Stefano Bonaccini Emilia Romagna, leader al top: l’arte di mediare e decidere

Il governatore dietro solo a Zaia nel consenso dei cittadini. Sondaggio Noto - Il Sole 24 Ore. Una scalata costruita passo dopo passo

Stefano Bonaccini, 54 anni, governatore dell’Emilia Romagna

Stefano Bonaccini, 54 anni, governatore dell’Emilia Romagna

Bologna, 6 luglio 2021 - Con un balzo del 6%, Stefano Bonaccini scalza dal secondo posto Massimiliano Fedriga. È l’esito della rilevazione annuale ’Governance Poll’ realizzata da Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore che conferma Luca Zaia e Antonio Decaro gli amministratori locali più amati, con il 74% dei consensi per il presidente della Regione Veneto e con il 65% per il sindaco di BariA calamitare più consensi è stato chi ha talento per la comunicazione e chi ha dato il massimo nell’avanti tutta con hub e vaccinazioni in questa fase dove si guarda alla ripresa. Due situazioni che hanno senza dubbio favorito l’ascesa del governatore dell’Emilia Romagna. Buona anche la posizione del presidente delle Marche, Francesco Acquaroli che si conferma al settimo posto. Le Marche si piazzano molto bene anche nella classifica di gradimento dei sindaci: il primo cittadino di Ascoli, Marco Fioravanti è al terzo posto (primo dei marchigiani), seguono all’ottavo posto Valeria Mancinelli (Ancona) e Paolo Calcinaro (Fermo). Per quello che riguarda l’Emilia Romagna, sono i sindaci di Reggio Emilia e Modena, Luca Vecchi e Gian Carlo Muzzarelli, a ottenere il più alto gradimento dei cittadini (22° posto). Il sindaco di Bologna, Virginio Merola si piazza 36esimo, mentre Andrea Gnassi (Rimini) occupa la posizione n° 42. 

Il focus Classifica sindaci e governatori Sole 24 ore: Zaia e Bonaccini in vetta

Non lo ha confessato mai a nessuno, ma studiava da leader fin da bambino, un passo alla volta senza essere invasivo. Fedeltà (non bendata) al partito, testa bassa e pedalare con la mentalità da passista, quello che non scatta all’improvviso, ma arriva dove vuole arrivare. Come si dice, una carriera costruita pezzo per pezzo, da ingegneria politica. Assessore al suo paese, poi segreterio del Pd modenese, assessore a Modena sotto la Ghirlandina, poi su fino a segretario regionale dei Dem e ora al secondo mandato per la Regione Emilia Romagna. Stefano Bonaccini da Campogalliano, paesino alle porte di Modena col volto che guarda la città e le spalle rivolte verso Carpi capitale del tessile, dopo Luca Zaia, è il presidente di Regione più amato. L’assist che lo ha lanciato verso il secondo posto nel "pallone d’oro" dei governatori è stata probabilmente la pandemia. Dentro la turbolenza di questo anno e mezzo d’inferno Stefano Bonaccini ha saputo navigare con la barra dritta, è riuscito a rattoppare in tempo qualche errore grave, e con un’abilità non comune ha saputo essere di governo (mai del tutto contro) e di lotta (critico al punto giusto). E poteva farlo da un ponte di comando molto alto che prima del virus contava poco e durante la pandemia ha contato molto: la presidenza della Conferenza delle Regioni. E non è un caso che l’uomo di Campogalliano, sapendo coniugare fedeltà governativa e spirito critico, sia arrivato secondo sul podio dietro Luca Zaia, leghista sempre misurato, concreto e pragmatico. I due si assomigliano, tutto sommato. E si stimano. Anche Zaia ovviamente è fedele al Carroccio, ma nello stesso tempo si presenta come spirito libero, non sempre allineato. Infatti la strana coppia Bonaccini - Zaia ha spesso marciato insieme soprattutto durante il periodo più buio e tormentato della pandemia. Pur su sponde ideologicamente diversei, si consultavano, si telefonavano, ciao Stefano, ciao Luca, e poi esternavano, spesso con scelte e appelli di buonsenso comuni, pur senza tradire le radici. Il must di Bonaccini che gli ha fatto avere applausi da stadio è stato il tema delle aperture per locali, discoteche, ristoranti e affini col corollario del coprifuoco da alleggerire mentre montava l’insofferenza. Il governo era rigido e lui, lo era un po’ meno, mitigava, limava, proponeva. Con Luca Zaia più aperturista. Gioco di sponda e convergenze parallele. Opportunità politica per raccogliere consenso popolare fuori dalle voliere di partito? Forse, ma dietro a queste posizioni c’è stato anche parecchio fiuto che ha giovato. Se la politica fosse un campo da tennis Luca & Stefano farebbero un doppio da Coppa Davis. Intanto il governatore emiliano media, media, media più che può. Come sta facendo per il Ddl Zan. E’ un’arte. E dopo la pandemia che si fa? Stefano Bonaccini al termine del secondo mandato guarda verso Roma. Lui non lo confessa nemmeno al frate confessore, ma il suo destino (opinione comune) è nella capitale. Ha sempre saputo crescere senza strappi e a Roma, prima o poi ci arriverà. Si è già parlato di lui come segretario nazionale del Pd, ipotesi mai confermata dal nostro uomo che comunque si è detto a disposizione. Su muscoli e appeal di sicuro batte Nicola Zingaretti. E ha acquisito più sicurezza dopo aver vinto (non stravinto) il derby elettorale per l’Emilia Romagna con Lucia Borgonzoni, ma in realtà confrontandosi con Matteo Salvini. Prima è stato un grande surfista sulle onde del mare di Matteo Renzi, con cui è rimasto in buoni rapporti, pur senza seguirlo nell’avventura incerta di IV. Non attaccava Giuseppe Conte, ma ora tifa con energia per Mario Draghi. Stefano Bonaccini è sempre lì, in prima linea. Studiava da leader, infatti.