Giornate Fai d'autunno 2021 in Emilia Romagna: cosa vedere nel fine settimana

Appuntamento il 16 e 17 ottobre con tante bellezze visitabili: oltre 600, di cui 39 in regione. Tutto in sicurezza e secondo le norme anti-Covid

Giornate Fai d'autunno, appuntamento il 16 e 17 ottobre

Giornate Fai d'autunno, appuntamento il 16 e 17 ottobre

Bologna, 11 ottobre 2021 - Il 16 e il 17 ottobre torna la grande festa d’autunno delle Giornate Fai: giunge alla decima edizione la celebre manifestazione di piazza dedicata al nostro patrimonio artistico e culturale. Oltre cinquemila delegati e volontari Fai sono dunque pronti a far innamorare gli italiani dell’Italia: un’occasione ghiotta, quella delle giornate Fai d’autunno, per accostarsi a un tesoro smisurato, raccontato con entusiasmo da tutti i giovani che aderiscono alla missione culturale del Fai.

Giornate Fai d'autunno, appuntamento il 16 e 17 ottobre
Giornate Fai d'autunno, appuntamento il 16 e 17 ottobre

Giornate Fai d'autunno: guarda le foto dei luoghi visitabili - Le Giornate Fai nelle Marche: cosa vedere - Giornata Fai d'Autunno 2021: cosa vedere in Veneto Tutti i visitatori potranno sostenere il Fai con un contributo non obbligatorio di 3 euro. La donazione online consentirà, a chi lo desidera, di prenotare la propria visita e assicurarsi l’ingresso nei luoghi aperti: per rispettare la sicurezza di tutti, infatti, i posti saranno necessariamente limitati. Chi lo vorrà potrà anche iscriversi al Fondo per l’ambiente italiano, online oppure nelle diverse piazze d’Italia durante l’evento. Agli iscritti saranno dedicate aperture speciali. L’ingresso a tutti i luoghi, anche quelli di carattere naturalistico, è consentito solo con green pass (non obbligatorio per bambini al di sotto dei 12 anni). Ecco, dunque, una selezione delle aperture in Emilia Romagna. Per il catalogo completo consultare il sito web del Fai al link: https://www.fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-autunno/

Villa Levi, Reggio Emilia
Villa Levi, Reggio Emilia

Bologna

Villa Guastavillani Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 18. Situata sul colle di Barbiano, in posizione panoramica sulla città di Bologna, nasce come residenza di campagna del cardinale Filippo Guastavillani, nipote di papa Gregorio XIII (1502-1584), che affidò all'architetto bolognese Ottaviano Mascherino, allievo del Vignola, l'ampliamento della preesistente dimora del primo rinascimento. Per la sua costruzione e la realizzazione del parco il Mascherino realizzò grandi opere di sbancamento della collina e una strada appositamente aperta per raggiungerla con agio dalla città. Le molte sale sono decorate con affreschi a fregio continuo che rappresentano paesaggi e numerose scene e figure allegoriche, con un denso programma iconografico che alterna temi sacri e profani. Dal salone delle feste una scala segreta conduceva alla sottostante sala musiva aperta sul giardino segreto. La sala progettata da Tommaso Laureti si presenta come una grotta interamente incrostata da materiali naturali eterogenei - spugne, conchiglie, frammenti di coralli, ciottoli di fiume, concrezioni calcaree - che nella volta compongono preziosi motivi a grottesche e nelle pareti incorniciano figure policrome ad alto rilievo di santi eremiti. Un tempo la sala era anche ornata di statue e animata da brillanti giochi d'acqua, mentre ora resta solo una replica romana di “satiro” di Prassitele, trasformata all'occasione in Bacco. Dal 2001 la villa ospita la sede di Bologna Business School, un centro internazionale specializzato nella formazione manageriale post-laurea con un innovativo approccio interdisciplinare.

