Spese pazze Emilia Romagna, 10 anni dopo la montagna giudiziaria ha partorito il topolino

Pochissimi consiglieri condannati in via definitiva. La procuratrice Plazzi: "Un lavoro enorme, ma ora si rischia la prescrizione"

Il blitz della Guardia di finanza in Regione

Il blitz della Guardia di finanza in Regione

Bologna, 7 ottobre 2022 - Dieci anni fa . In Regione, i consiglieri stanno votando in aula il piano di austerity e trasparenza, quando vengono interrotti dalla Guardia di finanza. Un blitz atteso, culmine delle indagini coordinate dalle pm Antonella Scandellari e Morena Plazzi. L’ipotesi di reato è quella di peculato. L’inchiesta, quella che diventerà nota come ’Spese pazze’. I consiglieri indagati, in questo filone che guarda dalla metà del 2010 al 2012 (un secondo interesserà poi la consigliatura precedente, per cui diversi processi sono ancora in corso), saranno 41. Si scatena la bufera.

Il sollievo di Bartolini: "Assolto dopo 10 anni" - Barbieri torna a respirare: "Finalmente è finita" - Spese pazze in Regione, l’appello: quattro anni e cinque mesi per l’ex capogruppo Pd Monari

L’indagine non risparmia nessuno: nel mirino della Procura finiscono 18 consiglieri del Pd, 11 del Pdl (tra loro l’attuale deputato di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami, poi assolto già in primo grado, sentenza ormai definitiva), tre della Lega Nord, due di Idv, due di Sel-Verdi, due del M5s, poi uno ciascuno per Federazione della Sinistra, Udc e Gruppo misto. La cifra monstre contestata, che i consiglieri avrebbero sottratto dai fondi pubblici per spese personali, è di tre milioni di euro (somma poi in gran parte ridotta durante i passaggi successivi dei vari processi). All’epoca, l’inchiesta fa scandalo e provoca indignazione: fra le spese contestate ci sono hotel di lusso e cene in ristoranti stellati, tutine per bambini, scontrini per i bagni pubblici e perfino sex toys.

Sembra però che la montagna, alla fine, partorisca un topolino rispetto alle premesse, per quanto riguarda la sede penale. Pochissimi i condannati in via definitiva. Allo stato attuale, Marco Monari, capogruppo Pd, a maggio ha ricevuto in appello una pena di 4 anni e 5 mesi; l’omologo del Pdl, Luigi Giuseppe Villani, è stato condannato dopo tre gradi di giudizio a due anni e un mese. Restando nel Pdl, Andrea Pollastri, Luca Bartolini, Gian Guido Bazzoni e Marco Lombardi sono stati assolti dopo le condanne in appello. Andrea Leoni e Fabio Filippi sono stati condannati rispettivamente a un anno e 4 e a un anno e 5 mesi, ma sono in attesa della Cassazione. Gli altri tutti assolti fra primo e secondo grado. Manes Bernardini, allora Lega Nord, è stato assolto in Cassazione. Due i patteggiamenti: Silvia Noè dell’Udc (un anno e cinque mesi) e Roberto Corradi della Lega Nord (un anno e mezzo). Condannato a due anni in primo grado e ancora in attesa della fissazione dell’appello Matteo Riva, del gruppo misto. A settembre è stata confermata in appello l’assoluzione di Roberto Sconciaforni (Federazione della Sinistra); a maggio è stato anche respinto l’appello di Anna Pariani (Pd), già assolta in primo grado. Dei 18 indagati del Pd, due sono stati archiviati, tre assolti con rito abbreviato e gli altri dopo il dibattimento, sentenza non ap pellata dalla Procura.

«La Procura fece via via una selezione progressiva dei fatti più significativi – commenta ora la procuratrice aggiunta Morena Plazzi –. Nei diversi filoni, varie condanne sono state confermate in appello e fu confermata l’accusa di peculato. Ma pendono ancora diversi appelli e si rischia pure la prescrizione, nonostante per questi reati servano ben dodici anni e mezzo. Noi chiudemmo le indagini nel 2015 in tempi tutto sommato contenuti, considerata la mole di lavoro che dovevamo affrontare".

Una quarantina di consiglieri è stata pure processata dalla Corte dei conti. Bilancio finale da "palla al centro": metà assolti, metà condannati, ma per cifre decisamente minori rispetto alle accuse iniziali.