Peste suina, l'ordinanza sulla caccia dell'Emilia Romagna

Finora nessun contagio in regione. Non si trasmette all’uomo, ma i casi in Liguria e Piemonte preoccupano. Stop nelle province di Piacenza e Parma alla caccia collettiva ai cinghiali e a quella con i cani

Uno stralcio dell'ordinanza della regione Emilia Romagna

Uno stralcio dell'ordinanza della regione Emilia Romagna

Bologna, 12 gennaio 2022 – Avere una mappatura precisa delle zone a rischio e fermare al più presto i contagi. È questo l’obiettivo della Regione Emilia-Romagna di fronte al diffondersi della peste suina africana, malattia che colpisce maiali domestici e cinghiali. Non è trasmissibile all’uomo, ma se non fermata potrebbe rappresentare un grave danno economico per le aziende emiliano-romagnole che operano nel settore della zootecnia. Una seria minaccia, dunque, che potrebbe mettere in stallo la filiera suinicola, nonché le pregiate produzioni Dop della salumeria nazionale. Dopo i primi casi rilevati in Piemonte e Liguria, la Regione Emilia-Romagna, in accordo con le regioni confinanti Lombardia e Toscana e sulla base delle indicazioni dell’Unità di crisi nazionale del ministero della Salute, emana un primo provvedimento tramite un’ordinanza a firma del presidente Stefano Bonaccini e sospende alcune forme di caccia nelle due province più a rischio: Piacenza e Parma. Più in dettaglio, la decisione precauzionale, su disposizione delle indicazioni del ministero della Sanità, stabilisce un blocco totale dell’attività venatoria nei comuni di Zerba e Ottone, situati lungo il confine della provincia di Piacenza con il Piemonte e la Liguria, e un blocco della caccia collettiva al cinghiale (braccata e girata), la caccia vagante con l’ausilio di cani e l’attività di “controllo” del cinghiale in forma collettiva nel restante territorio delle province di Piacenza e Parma. Inoltre, sempre su indicazione del ministero della Sanità, la Regione Emilia-Romagna – al momento fuori dalla zona infetta – assume tramite l’ordinanza del presidente Bonaccini anche le indicazioni di intensificare e rafforzare la sorveglianza sul cinghiale anche attraverso l’esecuzione di battute di ricerca attiva delle carcasse di cinghiale, incoraggiare ed accelerare le macellazioni dei suini negli allevamenti familiari, intensificare e rafforzare la vigilanza sulle movimentazioni degli animali sensibili e la vigilanza e verifica delle condizioni di biosicurezza degli allevamenti. La Regione, nel frattempo, ha convocato per i prossimi giorni la consulta venatoria regionale e la consulta agricola regionale, per informare cacciatori, imprese agricole, rappresentanze professionali e cittadinanza delle disposizioni prese per ragioni di tutela. A preoccupare la conferma, il 6 gennaio scorso, di un caso di Peste suina africana (Psa) in un cinghiale in Piemonte, ad Ovada (Al) e un altro caso a poche decine di chilometri di distanza. I luoghi di ritrovamento dei cinghiali risultati positivi alla Psa sono relativamente vicini ai confini regionali emiliano-romagnoli, in particolare al piacentino. “Stiamo lavorando a un approccio unico tra le Regioni interessate- spiegano gli assessori alle Politiche per la salute, Raffaele Donini e all’Agricoltura e Caccia, Alessio Mammi-. Per questo la Regione Emilia-Romagna ha deciso di istituire un’unità di crisi ad hoc, coordinata con le disposizioni del Ministero della Salute. Proprio a seguito delle indicazioni di oggi del Ministero, la Regione ha emesso un primo provvedimento che va nella direzione di una tutela della salute del settore suinicolo dell’Emilia-Romagna, un comparto fondamentale dell’economia emiliano-romagnola, che vale più di 300 milioni di euro. “Oggi c’è ancora incertezza sull’ampiezza del contagio, anche se non si riscontrano casi sul nostro territorio- proseguono gli assessori - Serve la massima attenzione, in via precauzionale e in particolare nella segnalazione dei cinghiali e delle carcasse o resti. Abbiamo convocato anche la Consulta Venatoria e la Consulta Agricola per condividere le informazioni”. Quindi massima tutela per la filiera suinicola regionale, che conta circa 1.200 allevamenti, 1,2 milioni di capi e una produzione lorda vendibile stimata in 307 milioni di euro, nella quale sono ricomprese le varie Dop regionali: i prosciutti di Parma e Modena e numerosi salumi. Per fare prevenzione sulla diffusione della Psa, la Regione ha avviato da tempo un servizio telefonico per segnalare eventuali cinghiali morti o resti. La campagna è rivolta ai cittadini, in particolare escursionisti, cacciatori, fungaioli e tartufai. Nel caso in cui ci si imbatta in un cinghiale morto (o nei suoi resti), l’invito è di telefonare allo 051 6092124, dopo aver memorizzato la propria posizione geografica, e di scattare una foto, da poter inviare successivamente ai servizi. 

L'ordinanza in Pdf