Medicina (Bologna)

Stazione Radioastronomica di Medicina 'Marcello Ceccarelli' Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. La storia dell'Istituto di Radioastronomia IRA inizia nel 1970, quando venne fondato grazie all'iniziativa del Professor Marcello Ceccarelli e del gruppo di scienziati, ingegneri e tecnici che progettarono e realizzarono il radiotelescopio Croce del Nord a Medicina. L'IRA fa parte dell'Istituto Nazionale di Astrofisica INAF dal 2005, ed è dislocato in tre sedi: la sede centrale a Bologna e due ulteriori sedi presso le stazioni radioastronomiche di Medicina e Noto. L'IRA è uno dei poli fondamentali in cui si svolge la ricerca radioastronomica in Italia e riveste un ruolo di primo piano anche in ambito internazionale. La principale area di interesse per lo staff di ricerca è l'astrofisica extragalattica, ma si dedica anche all'astrofisica galattica, dalla formazione stellare all'astrofisica stellare. L'Istituto è inoltre particolarmente attivo nella fisica della Terra, principalmente nella ricerca geodetica e negli studi sul sistema solare, e sviluppa elettronica, sistemi tecnologici e software all'avanguardia per la realizzazione di radiotelescopi e relative strutture. Ospita inoltre due radiotelescopi: la grande Croce del Nord, di proprietà dell'Università di Bologna, e un'antenna parabolica da 32 metri di diametro. Quest’ultima è impiegata sia ad "antenna singola" che per "osservazioni interferometriche”, che misurano cioè le distanze nei sistemi stellari binari e sono indispensabili per lo studio di pianeti extrasolari. Il Radiotelescopio "Croce del Nord" è tra i più grandi radiotelescopi di transito del mondo. La sua costruzione, iniziata nel 1960, si è conclusa nel 1967.

La biblioteca del Centro dantesco di Ravenna
La biblioteca del Centro dantesco di Ravenna

Dozza (Bologna)

La Rocca Sforzesca come appartamento privato della famiglia Marchesi Malvezzi Campeggi Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 18. La posizione strategica al confine tra Bologna e la Romagna rese il castello di Dozza oggetto di forti contese. Nata come fortezza militare attorno alla metà del XIII secolo, nel corso del Cinquecento la Rocca iniziò a subire radicali lavori di ristrutturazione per volontà dei signori Campeggi, che la trasformarono in una residenza signorile con decorosi ambienti consoni alle funzioni di sede di rappresentanza feudale, in un connubio perfetto tra privato e pubblico. Nel corso della visita, si entrerà in ambienti sia ufficiali, come saloni, torri e prigioni, sia intimi, come camere da letto, cappelle private e cucine. Si avrà la preziosa possibilità di ammirare per la prima volta stanze di norma non aperte al pubblico o frutto di recenti restauri, cogliendo indizi del lato più intimo e privato della famiglia Malvezzi-Campeggi.

Ferrara

Chiesa di San Carlo Borromeo.  Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30 Chiusa al culto già dal 2008 in quanto bisognosa di restauri e in seguito danneggiata dal sisma del 2012, la Chiesa di San Carlo Borromeo è stata interessata negli ultimi anni da importanti interventi di riparazione relativi alle strutture, al campanile, alle coperture, alle murature di abside e aula, agli importanti apparati decorativi e ai vani della sacrestia. Oggi nella chiesa si stanno concludendo gli ultimi interventi e si è pensato con la proprietaria AUSL e il Comune di Ferrara, ente attuatore dei lavori in corso, di proporre uno svelamento in anteprima dell'aula restaurata, dopo quasi 13 anni di chiusura, con il grande soffitto affrescato da Giuseppe Avanzi nella metà del Seicento, capolavoro di scenografia pittorica. Progettata da Giovan Battista Aleotti, detto l'Argenta, la chiesa di San Carlo Borromeo, terminata nel 1623, a pianta ellittica e con un ricco apparato decorativo, è considerata una delle opere migliori dell'artista, anticipatrice a Ferrara dell'architettura barocca – di cui rappresenta un unicum in città - seppur ancora molto influenzata da elementi propri del linguaggio classico. Le visite delle Giornate d’autunno comprenderanno la storia della fabbrica, anticamente legata al limitrofo convento - poi, fino agli anni Trenta del Novecento, ospedale di Sant'Anna - la descrizione dell'architettura esterna e interna e una riflessione sul restauro recente della grande volta ellittica e di quanto emerso durante i restauri in merito alle tecniche e ai materiali usati.

