Bomba a Fano, la lunga notte degli sfollati

Le voci dai centri di accoglienza, c'è chi non ha accettato i servizi

Galleria fanocenter

Galleria fanocenter

Fano, 14 marzo 2018 - La lunga notte dellemergenza bomba ha messo alla prova tutta la città, tra il massiccio dispiegamento di forze e gli sfollati (FOTO), che a migliaia hanno raggiunto i punti di raccolta e poi i luoghi dove trascorrere la notte, perlopiù palestre, ma anche la galleria di Fanocenter.  Il cessato allarme è arrivato stamattina. 

Zaino in spalla, molti giovani si sono radunati alla caserma Paolini, assieme ad altrettanti anziani, residenti in centro, molti dei quali con problemi di deambulazione, che hanno potuto contare sull’aiuto dei volontari della protezione civile. In cammino per le viuzze del centro storico, che si immettono in via Gramsci, ci sono famiglie, coppie, ma anche anziani soli, che non hanno accettato di buon grado di dover abbandonare la loro abitazione.

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Alcuni hanno detto di essere spaventati, altri si sono mostrati poco propensi a passare la notte accampati in una palestra. Barbara Brunori, nell’androne della caserma, registra i nomi degli sfollati e li destina alla palestra Dini Salvalai, al quartiere San’Orso, dove arriveranno una cinquantina per volta a bordo di un bus. “Tutto si sta svolgendo regolarmente - dice Brunori –, che aiuta anche gli operatori della protezione civile a caricare sul pullman qualche bagaglio e sedia a rotelle. Ma c’è anche chi non accetta il servizio: “Piuttosto di passare una notte senza dormire – dice Ivana Ugolini -, io me ne torno a casa, pazienza se corro rischi”.

image Enrico Frattini, classe ’35, i rischi delle bombe se le ricorda bene: “Io ero un bambino all’epoca della guerra, ma non ho dimenticato il fragore delle esplosioni: c’erano le fortezze volanti che bombardavano la città, da Ponte Metauro alla ferrovia, e noi che cercavamo di raggiungere i rifugi”. Al quartiere Sant’Orso, nelle due palestre allestite per ospitare una settantina di persone ciascuna, le sedie a sdraio non sono sufficienti per tutti.

Così in tanti sono rimasti a sedere, nella speranza che gli operatori, come promesso, aggiungessero altri lettini. Qualcuno si lamenta per le luci accese, che non permettono di addormentarsi, altri la prendono con più leggerezza, mentre qualcuno non perde l’occasione per scattarsi un selfie.

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