Nord Stream 2, finita la fuga di gas. Ipotesi bombe con i robot

La pressione dell'acqua ora chiude la falla in uno dei due gasdotti, ma dentro c'è ancora metano. "Nube ancora lontana dall'Italia"

Roma, 1 ottobre 2022 - Gli oleodotti Nord Stream 1 e 2 sarebbero stati colpiti in quattro punti da esplosioni con 500 chili di tritolo, l'equivalente della potenza esplosiva di una bomba di aereo. Lo hanno fatto sapere fonti di intelligence citate dalla rivista tedesca Spiegel. Gli investigatori tedeschi hanno effettuato anche letture sismiche per calcolare la potenza delle esplosioni. E hanno detto ai media che subacquei o robot telecomandati potrebbero essere in grado di visitare i siti delle perdite già questo fine settimana. 

Il gas in uscita dalle falle del Nord Stream (Epa)
Il gas in uscita dalle falle del Nord Stream (Epa)

Secondo altri esperti, scrive il Guardian, a piazzare le bombe potrebbero essere stati proprio "i robot di manutenzione che operano all'interno della struttura del gasdotto durante lavori di riparazione". "Se questa teoria si rivela corretta - hanno aggiunto -, la natura sofisticata dell'attacco e la potenza dell'esplosione aggiungerebbero peso ai sospetti che gli attacchi siano stati effettuati da un potere statale, con il dito puntato contro la Russia". 

Nord Stream 2, finita la fuga di gas

La buona notizia è che la fuga di gas dal Nord Stream 2 è finita: lo fa sapere il portavoce della società di gestione. "La pressione dell'acqua ha più o meno chiuso il gasdotto in modo che il gas presente al suo interno non fuoriesca", ha dichiarato Ulrich Lissek. Ma dentro c'è ancora gas. 

Ultime notizie sulla nube di metano

Nonostante le ipotesi, il punto è che il gas continua a uscire dalle condutture degli oleodotti. Oltre all'inquinamento del mare, c'è anche il problema della nube di metano, stimata in circa 80mila tonnellate, che oltre ad investire Gran Bretagna e regioni scandinave, si sta propagando in gran parte dell'Europa, fino a un possibile arrivo anche in Italia. Ma Paolo Cristofanelli, ricercatore Dell'Isac-Cnr per il progetto Rete Icos (Integrated carbon osbservation system) Italia, nel pomeriggio di oggi ha fatto sapere che ancora "non è stata rilevata sul nord Italia. La nube potrebbe dunque essersi diluita nel tragitto, aver cambiato traiettoria o non essere ancora rilevabile sul nostro Paese". Proprio perché diluita, gli esperti ritengono che, qualora arrivasse, non sarà pericolosa per la popolazione.  A precisarlo è la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima). "La nube di gas ha già avuto il tempo di diluirsi e in ogni caso per arrivare fino al nostro Paese necessiterebbe di correnti sufficientemente forti da causarne ulteriore diluizione, riducendo praticamente al minimo qualsiasi rischio diretto o immediato per la salute umana", spiega il presidente Sima, Alessandro Miani. "Diverso è il discorso se si guarda alle conseguenze a medio-lungo termine sulla salute planetaria. Infatti, al pari dell'anidride carbonica (CO2), anche il metano è un gas climalterante, seppur con una minor persistenza in atmosfera rispetto a quella della CO2. Ad oggi la quantità di metano fuoriuscita, seppur notevole (si stimano tra le 100mila e le 350mila tonnellate), non desta grandi preoccupazioni per il suo impatto diretto sul clima a livello locale, ma su scala planetaria potrebbe avere una portata devastante, contribuendo ad aumentare gli eventi estremi dovuti ai cambiamenti climatici", conclude Miani.

Eni: "Oggi nulle le forniture russe all'Italia"

E se da un lato il gas viene disperso in mare o nell'atmosfera, dall'altro ci sono anche problemi di approvvigionamento per l'Italia dalla Russia. Sul sito di Eni si legge che "Gazprom ha comunicato di non poter confermare la consegna dei volumi di gas richiesti per oggi a causa della dichiarata impossibilità di trasportare il gas attraverso l'Austria. Oggi, pertanto, i flussi di gas russo destinati a Eni attraverso il punto di ingresso di Tarvisio saranno nulli". Si aggiunge: "Eni si riserva di comunicare eventuali riprese delle forniture". 

La mappa delle falle nei gasdotti
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Falle Nord Stream in zona discariche armi chimiche

La prima perdita del gasdotto Nord Stream è stata rilevata lunedì sul lato sud-orientale dell'isola di Bornholm e l'Agenzia finlandese per l'ambiente (Syke) ha riferito che quel bacino è la più importante discarica di armi chimiche nel Mar Baltico. Syke ha tuttavia precisato che probabilmente l'effetto delle perdite di gas sia modesto, poichè le armi si trovano a diversi chilometri di distanza dai siti della perdita. Gli effetti, ha aggiunto Syke, sono ancora incerti.

Al momento dell'esplosione, Nord Stream 1 e Nord Stream 2 contenevano circa 800 milioni di metri cubi di gas nelle tre linee off shore, quanto il consumo della Danimarca di tre mesi. E questo gas è tutto fuoriuscito, ha detto il portavoce di Gazprom, Sergei Kupriyanov, che ha anche sottolineato che la società è alla ricerca di possibili soluzioni per riprendere il funzionamento del sistema, ma è difficile stabilire i tempi del ripristino.