Antico Ospedale Sant'Anna Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30. Il primo nucleo dell'ex ospedale Sant'Anna esisteva già nel 1295 sotto forma di oratorio e chiesa per l'Ordine terziario francescano, per essere poi trasformato in convento nei primi anni del XII secolo dai frati Armeni dell'Ordine di San Basilio. Tra il 1443 e il 1445 Pietrobono Brasavola venne incaricato di trasformare e adattare il convento di Sant'Anna a ospedale cittadino dal Vescovo Giovanni Tavelli da Tossignano, al quale era stato affidato il compito di scegliere un luogo idoneo alla realizzazione di un nosocomio “moderno” da Papa Eugenio IV. Del complesso ospedaliero fa parte anche la chiesa di San Carlo Borromeo, e l'ospedale rimase tale fino agli anni '30 del Novecento, quando fu spostato in altra sede, sempre entro le mura della città. Nel 1570 in seguito al catastrofico terremoto che colpì la città, vennero realizzate le celle per i pazzi furiosi dove fra il 1579 e il 1586 venne rinchiuso Torquato Tasso. Nel comparto dell'ex ospedale, in seguito agli interventi di carattere urbanistico eseguiti a partire dal 1930, furono realizzati: l'Istituto Musicale Frescobaldi, il Museo di Storia Naturale, il Dopolavoro Provinciale e la Scuola Elementare Umberto I, poi Alda Costa, chiari esempi di architettura razionalista. Il percorso di visita proposto per le Giornate FAI comprende il chiostro, le tracce degli affreschi dell'antica chiesa di Sant'Anna, la chiesa di San Carlo in anteprima dopo i restauri post sisma non ancora del tutto terminati e un salto temporale nelle architetture del Novecento.

Parma

Bosco Spaggiari Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 9.30 alle 16.  Bosco Spaggiari si trova nella zona agricola in strada Quingenti a San Prospero, la frazione di Parma in prossimità della trafficatissima via Emilia, a 6 km dal centro città. Un paesaggio suburbano incoerente e disarmonico, che serba soltanto un ricordo della campagna perduta, della grammatica millenaria dei gelsi e dei filari. Il sito nasce per volontà di un padre e un figlio – Giancarlo e Roberto Spaggiari - che vent’anni fa decisero di trasformare il terreno di fronte alla loro abitazione in un bosco, salvandolo dalla cementificazione e dall’inquinamento. Proprietari di un’area agricola, nel 2000 hanno iniziato la piantumazione e nel 2005 l’area contava 7 ettari di terreno. Diversi costruttori si sono mostrati interessati all’acquisto dell’area, ma la famiglia si è sempre rifiutata e nel 2016, anche grazie a contributi dell'Unione Europea (Fondo europeo di sviluppo rurale 2014-2020), il bosco si è ampliato. Oggi conta 12.500 alberi in un’area di 11 ettari. Sono presenti specie autoctone, come il frassino, il ciliegio, la farnia e il noce, oppure arbusti come il nocciolo, alcuni alberi secondari, come il melo, il gelso o il pero selvatico, per un totale di sedici essenze. Le piantumazioni procedono per realizzare un grande saliceto. Aiutati da molti volontari, gli Spaggiari sono al lavoro su un ettaro di terra per creare lunghi filari di circa 200 metri. Con l’apertura in Giornate d’Autunno, il FAI vuole valorizzare questa storia virtuosa, di riqualificazione paesaggistica con un particolare valore civile.

Piacenza 

Ex bottonificio di Monticelli Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 18. L'apertura dell'ex bottonificio di San Nazzaro avverrà in esclusiva in occasione delle Giornate Fai d'autunno, poiché il sito non è mai stato oggetto di visita, né agli interni né agli esterni. Si tratta infatti di un edificio attualmente di proprietà privata, oggi sede di un'azienda locale e perciò chiuso al pubblico. Interessante esempio di archeologia industriale, il complesso, inaugurato nel 1925, è costituito da un insieme di più edifici. Sul fronte strada si trova l'edificio di rappresentanza, con gli uffici amministrativi e il reparto di confezionamento e preparazione dei campionari; posteriormente si sviluppano i corpi di produzione, che ospitano i laboratori per la produzione dei bottoni. Nonostante le svariate modifiche apportate nel corso del tempo, sono ancora ben visibili alcuni elementi originali degli anni Venti, come il portone in legno, la sirena che scandiva le ore lavorative e le vecchie scritte di suddivisione dei reparti. Le visite proporranno anche un approfondimento storico con il supporto di foto d'epoca, l'esposizione di oggetti e macchinari e l'ausilio di videoproiezioni, atti a raccontare l’antica tradizione bottoniera del piacentino, oltre alle alterne vicende che hanno interessato il bottonificio di Monticelli, che fu un luogo chiave per l’economia locale e per il lavoro femminile.

