Proteste in Cina, la censura social. Chi cerca Pechino trova video hot

Il web inondato di annunci a luci rosse per ostacolare il reperimento di informazioni sui cortei contro Xi. Nel mirino soprattutto Twitter: coi licenziamenti di massa si sono abbassate le difese contro i cyber attacchi

Roma, 30 novembre 2022 - La controffensiva (virtuale) delle escort. La macchina della propaganda cinese ha deciso di inondare i social occidentali – soprattutto Twitter, e c’è un semplice motivo – anche con annunci di incontri a pagamento per fermare le informazioni sulle proteste contro le restrizioni anti Covid, che dallo scorso fine settimana infiammano il Paese. Chi cerca il nome della capitale cinese (o anche altre città dove ci sono state dimostrazioni) in mandarino si trova così di fatto immerso in un sexy-metaverso, dove video di ragazze ammiccanti, accompagnati da strampalate citazioni in latino, sono postati in serie. Se non sono annunci a luci rosse sono scommesse. L’obiettivo di Pechino è semplice: annegare le notizie sulle proteste in un oceano di post inutili, rendendo difficoltoso reperire le informazioni.

Covid, la Cina allenta le restrizioni dopo le proteste

Proteste contro le restrizioni anti-Covid a Beijing (Ansa)
Proteste contro le restrizioni anti-Covid a Beijing (Ansa)

In Cina le piattaforme social occidentali più famose come Facebook, Twitter e Instagram sono vietate, ma usando le Vpn (Virtual private network) si possono di fatto aggirare le restrizioni. L’uso di queste tecnologie è molto diffuso: secondo uno studio del 2017, il 30% dei cinesi le utilizzerebbe. Ma la strategia di spammare annunci a luci rosse sui social occidentali non si rivolge solo all’interno: in questo modo si rende più difficile capire cosa stia succedendo all’interno del Paese anche a chi guarda dall’esterno.

Un analista di Stanford, citando lo studio di un ricercatore cinese, afferma che il 95% degli account che appaiono nei risultati di ricerca propone di fatto contenuti spazzatura. Il 70% di questi profili, dato ancora più interessante, non ha pubblicato nulla prima del 26 novembre. Insomma, a gestire la controffensiva delle escort è di fatto un esercito di bot: programmi automatici che possono postare e ripostare specifici contenuti senza fermarsi mai. "Metà dei contenuti parlano delle protesta, il resto è porno", ha commentato un funzionario del Dipartimento di Stato americano.

Secondo il Washington Post, non è la prima volta che il governo cinese utilizza questa tecnica, ma in passato questo metodo era stato utilizzato per screditare un singolo account o un piccolo gruppo di utenti, associandoli ad annunci hot.

Secondo gli esperti, la controffensiva si sarebbe concentrata particolarmente su Twitter, perché in questo momento il social dei cinguettii sarebbe il più facile da colpire: i licenziamenti di massa voluti dal nuovo proprietario Elon Musk hanno indebolito (e in alcuni casi azzerato) i team che si occupano di fronteggiare questo tipo di minacce.