Risultati elezioni Brasile: sarà ballottaggio tra Lula e Bolsonaro

Il marxista vince la competizione parziale ma non raggiunge la maggioranza assoluta come qualcuno prospettava. La sfida è rimandata al 30 ottobre

Brasilia, 3 ottobre 2022 – Sarà ballottaggio, il 30 ottobre, per eleggere il nuovo presidente del Brasile. Testa a testa fra Luiz Inacio Lula da Silva (che è già stato capo di Stato e quindi di governo per due mandati) e l’uscente Jair Bolsonaro, la cui rimonta rispetto ai sondaggi è evidente. Lula vince la competizione parziale ma non raggiunge la maggioranza assoluta come invece qualcuno prospettava.

Bolsonaro (sx) e Lula in un'immagine combo
Bolsonaro (sx) e Lula in un'immagine combo

Il Brasile, settimo Paese al mondo per popolazione (il quinto per estensione, il decimo per il Pil, ma solo l’81° per quello pro capite), deve dunque aspettare prima di conoscere chi salirà il 1° gennaio 2023 al Planalto e si sveglia praticamente diviso in due. Il marxista Lula, Partito dei Lavoratori, ha ottenuto il 48,43% dei voti, ovvero 57.251.700 suffragi. Il suo avversario, il presidente in carica e capo del Partito Liberale, di destra, ha il 43,20% con 51.070.087 voti. Ben distanti gli unici altri due candidati, su undici, che hanno ottenuto più dell’1%: Simone Tebet, del Movimento Democratico Brasiliano, il partito centrista per eccellenza, ha avuto il 4,16%; Ciro Gomes, del Partito Laburista di centrosinistra il 3,04%.

Gli astenuti sono stati 32.704.214, pari al 20,84%; più di cinque milioni di brasiliani hanno infine espresso voto bianco o nullo. La sfida si giocherà quindi su pochi voti rispetto ai 157 milioni disponibili. I due hanno votato di mattina presto, prima Lula nella scuola Joao Firmino del quartiere di Assunçao a Sao Bernardo do Campo, a sud di San Paolo, e quindi Bolsonaro a Rio, in maglietta gialla della Seleçao. All’uscita dai seggi entrambi hanno espresso la sicurezza in una vittoria: il rappresentante del Partito dei Lavoratori forte di una previsione che lo dava vicino al 51%; l’uscente con la speranza di poter ribaltare il risultato puntando su “Dio, patria e famiglia” (e militari), i punti cardine della sua campagna elettorale. Nel 2018 al primo turno l’ex ufficiale della riserva aveva ottenuto il 46,03% dei voti contro il 29,28 del petista Haddad, che aveva dovuto sostituire Lula come candidato dopo che era stato condannato per corruzione e prima della riabilitazione; al ballottaggio arrivò al 55,13 contro il 44,87.

Bolsonaro non ha perso l’occasione parlando ai suoi fan che lo aspettavano fuori dalla scuola municipale Rosa da Fonseca nella Vila Militar, zona ovest di Rio de Janeiro, di attaccare l’avversario e di avanzare preventive accuse di frode: "Sono sicuro - ha detto - che in un'elezione pulita vinceremo oggi con almeno il 60% dei voti. C'è una distanza enorme tra me e l'altra parte. È la lotta del bene contro il male. L'altra parte non è riuscita a scendere in piazza, non ha fatto campagna. Non ha accettazione, non ha credibilità". In un dibattito tv, Bolsonaro aveva dipinto Lula come corrotto e “ladrao”, ladrone. Nelle ultime ore al presidente in carica sono giunte diverse attestazioni di stima e di appoggio da esponenti conservatori di tutto il mondo, in special modo da Donald Trump junior, figlio dell’ex presidente Usa, che ha dichiarato come sia “un grande amico degli Stati Uniti e l'unica persona che può fermare la diffusione del socialismo e del comunismo in Sud America”, e dal presidente ungherese Viktor Orban che ha messo in risalto come “nonostante il globalismo progressista e liberale, Bolsonaro ha avuto il coraggio di mettere il Brasile al primo posto”.

Più sobrio, dopo avere deposto le schede nelle urne, Lula che ha commentato come “i bolsonaristi più fanatici dovranno adeguarsi alla maggioranza della società”. Assicurando che “non vogliamo più la politica dell’odio. La maggior parte della società brasiliana vuole pace, tranquillità, armonia e vuole lavorare, produrre e vivere bene”. La giornata elettorale – nella quale si è votato anche per 54 membri del Senato su 81, tutti i 513 deputati della Camera e i 27 governatori degli Stati che fanno parte della Repubblica Federale del Brasile e le loro assemblee - è stata definita alle autorità “tranquilla” nonostante ci siano stato molti casi di crimini compiuti. Ne sono stati contati quasi 500 fra cui molti per compravendita di voti: è stato sequestrato denaro per un valore vicino ai 2 miliardi di reais (360mila euro) e in totale sono state arrestate 184 persone; all’interno delle cabine sono state sequestrate nove pistole in un Paese in cui col governo Bolsonaro l’acquisto di armi, legalizzate, è salito alle stelle, anche se una legge ne ha bloccato la vendita nell’ultima settimana pre elettorale. 1420 urne elettroniche sono state sostituite in tutto il Brasile perché erano mal funzionanti, meno dello 0,30% del totale. Urne che Bolsonaro voleva abolire considerandole a rischio frodi e che invece il Supremo Tribunale Elettorale ha riabilitato.