Basilica di Vitruvio a Fano, un tesoro sotto terra: l’opera è ricercata da cinque secoli

Resti affiorano nel cantiere di un palazzo in centro. Attesa per la conferma

Fano (Pesaro-Urbino), 17 marzo 2023 – La cercavano da cinque secoli, l’hanno trovata la scorsa settimana. Si nascondeva sotto una vecchia casa del centro storico di Fano le cui fondamenta erano i muri di un edificio pubblico romano: forse proprio l’edificio che l’architetto Vitruvio, nel primo secolo avanti Cristo, realizzò nella colonia Julia fanestris e descrisse diffusamente nel suo trattato, il ‘De Architectura’: ovvero la Basilica di Vitruvio. L’abbattimento di quella costruzione che si allungava sul cortile interno di una proprietà privata, proprio in via Vitruvio, ha fatto emergere nei giorni scorsi prima un muro dello spessore di 5 piedi romani (1,50 metri) poi le pregiate lastre in marmo verde e rosa a copertura del pavimento e delle pareti dell’edifico. Proprio in quel tratto del cortile sarebbe dovuta sorgere una delle cinque unità abitative in fase di costruzione.

Dal momento della scoperta i lavori edili sono stati sospesi, mentre gli archeologi portavano alla luce i resti sognando quella che potrebbe essere la Basilica di Fano vagheggiata da Palladio. "Il De Architectura è l’unico trattato dell’antichità – spiega Oscar Mei, coordinatore scientifico del Centro studi Vitruviani, che ha sede a Fano – giunto integro fino a noi, mentre la Basilica descritta da Vitruvio nel libro 5 del trattato è l’unico edificio di cui l’architetto romano si attribuisce la paternità sia per la progettazione che per la costruzione". La speranza di Mei è "che gli scavi procedano e servano a raccogliere altri elementi utili alla localizzazione della Basilica".

Proprio per estendere l’area di scavo, la Soprintendenza delle Marche ha richiesto al Ministero della Cultura un finanziamento di 50mila euro, mentre il sindaco della città, Massimo Seri, ha invitato il ministro Gennaro Sangiuliano a visitare gli scavi, ricordando come Fano abbia "un patrimonio archeologico da primato: conserva la più estesa cinta muraria al mondo, seconda solo a quella di Roma; possiede un teatro e un anfiteatro romani; l’Augusteum; un museo archeologico; il museo della via Flaminia; domus con pavimentazioni musive e alzati affrescati; un criptoportico e l’Arco di Augusto, ovvero la porta urbica della città antica. Per la comunità fanese Vitruvio e il De Architectura rappresentano un riferimento di appartenenza". Trattato che fornisce anche importanti indicazioni non solo sulla Basilica ma anche sul foro di Fano: "Vitruvio – ancora Mai – ci dice che la Basilica era affacciata sul foro e di fronte era collocato il Tempio di Giove". Una posizione centralissima, dato che la Basilica romana, a differenza del significato religioso che attribuiamo oggi a questo termine, identificava nell’antichità edifici con funzioni pubbliche, destinati a usi civili come l’amministrazione della giustizia. Nulla a che vedere con la religione, dunque, se non per il fatto che gli edifici furono poi ripresi dal Cristianesimo per dare forma alle chiese.

Oltre ai muri spessi 5 piedi romani, alle lastre di marmo, alcune integre, di colore verde e rosato provenienti dall’Asia minore, gli scavi finora hanno permesso di individuare la soglia di una porta, parte di una epigrafe con le lettere V ed I, un piccolo capitello dorico ancora sepolto nella terra. Altro materiale di epoche diverse (romana, medievale, rinascimentale) è stato estratto, pulito e catalogato sotto la direttiva della Soprintendenza. Anche il sottosegretario Vittorio Sgarbi si è fatto carico del dossier che se confermato rappresenterebbe un unicum nella storia dell’archeologia.