MONICA RASCHI
Politica

Punti nascita in montagna, condanna definitiva della Regione: “Troppo rischioso per le donne”

In Emilia Romagna sono pochi e verranno chiusi. L’assessore Fabi: “Non c’è un numero sufficiente di parti e non garantiscono la sicurezza delle mamme”. Proteste dalle opposizioni: “La riapertura era al centro della campagna Bonaccini”

Tenere aperti i punti nascita dove non c'è un sufficiente numero di parti "è un rischio per le donne e i bambini. Su questo non transigeremo", ha detto l'assessore Massimo Fabi

Tenere aperti i punti nascita dove non c'è un sufficiente numero di parti "è un rischio per le donne e i bambini. Su questo non transigeremo", ha detto l'assessore Massimo Fabi

Bologna, 17 febbraio 2025 – I punti nascita nelle zone di montagna dove i parti sono pochi non resteranno aperti e, comunque, non ne verranno aperti altri. Lo ha comunicato l'assessore regionale alla Salute, Massimo Fabi, nel corso di un'audizione in Commissione che si è tenuta questa mattina in Regione.

“Tenere aperti punti nascita in montagna dove non c'è un numero sufficiente di parti, non garantisce la sicurezza e la salute delle donne. Su questo non si transige”, ha sottolineato Fabi. 

Proteste dalle opposizioni presenti all'audizione che hanno rimarcato il fatto che il precedente presidente di Regione, Stefano Bonaccini, aveva promesso la riapertura dei punti nascita nelle zone più periferiche del territorio emiliano-romagnolo. 

L'ex governatore Stefano Bonaccini "aveva messo la riapertura dei punti nascita nelle zone periferiche al centro della sua campagna elettorale nel 2020 per quanto riguarda la sanità", ricorda la capogruppo di Fratelli d’Italia in Assemblea legislativa, Marta Evangelisti.

"Oggi apprendiamo invece che la Regione non se ne farà carico. Ne prendiamo atto, ma ci chiediamo perché di queste scelte non si sia parlato nell'ultima campagna elettorale", ha concluso Evangelisti.