Anastasiia, La Russa ricorda la ragazza uccisa: "Il femminicidio è abominio"

Visita a Fano del presidente del Senato, che ha abbracciato la madre Elina e ha deposto un mazzo di rose rosse sul luogo del ritrovamento

Fano, 25 novembre 2022 - Nella giornata contro la violenza sulle donne, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è andato a Fano per incontrare la madre di Anastasiia Alashri, la giovane mamma ucraina uccisa la scorsa settimana nelle campagne di Belgatto. La Russa ha inoltre deposto un mazzo di rose rosse davanti alla porta della casa di viale Triste dove Anastasiia è stata uccisa dal marito, chiusa in un trolley, successivamente abbandonato nella zona di Belgatto.

Nell'ufficio del sindaco Massimo Seri c'è stato l'incontro "umano e commovente tra il presidente del Senato Ignazio La Russa e mamma Elina”. Qui La Russa ha voluto abbracciare la mamma di Anastiia, un abbraccio lontano dalle telecamere, ma alla presenza dei rappresentanti istituzionali.

“Tra le tante sofferenze che provcano i femminicidi – ha spiegato La Russa – ho pensato fosse giusto rendere omaggio ad Anastasiia e alla sua famiglia: una storia emblematica, quella di una ragazza fuggita dalla guerra che ha trovato la morte per mano di chi gli aveva promesso amore. I femminicidi non sono un problema delle donne, ma soprattuto degli uomini che devono capire il rispetto che si deve alle persone e ancora di più all'altra metà del cielo”.

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Combo: Anastasiia e La Russa
Combo: Anastasiia e La Russa

La visita di La Russa

Il  presidente del Senato si è intrattenuto a lungo con i giornalisti, parlando di femminicidio e ricordando in particolare la vicenda di Anastasiia, fuggita dall'Ucraina in guerra per trovare la morte a Fano per mano dell'uomo che aveva 'osato' lasciare.

"Dobbiamo entrare nell'ordine di idee che la società veramente pretende che il rispetto verso una donna non abbia eccezioni: commettere un reato perché è contro una donna e non per altri motivi, è un abominio nel senso vero del termine, questo sì. E' stato usato in maniera sbagliata questo termine, ma in questo caso è giusto", ha detto il presidente del Senato parlando con i giornalisti a margine dell'incontro privato con la mamma di Anastasiia Alashri. Secondo La Russa, "più che le risorse, più che le norme, la questione è culturale".

"Chi viene dalla guerra va accolto come un fratello"

"Chi viene veramente da una guerra, e non c'è dubbio che chi viene dall'Ucraina in questo momento non sta venendo qui per caso, tant'è che nella maggior parte dei casi si tratta di donne, bambini e anziani,- credo debba essere accolto meglio di un fratello", ha aggiunto il presidente del Senato parlando con i giornalisti a margine dell'incontro privato con la mamma di Anastasiia Alashri, "una donna in doppia difficoltà".   

Il ricordo della premier Meloni

"La storia che mi ha colpito di più, purtroppo storia tragicamente recente, è quella di Anastasia Alashri", ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo alla presentazione dei risultati della commissione Femminicido alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. "Anastaiia, bellissima ucraina di 23 anni – ha proseguito Meloni – era andata via per scappare dalla guerra con un figlio di due anni, si era rifugiata nelle Marche a Fano e mentre scappava da una guerra ne combatteva un’altra. E’ stata vittima di violenza da parte di suo marito. Ha avuto il coraggio di denunciarlo, scatta il codice rosso, va a vivere in un’altra casa, fa un errore: torna a casa per prendere quello che serviva a lei e a suo figlio di due anni, litiga nuovamente e viene uccisa con tre coltellate. Anastasia aveva avuto il coraggio di denunciare, molte altre non hanno quel coraggio e questo – ha aggiunto – è uno dei temi su cui possiamo intervenire. Le ragioni sono complesse: alcune non denunciano perché sperano sempre che uomo cambierà, e lì diventa più difficile, altre non lo fanno perché non hanno le risorse economiche, e lì qualcosa si può fare. Ci sono donne che non denunciano perché di mezzo ci sono i figli, come se non denunciare fosse un modo per mettere quel bambino al sicuro. Ma sappiamo che è il contrario. I dati ci dicono che un bambino che è testimone di violenza ha ottime possibilità, nel caso in cui sia una femmina, di accettare la violenza da grande e, nel caso in cui sia un maschio, nel diventare aggressivo nel rapporto con il partner. Questa è una materia su cui si può fare qualcosa di più per far capire alle donne che denunciare è soprattutto un modo per mettere in sicurezza bambino. Poi ci sono quelle che si sentono sole. E su questo si può fare tantissimo".