Attentato a Fano Tv, si attenua il reato. Danneggiamento, non incendio

Il Riesame conferma il sequestro dei cellulari: via alle analisi

LE IMMAGINI L’uomo, identificato in Fabio  Di Lucera, all’atto  di appiccare l’incendio davanti  a Fano tv

LE IMMAGINI L’uomo, identificato in Fabio Di Lucera, all’atto di appiccare l’incendio davanti a Fano tv

Fano, 17 maggio 2017 - L'attentato a Fano Tv non è un incendio, ma un danneggiamento. A buttare un po’ d’acqua sul fuoco delle accuse, è stato il Tribunale del Riesame che ieri mattina ha riqualificato il fatto in un’ipotesi meno grave, ma confermato il sequestro del cellulare di Fabio Di Lucera, considerato dalla Procura l’esecutore materiale dell’atto incendiario del 23 marzo scorso all’emittente fanese. «Secondo i giudici – spiega il difensore di Di Lucera, l’avvocato Marco Defendini – non si è trattato di un incendio perché di fatto è stata solo una fiammata. Non ha messo in pericolo nessuno. Ecco perché hanno ritenuto di riqualificare il fatto in danneggiamento aggravato per aver dato fuoco alla porta d’ingresso che è cosa esposta alla pubblica fede. Questa è una cosa positiva perché fa cadere l’accusa più grave e invita tutti a riflettere».

Il riesame ha anche confermato i sigilli alla felpa e a un paio di scarpe da ginnastica di Di Lucera. Avanti tutta, quindi, con l’analisi dei telefonini degli indagati, alla ricerca di eventuali sms, mail, video o foto che possano chiarire le varie responsabilità. Tra questi c’è anche quello della presunta mandante del piano, Antonella Zaccarelli, 52 anni, ex candidata alla Regione, ex dirigente della Fiera e moglie del presidente della Camera di Commercio di Pesaro, Alberto Drudi. La Zaccarelli (che è difesa dall’avvocato Nadia Biagiotti), a differenza di Di Lucera, non ha voluto impugnare il sequestro. Ha nominato invece un suo consulente che sarà presente quando il tecnico incaricato dalla Procura, Enzo Criscione, comincerà a passare ai raggi x i dispositivi dopo averne fatto la cosiddetta «copia forense». Tra gli indagati, c’è anche un’altra donna, Giorgina Lepore, amica della Zaccarelli e di Di Lucera, che, nella ricostruzione degli inquirenti, sarebbe l’intermediaria tra la mandante e il braccio operativo. Il movente del piano, sarebbe invece quello passionale.

La Zaccarelli avrebbe architettato il tutto per vendicarsi di un collaboratore dell’emittente con il quale avrebbe avuto una relazione, nel 2015, durata qualche mese e che poi lui avrebbe deciso di troncare. Un abbandono che la donna non avrebbe accettato fino al punto di arrivare a meditare e a mettere a punto quell’attentato incandescente alla sede della televisione. A spingere gli inquirenti verso il movente passionale, ci sono al momento i tabulati telefonici che evidenziano un traffico intensissimo tra il cellulare della Zaccarelli e quello del giornalista. Ben 4000 i contatti partiti in pochi mesi dal telefonino della donna, contro i 2000 da parte dell’ex amante. Con Di Lucera, l’ex aspirante alla Regione, avrebbe avuto contatti soprattutto un mese prima del fatto, di cui alcuni la mattina stessa dell’attentato. «Non impugnerò la decisione del Riesame – spiega Defendini – volevo solo vedere le carte. Ora so quale è il menù. Aspetto gli sviluppi dell’inchiesta».