Polo di Mantenimento Pesante Nord (Arsenale di Piacenza) Apertura sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Apertura esclusiva di un luogo normalmente non accessibile, che cela tra le sue mura le testimonianze di alcuni tra i più affascinanti momenti della storia di Piacenza. Come una città nella città, la vastissima area del Polo di Mantenimento Pesante Nord, conosciuto come "Ex Arsenale", stupisce fin dall'ingresso coi suoi ampi viali alberati, il verde ben curato e i numerosi edifici che contano uffici tecnici, rimesse e gli importantissimi laboratori, che da oltre un secolo lavorano il ferro. Il luogo ha una forte rilevanza storica e architettonica, in quanto sorge sulle ceneri dell'antico castello farnesiano, di cui restano ben conservati ed estremamente curati tre bastioni, con tanto di sotterranei ancora accessibili. I suoi Laboratori e le sue officine lavorano il ferro da oltre un secolo, per adempiere agli scopi istituzionali, ma non solo. Grazie alle capacità professionali dei suoi tecnici e degli operai, dal dopoguerra l'Arsenale è stato chiamato in numerose occasioni al recupero e al restauro di opere d'arte e monumenti in collaborazione con la Soprintendenza Belle Arti, come le statue equestri del Mochi di piazza Cavalli, l'Angelo dorato che svetta sulla cuspide del Duomo, la cancellata in ferro di Palazzo Farnese e tanti altri. Oggi il Polo di Mantenimento Pesante Nord comprende una vasta area urbana interamente cintata, che si compone di ampi viali alberati, costellati di edifici funzionali di fabbrica novecentesca: laboratori, officine, uffici tecnici e dirigenziali, rimesse. Non manca un'area museale interessante sia per l'esposizione di cimeli storici, sia per la pregevole riqualificazione dell'edificio; sono visibili gli originali casellari porta cartellini, il soffitto a capriate lignee e le pitture murali d'epoca, tra cui spicca una lunetta dipinta con fiamma e carro armato, forse attribuibile alla scuola di Bot (Osvaldo Barbieri, noto artista piacentino del primo Novecento).

Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena)

Museo archeologico del Compito Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Situato alle porte di Savignano sul Rubicone, lungo la via Emilia, il Museo Archeologico del Compito si colloca nel luogo dove in età romana sorgeva un piccolo abitato: col termine ‘compitum’, gli antichi erano soliti indicare un incrocio di strade. Qui, la via Emilia incrociava probabilmente con un'altra strada che scendeva dalle colline. Chi risiedeva al Compito erano persone modeste, considerata la tipologia dei corredi rinvenuti nella necropoli rintracciata nel 1995, anche se, lungo la Via Emilia, sorgevano alcune tombe monumentali appartenute a personaggi di spicco. A partire dal 1930 fu iniziata dal sacerdote don Giorgio Franchini, cui oggi è intitolato il Museo, l'opera di raccolta dei materiali archeologici emergenti dai terreni del Compito, che trovarono una prima collocazione nei locali della canonica della Pieve di S. Giovanni. I ritrovamenti, col passare degli anni, si moltiplicarono e Don Franchini costituì una raccolta significativa, che contava al suo interno frammenti architettonici e scultorei, terrecotte figurate, centinaia di monete, bronzetti, vetri, ceramiche e reperti fossili e osteologici. Dopo un grave furto nel 1978, perse molti dei suoi più importanti reperti. Chiuso per vent'anni, è stato riaperto al pubblico nel 1998, nell'attuale sede, riallestita e rinnovata con l'allestimento di nuovi reperti. Ora il Museo si prepara ad accogliere due nuove teche espositive, dedicate alle tombe rinvenute negli scavi archeologici del 2018.

