Profughi Ucraina, Bonaccini: "L'Emilia Romagna non volta le spalle"

Il governatore al termine di un incontro con sindaci e prefetture: "E' emergenza umanitaria". Già 700 i rifugiati accolti

I primi profughi ucraini ospitati all'Hotel Brenta di Rimini

I primi profughi ucraini ospitati all'Hotel Brenta di Rimini

Bologna, 4 marzo 2022 - Sull'accoglienza ai profughi dell'Ucraina in guerra la regione Emilia Romagna è in prima linea. "Siamo pronti a fare la nostra parte e già la stiamo facendo - scrive su Facebook il governatore Stefano Bonaccini, nominato commissario delegato all'emergenza,  al termine di un incontro con i sindaci e le prefetture nella cabina di regia per l'accoglienza - L' Emilia Romagna non volta le spalle a quella che è già una vera e propria emergenza umanitaria. Ci saremo qui e sosterremo progetti di cooperazione anche all'estero. Stiamo procedendo nella raccolta fondi tramite il numero unico regionale. E già ieri è partito il primo carico di medicinali verso il punto di raccolta in Friuli Venezia Giulia".

Già 700 i profughi arrivati in regione. "La macchina regionale dell' Emilia Romagna è già in moto per accogliere i profughi in fuga dall'Ucraina, vittime della guerra - aggiunge Bonaccini - Un impegno condiviso ad individuare il maggior numero di spazi destinati all'accoglienza, 100 posti letto già disponibili per chi arriva sul territorio bisognoso di cure, a stretto raccordo con le Prefetture per monitorare e tracciare l'arrivo dei profughi, con massima attenzione alle procedure di controllo dell'eventuale presenza di soggetti positivi al Covid e con la possibilità di vaccinarsi o completare il ciclo vaccinale".

Infine l'auspicio a che si fermi la guerra. "Rinnoviamo il nostro appello - conclude Bonaccini - affinché la diplomazia trovi spazio per un immediato cessate il fuoco e si ponga termine all'occupazione di un Paese sovrano, con le conseguenze drammatiche che sta provocando sul piano umanitario".

Romagna: gli hotel si mobilitano

Proseguono gli arrivi di  profughi sulla Riviera romagnola accolti negli alberghi stagionali che in fretta e furia sono stati riaperti dai gestori per la loro accoglienza attraverso il coordinamento dell'associazione Riviera Sicura: in questo momento sono in grado di fornire accoglienza per 400 persone.  "Stamattina erano una ventina le strutture che ci hanno dato disponibilità - spiega l'albergatore e presidente dell'associazione di hotel, Giosuè Salomone - ieri circa 15 gli alberghi che ospitavano già  profughi. La situazione cambia in maniera pressoché quotidiana. Ogni giorno riusciamo ad aggiungere nuove adesioni. In questi ultimi giorni si stanno aggiungendo anche molte disponibilità di seconde case".  Le strutture ricettive sono state le prime realtà della riviera ad essersi attivate per l'emergenza  profughi, ancora prima delle istituzioni. 

Rimini, un hotel come centro di accoglienza

Un piccolo hotel a gestione familiare della zona nord di Rimini, l'hotel Brenta, è diventato in poche ore il quartier generale dell'accoglienza dei  profughi ucraini sulla Riviera romagnola. Un'organizzazione partita spontaneamente tra i privati.  Alcuni abitanti della zona di origine ucraina si sono resi disponibili per pianificare gli arrivi tramite chat. Su pezzi di carta scrivono i nominativi di cui vengono a conoscenza. La sala colazioni dell'albergo è diventata così una sorta di anagrafe improvvisata.  Gli ospiti sono quasi tutti giovani donne con bambini, i mariti sono rimasti in patria. I piccoli giocano nella sala da pranzo che si è così trasformata in una sala giochi. Ogni tanto qualcuno esce sul lungomare a fare una passeggiata. I minori più grandi si danno da fare e aiutano il personale dell'hotel nel trasporto di ciò che serve da un piano all'altro.  Il magazzino si è riempito di scatoloni di vestiti, giochi e prodotti di ogni sorta portati in questi giorni dai cittadini. Ci sono anche alcuni passeggini.  Il materiale è molto di più di quello che serve e così tanti scatoloni vengono inviati ogni giorno in fiera e da lì vengono smistati in altre realtà riminesi dove servono, o addirittura spediti in Ucraina.