Riscaldamento con stufe e caldaie: regole e divieti in Emilia Romagna

Si invoca la possibilità di poterle utilizzare liberamente, a causa della stretta da parte del ministero su orari e periodi di accensione del riscaldamento. Ecco cosa c'è da sapere

Bologna, 15 settembre - La crisi energetica e le bollette da capogiro preoccupano i cittadini emiliano-romagnoli. E' in arrivo una stretta da parte del ministero della Transizione ecologica su orari e periodi di accensione del riscaldamento in casa e molti invocano la possibilità di poter usare liberamente camini, caldaie e stufe a pellet. Soprattutto chi vive in Appennino, teme, infatti, di non riuscire a riscaldare la casa adeguatamente.

Stufe e camini: le regole in Emilia Romagna
Stufe e camini: le regole in Emilia Romagna

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Stufe e camini: le regole in Emilia-Romagna

Secondo i rilevamenti sull'inquinamento - così come illustrati nel luglio scorso in Regione nell'esposizione delle linee strategiche del Piano per la qualità dell’aria 2030 - all'interno delle Pm10 - componente principale delle emissioni di smog - il 57%, proviene da impianti domestici a biomassa (camini a legna o similari). In Emilia-Romagna, quindi, così come in altre regioni d'Italia, ad esempio la Lombardia, il Veneto e la Toscana, vigono delle restrizioni sull'uso di alcuni impianti, con riferimento a quelli più obsoleti, e, in particolare: caldaie con alimentazione a pellet o a cippato, caminetti aperti, camini chiusi, cucine a legna, inserti a legna, inserti e cucine a pellet, stufe, stufe a legna, stufe ad accumulo e termostufe. Insomma, ogni generatore di calore a biomasse a livello domestico. Restrizioni che scattano ad ottobre ogni anno. Questa volta, però, vista l'attuale crisi energetica, molti cittadini vorrebbero che fossero concesse delle deroghe.

Stufe e camini: i divieti in Emilia Romagna

La Regione Emilia-Romagna, con deliberazione della Giunta regionale, il 25 settembre del 2017 ha adottato delle misure per il miglioramento della qualità dell'aria in attuazione del Piano Aria Integrato Regionale e del nuovo Accordo di Bacino Padano 2017. Con una direttiva, che ha validità dal 1 ottobre al 31 marzo di ogni anno, stabilisce che i comuni che si trovano al di sotto dei 300 metri di altitudine non possono utilizzare "generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa ad alto impatto emissivo sotto la certificazione a 3 stelle".

In caso di misure emergenziali della qualità dell'aria, poi, scatta, per tutti i comuni di pianura, “il divieto di utilizzare generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa ad alto impatto emissivo sotto la certificazione a 4 stelle” e l’obbligo di ridurre la temperatura di almeno 1 grado fino a massimo 19°C nelle case, negli uffici, nei luoghi per le attività ricreative associative o di culto, nelle attività commerciali e fino a massimo 17°C nei luoghi che ospitano attività industriali ed artigianali. La misura non si applica a ospedali e case di cura, scuole e luoghi che ospitano attività sportive. L'anno scorso, con una delibera, è stato disposto, inoltre, il prolungamento di tali divieti fino al 30 aprile.

Stufe e camini: gli incentivi per cambiare impianti

La Regione Emilia-Romagna, proprio per aiutare i cittadini in difficoltà, nonché per migliorare la qualità dell'aria e l'efficienza energetica, mette a disposizione, nei comuni di pianura, 11,5 milioni di euro per sostituire stufe e camini e caldaie a biomassa ormai obsoleti e fortemente inquinanti con nuovi impianti di riscaldamento di ultima generazione.