Meldola (Forlì-Cesena)

Riserva naturale Bosco di Scardavilla Visite sabato 16, dalle 16 alle 18, e domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18. La Riserva regionale – istituita nel 1991 – si situa nella bassa collina forlivese e tutela un lembo di bosco di notevole valore naturalistico e paesaggistico, relitto delle formazioni forestali che un tempo rivestivano l'intera fascia pedecollinare romagnola. Qui trovano rifugio specie vegetali e animali ormai rare. Dell'area protetta fanno parte due antichi complessi monastici, le cui vicende storiche sono strettamente legate a quelle del bosco. Il bosco di Scardavilla si estende oggi per circa sette ettari e occupa circa un quarto della superficie complessiva dell'area protetta: una dimensione molto ridotta rispetto alla formazione di un tempo, ma ancora in grado di imporsi come una densa e imponente macchia verde, ricca di sottobosco arbustivo e vegetazione erbacea. Il nucleo principale della Riserva è rappresentato da un bosco dominato dalle querce testimoni delle foreste che ricoprivano nel passato gran parte del territorio regionale. Alcune tipologie di habitat forestali presenti a Scardavilla, riconducibili agli Arbusteti alberati delle lande secche, ai Quercio-carpineti degli impluvi e alle formazioni di Salice bianco e Pioppo bianco delle rive fluviali, sono protetti dalla Comunità Europea. Scardavilla ospita un numero davvero elevato di specie vegetali rare in Emilia-Romagna e incluse nell'elenco della flora spontanea protetta dalla legge regionale n.2 del 24 gennaio 1977, che comprende circa 160 taxa. Da questo punto di vista il territorio della Riserva può essere considerato per certi versi un vero e proprio giardino botanico naturale dove, in uno spazio circoscritto, si concentra una straordinaria ricchezza di rarità floristiche, molte delle quali di notevole bellezza. Il percorso durante le Giornate d’autunno prenderà avvio dall'eremo di Sacardavilla di sopra, per poi proseguire attraverso il bosco della Riserva Naturale fino a raggiungere Scardavilla di sotto.

Nonantola (Modena)

La Partecipanza Agraria di Nonantola Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 9 alle 18. Una delle ultime forme di proprietà collettiva di terreni presenti nella nostra penisola è rappresentata dalle Partecipanze Agrarie. In Italia ne esistono oggi soltanto 8 e 6 di queste si estendono nella pianura tra Modena, Bologna e Ferrara. La Partecipanza di Nonantola, risalente all'XI secolo, è la più antica: seguendo regole pressoché immutate dal medioevo a oggi, divide il suo patrimonio fondiario collettivo tra i discendenti delle antiche famiglie originarie del luogo. La sua origine è strettamente legata al monastero di San Silvestro, uno dei più importanti cenobi dell'Europa medievale. Nel 1058 l'abate Gotescalco concesse al popolo una vasta estensione di terreni, in gran parte costituti da boschi, prati e paludi. Per usufruire di tali privilegi, trasmissibili per via ereditaria, l'abate impose agli abitanti l'obbligo di residenza e l'onere della costruzione di tre quarti delle fortificazioni dell'abitato. Estesa su un territorio di 760 ettari dedicato prevalentemente all'agricoltura (su cui è presente l'Area di Riequilibrio Ecologico "Torrazzuolo", uno dei siti di tutela ambientale più importanti della Pianura Padana), il complesso edilizio è situato nel centro storico di Nonantola. Il percorso delle Giornate FAI, per illustrare la millenaria storia della Partecipanza Agraria, prevede la visita ai palazzi della Partecipanza, all'Archivio Storico dell'ente, all'acetaia didattica di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e alla mostra permanente. Il tour proseguirà al Museo di Nonantola, all'interno della trecentesca torre dei Bolognesi, in cui sarà approfondita l'origine medievale della Partecipanza alla luce delle ricerche archeologiche eseguite nell'abbazia di San Silvestro e nel centro storico di Nonantola.

