TIZIANA PETRELLI
Cronaca

Baccanali a Carnevale: "A teatro capitava di tutto"

Rivelazioni piccanti in un documento del 1810 riscoperto dallo storico Tosi "I palchi erano utilizzati per momenti di socialità particolarmente calorosi".

Rivelazioni piccanti in un documento del 1810 riscoperto dallo storico Tosi "I palchi erano utilizzati per momenti di socialità particolarmente calorosi".

Rivelazioni piccanti in un documento del 1810 riscoperto dallo storico Tosi "I palchi erano utilizzati per momenti di socialità particolarmente calorosi".

di Tiziana PetrelliUno spaccato inedito della Fano ottocentesca emerge grazie alla ricerca dello storico Enrico Tosi (nella foto con il documento), che ha appena portato alla luce un documento del 1810 legato al Carnevale cittadino. Si tratta di un avviso ufficiale del Podestà dell’epoca, contenente regole e disposizioni per i veglioni mascherati organizzati nel Teatro della Fortuna durante il periodo carnascialesco. Il documento, conservato nell’Archivio Storico Comunale di Fano, rivela non solo come il Carnevale fosse vissuto con intensità e trasgressione, ma anche come il teatro di Fano fosse al centro della vita culturale e sociale della città. "Questo bando – spiega Tosi – testimonia l’uso del teatro non solo come luogo di rappresentazioni artistiche, ma anche come spazio di aggregazione e divertimento, con regole precise ma spesso infrante".

Uno degli aspetti più curiosi che emerge dal documento riguarda l’uso dei palchi, dotati di sportelli interni e porte verso i corridoi. Questo permetteva di chiudersi all’interno, lontano da occhi indiscreti, creando un’atmosfera intima e al buio. Tosi commenta con una punta d’ironia: "Mancando i termosifoni, arrivati solo a fine Ottocento, l’unico calore possibile era quello umano. È evidente che nei palchi avvenissero momenti di convivialità particolarmente calorosa".

Il regolamento, tuttavia, cercava di mantenere un ordine minimo: i palchi dovevano essere aperti per garantire "uniformità e vaghezza del colpo d’occhio" e consentire alle guardie di accedere in caso di necessità. Le pene per chi trasgrediva le regole, originariamente limitate a una multa, vennero inasprite, prevedendo anche l’arresto immediato, come dimostra una cancellatura scritta a mano sul documento originale. L’avviso, emanato durante il Regno d’Italia napoleonico, risente del contesto storico dell’epoca. La presenza di un comando militare francese a Fano non impediva alla popolazione di vivere il Carnevale con entusiasmo. Tuttavia, le autorità cittadine tentarono di mantenere un controllo sui festeggiamenti.

Il documento prescriveva, ad esempio, che tutti i partecipanti fossero decentemente vestiti e muniti di maschera, con il divieto di ballare senza guanti o con stivali. Inoltre, il ballo doveva concludersi "a giudizio dei Deputati", un chiaro segno della necessità di disciplinare un evento potenzialmente caotico. "Una volta il teatro era il fulcro dell’attività culturale di una piccola città come Fano - dice Tosi sottolineando l’importanza di riscoprire la funzione originaria del Teatro come centro pulsante della vita cittadina -. Non c’erano alternative come oggi. Il Carnevale era un momento centrale, dove il teatro diventava il cuore del divertimento comunitario". Lo storico non nasconde la sua simpatia per l’idea di riprendere questa tradizione: "Riutilizzare il teatro per le feste durante il Carnevale è una cosa giusta, purché si rispettino gli spazi e si evitino danni. È un modo per ridare vita a un luogo simbolico, facendo rivivere il passato in chiave moderna".