Giunta Emilia Romagna, Bonaccini pensa a Marco Di Maio come assessore al posto di Felicori

Si potrebbe liberare un posto alla cultura: chance per il deputato, anche lui di Italia Viva. I giochi si faranno in autunno

Marco Di Maio e Stefano Bonaccini (durante una visita pre-Covid)

Marco Di Maio e Stefano Bonaccini (durante una visita pre-Covid)

Forlì, 22 maggio 2022 - Era il 24 giugno 1990, quando si insediava la giunta regionale guidata dal socialista Enrico Boselli. Nel resto del paese impazzavano le Notti Magiche: era la viglia degli ottavi di finale ai mondiali, all’Olimpico di Roma si sarebbe giocato Italia-Uruguay, 2-0 con gol di Aldo Serena e Totò Schillaci. Gli occhi spiritati del bomber azzurro sono gli stessi di quando ci si rende conto che è da allora che il territorio forlivese non vede un proprio esponente entrare in Regione come assessore: allora toccò ad Angiolino Mini assumere l’incarico all’Agricoltura, fino al 1995. L’esponente del Pci, ex sindaco di Portico, è morto nel 2018 a soli 72 anni. Dopo di lui, nessun altro: un digiuno che è tuttora una ferita aperta nei rapporti tra la città e la Regione. Sono passati tre decenni.

C’è tuttavia una voce che rimbalza dagli ambienti politici di Bologna, e riguarda il deputato forlivese Marco Di Maio. Non domani, ma potrebbe essere lui (che nel giugno 1990 non aveva ancora compiuto 7 anni) a rompere il digiuno, magari in autunno, quando sembra inevitabile un rimpasto della giunta di Stefano Bonaccini. A Bologna si parla da settimane del caso di Mauro Felicori: l’attuale assessore alla Cultura – ex manager della Reggia di Caserta, civico vicino a Matteo Renzi – viene considerato in bilico.

Ha attaccato il Pd bolognese, suscitando una levata di scudi. Ad altri non sarebbe piaciuto il suo approccio al mondo culturale, certo molto concreto e diretto (a Caserta si mise in urto con i sindacati pur di aprire la Reggia in certe giornate festive). Gli addetti ai lavori stanno monitorando la situazione: improbabili le sue dimissioni; così come, non fosse altro che per motivi di immagine, un intervento diretto del governatore Stefano Bonaccini (la legge gli dà facoltà di ritirare le deleghe); ma secondo molti la situazione non può durare a lungo.

L’occasione per mettere mano alla squadra di governo si aprirà in autunno, quando la vicepresidente Elly Schlein dovrebbe candidarsi per le prossime elezioni politiche, lasciando libero un assessorato pesante, e a quel punto anche Felicori potrebbe uscire.

Come si arriva al nome di Di Maio? Innanzitutto perché entrambi sono di Italia Viva. Poi perché il primo nome che circolava, la sindaca di San Lazzaro Isabella Conti, non ha rinnovato la tessera dei renziani e ancora non ha (ri)preso quella del Pd. E in ogni caso le caselle sarebbero due, di cui probabilmente un uomo. Di Maio non ha escluso di interrompere la sua esperienza politica dopo questa legislatura alla Camera. Di certo pare complicato essere rieletto nel quadro attuale, tra sondaggi e alleanze difficili e il taglio dei seggi.

Se traslocasse a Bologna (naturalmente dovrebbe dimettersi da deputato) allungherebbe il proprio orizzonte politico almeno fino all’autunno 2024: due anni è il tempo che mancherebbe alle prossime elezioni regionali. Contemporaneamente, Bonaccini darebbe una figura di riferimento a un territorio che non ha nemmeno un esponente in maggioranza (due invece i cesenati).

Se ne riparlerà dopo l’estate: nel frattempo qualcosa potrebbe cambiare, specie in merito al posizionamento di Italia Viva nella prossima tornata di elezioni amministrative, ma l’ipotesi è sul tavolo.