Emilia Romagna, il liscio patrimonio Unesco? Felicori: "Si può fare"

Ieri primo incontro in Regione Emilia Romagna. L’assessore alla cultura: "Tradizione popolare che si proietta nel futuro"

Alcune coppie ballano il liscio (foto di repertorio)

Alcune coppie ballano il liscio (foto di repertorio): è di poche settimane fa l’idea della candidatura Unesco

Forlì, 30 agosto 2022 - La proposta di candidare il ballo liscio a patrimonio immateriale dell’Unesco sta entrando nel vivo: ieri c’è stato un primo incontro tecnico, in Regione, protagonisti i dirigenti della cultura dei vari comuni. E a breve se ne terrà un altro con il livello politico, dunque saranno presenti i vari assessori. L’idea trova tra i suoi sostenitori l’assessore regionale alla cultura, Mauro Felicori.

Assessore, a lanciare l’idea è stato Morgan, che parteciperà al festival ’Cara Forlì’, dedicato al liscio, che si svolgerà il 3 e 4 settembre. Perché dovrebbe arrivare questo riconoscimento?

"Faccio una premessa necessaria, perché quando si parla di riconoscimenti e Unesco sono sempre abbastanza cauto. L’Italia ha già un numero enorme di beni nel patrimonio materiale. In più le regole cambiano con frequenza".

Da qualche anno, ogni Stato può candidare all’Unesco un solo bene ogni dodici mesi e la commissione sceglie quali ammettere alla discussione. Dunque nemmeno tutti.

"Conosco la materia, perché quando ero in Comune a Bologna ho seguito il riconoscimento dei portici della città come patrimonio mondiale. Un percorso durato 20 anni".

Concluso positivamente, però. Anche per il liscio il percorso potrebbe essere così accidentato?

"L’idea del riconoscimento al ballo liscio ha una sua fondatezza e probabilità di successo. Il primo scoglio da superare è convincere il Ministero della Cultura, perché è lo Stato a presentare ufficialmente la richiesta".

Si può fare?

"Ritengo la richiesta fondata culturalmente. Parliamo di tradizioni popolari consolidate, che hanno alle spalle almeno un secolo, un secolo e mezzo. Un periodo considerevole, che ha sancito il legame tra musica e ballo. Il ragionamento è: la cultura deve diventare tradizione".

Tradizione che, lo dimostra l’imminente kermesse ’Cara Forlì’ ma non solo, è ancora viva e vegeta.

"Assolutamente sì. Ho sempre sognato, col liscio, di fare un’operazione simile a quanto fatto in Argentina col tango. La dimostrazione che il liscio è attuale lo dimostra il successo degli Extraliscio, il festival che si terrà a Forlì, le tante band giovanili e i tanti cantanti importanti che lo suonano e lo interpretano. Non dobbiamo vivere di ricordi. Dobbiamo vivere di ricordi che si aggiornano. Quindi l’importanza del liscio è dimostrabile ed è plausibile ottenere il riconoscimento. Dato per assodato il ruolo della Romagna, mi piacerebbe che la richiesta di portasse dietro anche la valorizzazione delle varianti emiliane del liscio".

Quali potrebbero essere i tempi per ottenere il ’bollino’ Unesco? L’esempio dei portici di Bologna non è incoraggiante.

"Io ho 70 anni, non ragiono su un orizzonte di 20 anni (ride) . Il caso di Bologna fu complicato. Per quanto riguarda il liscio ritengo che l’Unesco possa concedere il riconoscimento nel giro di qualche anno. Ma è importante già il fatto di candidarsi, perché è mobilitante e genera interesse. Dunque bene ’Cara Forlì’, che ha un programma estremamente interessante e bene ’Balamondo’ di Mirko Casadei a Rimini. Esempi che mi fanno dire: il liscio è già una bella realtà".

Il Ministero, concretamente, dovrà presentare all’Unesco un faldone cartaceo? Come si concretizzerà la richiesta?

"Non so se le regole sono cambiate. Visto il tema del quale parliamo, dovranno essere ’consegnati’ anche file con audio e musica".