Ravenna

Biblioteca del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali Il manoscritto che reclama le ossa di Dante a Firenze Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 15 alle 18. La Biblioteca del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali a Ravenna è situata all'interno del Salone del "velario", al primo piano dell'antico Convento Francescano di Ravenna, e vi si accede attraverso i cinquecenteschi chiostri (oggi di proprietà della Cassa di Risparmio di Ravenna) che affiancano la Tomba di Dante e al giardino con il Quadrarco di Braccioforte, nel cuore della "zona del silenzio" ravennate. Vi è conservato un prezioso documento, ovvero la minuta di una lettera di Girolamo Benivieni, testimonianza rilevantissima della volontà degli intellettuali fiorentini di ricondurre in patria le ossa di Dante. Alla morte di Dante, il corpo era stato portato, come dice il Boccaccio, «al luogo de' frati minori» ove fu sepolto in un'urna lapidea a ridosso del muro esterno del chiostro del convento. Lì rimase per circa due secoli fino a quando i frati maturarono la certezza che i fiorentini, finalmente ottenuto il permesso papale, sarebbero venuti per trasferire i contesi resti nella loro città e dargli onorata sepoltura nella tomba che lo stesso Michelangelo si era impegnato a realizzare. Di qui ha inizio la storia del trafugamento e dell'occultamento delle ossa da parte dei francescani di Ravenna fino al definitivo ritrovamento, nel 1865, e al loro ricollocamento nel settecentesco sepolcro realizzato da Camillo Morigia (1781). Il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali e la relativa biblioteca furono costituiti nel 1964 da padre Severino Ragazzini, con l'intento di rivitalizzare il culto di Dante raccogliendo opere d'arte, cimeli e testimonianze librarie in anni recenti. La Divina Commedia è testimoniata da esemplari manoscritti trecenteschi e rare edizioni, fra cui 10 incunaboli, e tutte le edizioni uscite a stampa nel Cinquecento. Da segnalare la prima edizione della Commedia, nota come “folignate” (1472). Il Centro dantesco è costante promotore di attività culturali dedicate a Dante.

Reggio Emilia

Villa Levi Ingresso riservato agli iscritti FAI. Visite sabato 16 e domenica 17 ottobre, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18. Villa Levi è una delle più singolari ville della campagna Reggiana a poca distanza dall'abitato di Coviolo. L'edificio risale probabilmente al secolo XVII, come si può dedurre dai disegni dell'architetto Domenico Marchelli, che curò il primo consistente intervento di ristrutturazione su commissione della ricca famiglia borghese dei Besenzi. Oggi è conosciuta quale sede del Corso di Laurea in Scienze della produzione animale dell'Università di Bologna. Costruzione di gusto neoclassico molto imponente ed austera, l'architetto Marchelli che ne curò la sistemazione esterna la circondò di un vasto giardino all'italiana che si allungava sul fronte. La costruzione rimase tale fino agli anni ‘30 del 1800 quando la famiglia Besenzi incaricò di una nuova ristrutturazione l'ingegnere e architetto modenese Luigi Poletti. La villa sarà aperta in occasione delle Giornate di Autunno 2021 per poi essere nuovamente chiusa, nella esclusiva disponibilità della Università di Bologna, proprietaria.

Montescudo (Rimini)

Santuario di Santa Maria Succurrente a Valliano Visite sabato 16, dalle ore 15 alle 18, e domenica 17 ottobre, dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 18. Incastonato in una vallata tra le dolci colline della Valconca, nel territorio che un tempo faceva parte della signoria dei Malatesta, già nel Medioevo esisteva un sacello dedicato a Santa Maria Succurrente. Il paesaggio circostante, con versanti coltivati a uliveti e vigneti, ben si sposa con la spiritualità emanata dal luogo. Il racconto della vita religiosa che si è susseguita nel tempo che si può leggere ancora tra le testimonianze storiche racchiuse nel santuario si associa al racconto della vita contadina, fulcro di queste terre, narrato dagli straordinari oggetti raccolti nel piccolo museo etnografico, ricavato dall'antica canonica. Oltre a interessanti testimonianze del sacello medioevale come l'antica mensa dell'altare in pietra e una parte dei muri perimetrali, l'attenzione è sugli affreschi riscoperti durante i lavori di restauro degli anni '90 del secolo scorso. Attorno alle pareti dell'abside, è tornata alla luce una notevole decorazione ad affresco, completata in diverse epoche e da diverse mani, alcune riferibili alla scuola bolognese e umbra e altre agli allievi di Raffaello; essa si compone di notevoli e pregiate rappresentazioni della Madonna con il bambino, di san Vincenzo Ferrer e altri santi e padri della Chiesa. Inoltre, da questo luogo si diramano itinerari naturalistici, storici ed enogastronomici e la collaborazione del Fai con i produttori locali offrirà la possibilità di degustare prodotti tipici nel vicino mercatino o avere sconti in diversi ristoranti di zona. Nel pomeriggio di domenica si terrà una visita evento con il professore di scienze religiose Auro Panzetta.