Beato Antonio da Fano, la bara nel muro c’è davvero. Svolta nel giallo di fine estate

E adesso le analisi sul corpo mummificato

Il momento in cui il muro è stato demolito e ha svelato il feretro (Fotoprint)

Il momento in cui il muro è stato demolito e ha svelato il feretro (Fotoprint)

Fano, 13 settembre 2019 - Svelato, almeno in parte, il giallo di fine estate: qualche colpo di piccone ed è crollato il muro che celava la bara in zinco nella quale dovrebbe esserci il corpo mummificato del Beato Antonio. La bara chiusa ermeticamente (dovrebbe essere quella del francescano vissuto nel XV secolo, sconosciuto ai più e di cui non è neppure certa la beatificazione) è stata ritrovata, ieri pomeriggio, nascosta tra le due pareti che dividono Santa Maria Nuova (all’ingresso a destra) dall’ex convento dei Frati Minori della Provincia Picena della Marca (ceduto ai privati per farne appartamenti). Quanto raccontato da padre Silvano Bracci, ex custode della chiesa di via de Tonsis, è risultato vero, nonostante le perplessità di padre Giancarlo Mandolini che oggi custodisce la chiesa di proprietà comunale.

L’imprenditore Paolo Petrucci e sullo sfondo la bara in zinco (Fotoprint)
L’imprenditore Paolo Petrucci e sullo sfondo la bara in zinco (Fotoprint)

A certificare la presenza della bara (saranno le analisi a stabilire se si tratta del beato Antonio) incastrata tra due pareti, in una intercapedine di 80-90 centimetri, è stato il sopralluogo organizzato, ieri pomeriggio, dal vice sindaco Cristian Fanesi con le funzionarie della Soprintendenza delle Marche (Beni Culturali e Archeologica) che ha portato all’abbattimento del muro dal lato dell’ex convento. Dopo la demolizione della parete è stato chiesto l’intervento dell’Asur e sono state avvisate le autorità competenti (compresa la magistratura) per seguire tutte le procedure legali necessarie per l’apertura della bara, l’accertamento della presenza del corpo mummificato, gli esami che serviranno a datarne i resti e altre preziose informazioni. La bara è rimasta là dove è stata rinvenuta e non è neppure certo quando sarà trasferita ed eventualmente dove: non si esclude che possa essere portata al cimitero dell’Ulivo. Il superiore dei Frati Minori, Ferdinando Campana, presente alla demolizione del muro, insieme a padre Mandolini, parla di «un segno dal cielo» e non esclude che il beato possa tornare ad essere ospitato all’interno della chiesa: si deciderà in secondo momento dopo le autorizzazioni da parte di tutti gli enti coinvolti.

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Come il beato sia finito da sotto l’altare di Sant’Antonio da Padova al muro divisorio tra la chiesa e l’ex convento non è chiaro. «Probabilmente visto che il beato non era più venerato – prova a spiegare padre Campana – negli anni ‘60 si è pensato di spostarlo. Per salvaguardarne i resti i frati di allora lo hanno chiuso in una cassa di zinco». I Frati Minori cercheranno riscontri nella documentazione del convento in loro possesso. Per ora l’unica certezza è che ha trovato conferma quanto scritto nel volume su Santa Maria Nuova da padre Silvano Bracci ed edito, una decina di anni fa, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano. In quel volume Bracci racconta «(...) quel corpo ‘tutto intero’ fu tolto e murato verticalmente all’inizio della parete destra della chiesa nel vano tamponato di un passaggio che immetteva nell’attuale convento». A padre Bracci lo avrebbe raccontato personalmente nel 1958, l’allora custode di Santa Maria Nuova, padre Francesco Talamonti, artefice dell’ope razione.

Nel volume dedicato a Santa Maria Nuova, padre Bracci, attraverso riscontri documentali, ricostruisce anche la storia del francescano. Vissuto nel XV secolo, il suo corpo mummificato sarebbe stato conservato prima in Santa Marina Nuova in San Lazzaro, poi trasferito a Santa Maria Nuova in San Salvatore, per finire murato, nel 1958, nella porta di comunicazione tra la chiesa e il convento.