
Da sinistra: il sindaco di Marradi Triberti, il presidente di Confcooperative Toscana Grilli, il presidente delllaToscana Giani, quello dell’Emilia-Romagna de Pascale e il presidente di Confcooperative Emilia Romagna Milza
MARRADI (Firenze)Si è tenuto ieri all’Urban Center di Marradi l’incontro “Aree interne ed economie rigenerative”, promosso da Confcooperative Toscana ed Emilia-Romagna, per rilanciare un nuovo modello di sviluppo economico e sociale dei territori montani e periferici. Al centro del dibattito, la proposta di riconoscere e sostenere in modo strutturato i negozi e le cooperative di comunità come Servizi di Interesse Economico Generale (Sieg), strumenti chiave per contrastare lo spopolamento e la desertificazione dei servizi.
I presidenti regionali delle due Confcooperative, Alberto Grilli e Francesco Milza, hanno sottolineato come i negozi di prossimità non siano semplici attività commerciali, ma presìdi fondamentali per la coesione sociale e l’occupazione locale, in grado di garantire servizi essenziali dove il mercato da solo non arriva. Da qui la richiesta alle Regioni di prevedere un modello normativo condiviso e risorse dedicate.
I presidenti delle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna, Eugenio Giani e Michele de Pascale, hanno accolto positivamente la proposta, ribadendo l’impegno a rafforzare i servizi nei territori interni attraverso politiche mirate. Entrambi hanno evidenziato il ruolo strategico della cooperazione nel garantire diritti, lavoro e qualità della vita nelle aree montane, nonché il potenziale delle aree appenniniche come laboratori di innovazione sociale e ambientale.
Il presidente di Confcooperative Consumo e Utenza, Roberto Savini, ha ricordato che il 60% del territorio italiano è in calo demografico e perde servizi, e che nei piccoli comuni le cooperative sono spesso l’unico presidio rimasto. Da qui la proposta di trasformare i negozi di prossimità in hub multifunzionali, sostenuti da strumenti europei previsti per i Sieg.
Durante l’incontro si è discusso anche di desertificazione bancaria, gestione dei beni comuni e modelli cooperativi già attivi in Toscana, Emilia-Romagna e Trentino, con la partecipazione di accademici, rappresentanti del credito cooperativo, associazioni e realtà del territorio. A chiudere, l’appello unanime: serve una regia istituzionale forte per costruire un nuovo patto territoriale tra enti pubblici, comunità e cooperazione, che metta al centro servizi, lavoro e sostenibilità nelle aree interne del Paese.