Pronto soccorso e 118, rivoluzione in Emilia Romagna: cosa cambia

Nascono il 116 e il 117 per i casi urgenti ma lievi, più auto infermieristiche e meno medici. L'assessore regionale Donini: "Separiamo l’emergenza dall’urgenza"

Imola, 2 dicembre 2022 - Poco personale, turni massacranti e pazienti fermi in attesa di un posto letto in reparto. E giovani specializzandi che, vedendo un futuro professionale così poco gratificante materializzarsi davanti ai loro occhi, scappano. Quello lanciato da medici e infermieri del Pronto soccorso, riuniti ieri mattina all’Autodromo di Imola per un congresso organizzato dalla Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza dell’Emilia-Romagna, è ben più del proverbiale grido d’allarme.

Sanità e 118, come cambiano in Emilia Romagna
Sanità e 118, come cambiano in Emilia Romagna

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Ed è forse per questo motivo che, almeno per una volta, i professionisti della sanità non hanno trovato nella risposta delle istituzioni le altrettanto celebri frasi consolatorie. Le parole dell’assessore regionale Raffaele Donini, invitato al congresso, tratteggiano infatti una vero e proprio "piano strutturale", per quanto al momento soltanto abbozzato.

Una "riforma" del sistema di emergenza e urgenza (Pronto soccorso e 118) di fronte alla quale "qualcuno si straccerà le vesti come faceva Inzaghi in area di rigore", è la metafora sportiva del titolare delle Politiche per salute nella Giunta del presidente Stefano Bonaccini. Ma che, nelle parole di Donini, va intrapresa a tutti i costi. Ora o mai più.

I nuovi numeri

Cosa prevede? In estrema sintesi: introduzione anche in Emilia-Romagna dei numeri 116 e 117 da affiancare al 118. I primi due serviranno per dare risposta a chi ha un problema lieve e, nelle intenzioni di Donini, "nel giro di 12-24 ore viene visto da un medico in un punto di primo intervento o in una Casa della salute". Il 118 resta invece per i casi gravi, quelli che "devono essere trasportati in ambulanza o in elicottero in una struttura più adeguata, dove gli specialisti stabilizzano la situazione".

In pratica, "ripensare la rete e mettere i professionisti dove sono più adeguati – è il pensiero dell’assessore regionale alle Salute –. Separare l’emergenza dall’urgenza. E riorganizzare la rete, non tagliarla". Il tutto deve passare però, da un "potenziamento del 118", esorta Donini.

Il medico in centrale operativa

E argomenta: "Avere il medico nella centrale operativa è importantissimo. Anche perché adesso ci sono strumenti tecnologici che portano sull’ambulanza sistemi grazie ai quali sembra che il medico sia sul mezzo anche se non lo è". Partendo da questo presupposto, e "ragionando su competenza e responsabilità", l’assessore apre anche a un "riequilibrio" tra auto mediche e infermieristiche, con un aumento di queste ultime.

"Il problema è dare risposte quando il cittadino sta male – sintetizza Donini –, non tranquillizzare qualche sindaco o qualche consigliere di opposizione che fa le interrogazioni. Una politica forte deve avere l’ambizione di portarsi dietro la popolazione con dialogo, confronto e progressività la popolazione. Non bisogna seguire pedissequamente ogni pulsione territoriale, ma far capire che se c’è la razionalizzazione di una rete o se qualche laboratorio analisi viene accentrato non significa che si chiude un ospedale".

Perché cambiare

Da qui l’esigenza di cambiare le cose. "Se facciamo come l’orchestrina del Titanic, e continuiamo a suonare mentre tutto affonda, galleggiamo per questa legislatura, ma chi arriverà dopo di noi dovrà riscontrare che con la metà dei professionisti necessari in Pronto soccorso si chiude – conclude Donini –. Meglio dunque imboccare la strada meno battuta, discutendo e litigando per fare una riforma in Emilia-Romagna che sia da stimolo a livello nazionale. Una strada che potrebbe anche far saltare la testa dell’assessore, in quanto incontreremo molte resistenze nelle comunità locali, eccessi di scontri di natura sindacale e opportunismo. Ma penso sia una cosa che dobbiamo fare".