Bologna, 10 giugno 2022 - Causa pandemia, le liste d’attesa si sono allungate molto anche in Emilia-Romagna. Una ’piaga’ per i tanti cittadini che da troppo tempo aspettano una visita o un intervento. La Regione, però, ha deciso di correre ai ripari, con un piano per rientrare in zona ‘verde già per la fine dell’anno, mentre la previsione è tornare ai livelli pre-Covid (cioè nel 2019) già l’anno prossimo.
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Entro dicembre, quindi, l’Emilia-Romagna conta di rispettare almeno nel 90% dei casi le prima visite specialistiche entro 30 giorni e gli accertamenti diagnostici entro 60. Sul fronte invece degli interventi chirurgici si prevede nel 2022 il recupero della capacità produttiva al 92% dei livelli del 2019 e il ripristino completo della capacità pre-pandemica nel 2023.
Liste d’attesa, privati pronti ad aiutare
"Il nostro obiettivo – spiega illustrando il piano l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini – è arrivare per le prestazioni specialistiche, diagnostiche e gli interventi chirurgici al 90% entro dicembre di quest’anno, per poi nel 2023 raggiungere pienamente gli obiettivi pre-Covid», in pratica attorno al 95% di rispetto dei tempi di attesa per le diverse prestazioni. Come fare? Per incrementare l’offerta, si prevedono nuove assunzioni (il piano verrà discusso coi sindacati che sono sul piede di guerra), sia ampliando le prestazioni del personale dipendente extra orario di lavoro. In più, è previsto un aumento delle prestazioni su cui sarà possibile coinvolgere il privato accreditato utilizzando i sette milioni di euro del fondo sanitario nazionale vincolati a questo scopo. Non mancherà anche un aumento dell’uso della telemedicina con la telerefertazione.
Particolare attenzione verrà riservata alle prestazioni più delicate, a partire dagli interventi chirurgici oncologici e cardiovascolari (oltre alle biopsie al fegato). Il target scende all’85% per quanto riguarda gli interventi sulla protesi d’anca, dove c’è una "lista d’attesa enorme, perché il 60% delle richieste viene da fuori regione", sottolinea ancora Donini.
Dalla sua il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, tende la mano ai sindacati della sanità (che, comunque, hanno confermato il presidio per lunedì sotto le Torri della Regione per chiedere più assunzioni e dire no al calo dei salari): "Il confronto comincerà nei prossimi giorni. Qui si è sempre deciso insieme, ma se si indebolisce il ruolo politico dell’Emilia-Romagna sarà più difficile la contrattazione a Roma“.
E proprio al governo, Bonaccini lancia un messaggio: "Prima della pandemia l’Emilia-Romagna veniva citata per i tempi di attesa in queste prestazioni, ora vogliamo tornare lì. Noi vogliamo fare la nostra parte, però il governo adesso deve fare la sua e, come richiesto nel documento firmato dal presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, bisogna che alle Regioni sia riconosciuto il costo Covid. Non si possono avere i rimborsi subito? Ok. Basta che ce ne diano una parte e ci permettano eventualmente di spalmare sui prossimi anni, 10-15 anni".