna visione strategica o strutturale per il futuro”.
Nel mirino del centrodestra ci sono i ticket sanitari, ma anche le addizionali. Elena Ugolini (Rete Civica), Marta Evangelisti (Fdi), Tommaso Fiazza (Lega) e lo stesso Vignali chiedono perciò che il ritocco Irpef si limiti a tre anni.