Cosa fare nel post alluvione è “il primo pensiero quando mi sveglio e l’ultimo prima di andare a dormire”. Così il governatore dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale fa il punto sui suoi obiettivi per la nostra regione. Fianco a fianco con il neo commissario straordinario Fabrizio Curcio, intervistato ieri dal Carlino.

Presidente, ci fa un quadro dello stato dell’arte?
“La prima cosa molto positiva è il rapido passaggio di consegne tra commissari: la distribuzione delle risorse non ha subito intoppi – risponde de Pascale –. Il commissario ha già firmato i primi avvisi di pagamento. A tal proposito, gli ho già rappresentato alcuni elementi di semplificazione e innovazione delle procedure per gli indennizzi”.
Quali?
“Bisogna intervenire su alcuni temi specifici: penso alla complessa burocrazia della rendicontazione, specie sull’agricoltura e le aziende agricole più piccole; ai lavori fatti in economia dalle imprese; al grande problema delle difformità catastali, che pur lievissime bloccano l’iter e sono estremamente diffuse nelle case più vecchie… Insomma, si tratta di questioni particolari, su cui il commissario ci ha garantito di vagliare le ordinanze e che lavoreremo insieme alle opportune modifiche. Da abbinare però a un’operazione fiducia”.
Operazione fiducia?
“Noi con i nostri sportelli sul territorio, le associazioni di categoria, i sindacati, gli ordini professionali, le istituzioni locali: dobbiamo collaborare per recuperare la fiducia di cittadini e imprese nella possibilità di ricevere gli indennizzi”.
In Emilia-Romagna ci sono state finora 2.500 richieste di rimborsi: pochine. Molti cittadini hanno rinunciato, demotivati dalla burocrazia per le richieste. È quanto vuole superare?
“La piattaforma è aderente alle richieste delle ordinanze, è complessa per questo. Ma ora non possiamo stravolgerla, o dovremmo ripartire dal zero; al massimo possiamo dare qualche colpo di cacciavite, interventi puntuali per migliorare gli ambiti su cui si può snellire. I cittadini abbiano fiducia: i primi risultati stanno già arrivando”.
Prevenzione. Progetti?
“È il punto che mi interessa di più, come sindaco prima, come governatore ora. Ho contestato da subito la logica del ’super piano speciale’, cioè del prima si finanziano le opere di ricostruzione, poi si fa uno studio generale del territorio e solo alla fine si pianificano le opere. Le opere servono subito. Con interventi di allagamento programmato sui bacini più colpiti, per esempio, con casse di espansione, valvole di sicurezza da azionare in attesa della pianificazione. Bisogna cambiare radicalmente. Condividiamo con Curcio questo approccio, vogliamo a brevissimo concordare con lui e i Comuni almeno un intervento significativo per fiume, anche in deroga rispetto alla pianificazione prevista per la regione, un po’ come si è fatto per il ponte Morandi a Genova”.
Un esempio concreto?
“Su Bologna, la città più colpita dall’alluvione del 2024, servono interventi sul torrente Ravone, ma nel tratto precedente a quello tombato. Serve un sistema che invasi e controlli la portata dell’acqua prima che entri in città, o la pressione diventa incontenibile e non c’è più nulla da fare”.
C’è il rischio di delocalizzazioni?
“È un mito: mica possiamo spostare un quartiere. Altro discorso vale per gli edifici costruiti dentro golene di fiumi, impossibili da proteggere”.
C’è poi la questione norme, tra cui un Regio decreto dei primi del Novecento, che bloccano interventi ormai necessari. Cosa fare?
“È chiaro che quella regolamentazione è inadatta ad affrontare i cambiamenti climatici. Serve un adeguamento normativo, in alcuni casi anche di riprendere in mano realtà come i consorzi dei canali bolognesi. Ecco il secondo step dopo l’insediamento del commissario: una sede legislativa in cui, con il governo, si modifichino queste norme da cambiare con decreti governativi mirati”.
In sintesi, si lavora su ricostruzione e prevenzione?
“Il mio impegno con gli emilianoromagnoli è quello di aumentare le risorse per la manutenzione di tutti i corsi d’acqua e sbloccare un primo nucleo di opere che aumentino la sicurezza dei bacini. Bene gli studi, ma intanto facciamo. A integrare si fa sempre in tempo. Infine, servono con urgenza da un lato il sostegno vero e reale delle strutture centrali, finora rimasto purtroppo solo sulla carta, dall’altro il potenziamento delle strutture locali”.