Medici di base in Emilia Romagna, più pazienti

Saliranno da 1.500 a 1.800 per ogni dottore. Accordo trovato fra Regione e sindacati, l’assessore Donini: "Ci saranno maggiori risorse a disposizione e meno burocrazia"

Medici di base (foto di reperorio)

Medici di base (foto di reperorio)

Bologna, 17 luglio 2022 - Aumento del numero di pazienti da seguire, ma anche più risorse a disposizione e meno burocrazia. La Regione Emilia-Romagna ha raggiunto l’accordo con i medici di medicina generale.

Un’intesa non semplice al quale lavoravate da tempo. Quali sono le novità principali?

"L’accordo con Fimmg, Snami e Smi si propone di fare un deciso passo in avanti per gestire l’emergenza legata alla carenza di medici di medicina generale, mettendoli nelle condizioni di poter fare al meglio il loro lavoro, assicurando ai cittadini una presa in carico sempre più di qualità – risponde l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini –. Nei prossimi anni avranno effetto gli investimenti in formazione che abbiamo finanziato in questi due anni. Per ora le soluzioni dobbiamo ricercarle assieme puntando ad aumentare da un lato la presa in carico degli assistiti, dall’altro le condizioni in cui i medici lavorano. Per dirla in estrema sintesi, puntiamo ad assicurare più flessibilità, più risorse e ci impegniamo a semplificare la burocrazia".

I massimali dei pazienti aumentano da 1.500 a 1.800, un carico di lavoro notevole. Si parla anche di un possibile aumento delle ore lavorative settimanali. Riusciranno i medici a gestire tante persone e tale carico di lavoro?

"Ai medici riconosciamo l’aumento dei massimali, contributi per le spese necessarie per il personale infermieristico e di segreteria. I medici di medicina generale hanno dato una importante prova di professionalità e dedizione durante la pandemia e sono determinanti per tutto il contesto della medicina di prossimità. I sacrifici sono stati tanti, ma ora con questo accordo riusciamo a garantire modalità che li aiuteranno a svolgere il loro lavoro in maniera ancora più efficace. Sono fiducioso".

Resta la questione di molte zone di montagna, ma anche certi quartieri delle città, poco appetibili per i medici in quanto zone socialmente più difficili. Quali gli incentivi per coprire anche queste aree?

"Tutti i provvedimenti inseriti nell’accordo raggiunto sono rivolti a superare le situazioni nelle quali avere a disposizione un medico di medicina generale è difficoltoso, quindi anche le zone montane".

Vengono messi in campo anche i giovani medici in via di formazione per la medicina generale. Può spiegare meglio?

"I medici in corso di formazione specifica in medicina generale sono medici a tutti gli effetti e potranno, già dal primo anno, prendere in carico fino a mille pazienti e 1.200 dal secondo. La loro competenza è fuori discussione, hanno tutti gli strumenti per la gestione di una medicina di prossimità. E non saranno certamente lasciati soli anzi, ognuno di loro potrà contare sull’affiancamento di un medico di medicina generale che farà loro da tutor per ogni tipo di necessità. Abbiamo grande fiducia nei giovani e questa, oltre a essere una grande occasione di entrare nel circuito del servizio sanitario regionale, per noi rappresenta un’iniezione di personale che sarà preziosa per la sanità territoriale e per le esigenze dei cittadini. Naturalmente saranno messi nelle condizioni di continuare parallelamente la loro formazione universitaria".

Le Case della salute dovrebbero diventare quei luoghi dove sarà possibile effettuare esami e visite specialistiche. Il ruolo dei medici di famiglia quale sarà?

"Le Case della salute, in futuro Case della comunità, sono il baricentro della riforma della sanità territoriale. Per noi non è certo una novità, basti pensare che su circa 500 Case della salute presenti sul territorio nazionale, circa 130 le abbiamo qui in Emilia-Romagna, segno di un impegno già consolidato da tempo. Nel testo della bozza di riforma, che spero possa realizzarsi entro l’estate, è previsto che i medici garantiranno una quota oraria settimanale proprio nelle Case della salute, da soli o in forma associata, anche in collaborazione con altre figure di professionisti sanitari, per assicurare ai cittadini una presa in carico globale. Questo presidio ulteriore potrebbe alleggerire anche la pressione nei pronti soccorso per quello che riguarda la bassa criticità, i cosiddetti codici bianchi, che ora sono la maggioranza degli accessi".

Nuova o nuove (in previsione dell’autunno) campagne vaccinali: anche in questo caso quale è il ruolo dei medici di famiglia?

"Siamo tutti in attesa di capire che cosa ci riserverà il Covid quest’autunno, perché dipenderà dal comportamento del virus, dal suo impatto, dalle caratteristiche delle varianti dominanti. Nel frattempo, però, non siamo certo stati alla finestra. Abbiamo una preintesa con i medici di medicina generale e con le Farmacie dei Servizi per la vaccinazione Covid. Quella dei medici di medicina generale è una macchina organizzativa che dimostra ogni anno di saper vaccinare quasi due milioni di persone contro l’influenza di stagione, in poco più di due mesi, la loro collaborazione è fondamentale".

C’è il problema delle risorse per gestire l’enorme macchina sanitaria: possiamo chiedere dove sono state reperite le risorse per raggiungere l’accordo con i medici di base?

"Le difficoltà di bilancio sono note. Al nostro bilancio della sanità mancano diverse centinaia di milioni di euro per i rimborsi delle spese Covid e per l’aumento dell’energia elettrica. Continueremo la nostra battaglia a difesa della sanità pubblica e universalistica quale diritto fondamentale del cittadino. Davanti ai morti di Covid ho sentito giurare le più alte cariche istituzionali che non ci sarebbero stati mai più tagli alla sanità. Se si vuole evitarli in futuro, il momento per finanziare il sistema sanitario è adesso. O quel giuramento sarebbe disatteso".