Bomba a Fano, fatta brillare in mare. Una fontana d'acqua alta 30 metri

In azione i palombari della Marina Militare. Il capitano Trevisan: "Non è stato facile per le condizioni meteo sfavorevoli"

Fano, la bomba è stata fatta brillare in mare (foto Marina Militare)

Fano, la bomba è stata fatta brillare in mare (foto Marina Militare)

Fano, 19 marzo 2018 -  Una fontana d’acqua di 30 metri (VIDEO) ha posto fine all’emergenza bomba (FOTO) a Fano: dopo quasi una settimana di attesa, questa mattina, alle 11.15, l’esplosione dell’ordigno bellico a due miglia dalla costa. Pochissimi i “privilegiati” che da terra hanno potuto vedere, a occhio nudo, il getto d’acqua che si è creato, qualcuno ha sentito il boato accompagnato dal tremore dei vetri. "Vibrazione - commentato il sindaco Massimo Seri- che si sono sentite anche nel palazzo comunale".

La bomba, risalente alla Seconda Guerra Mondiale, era stata ritrovata martedì scorso vicino alla spiaggia Sassonia di Fano, ed era stata poi portata in mare  oltre due miglia al largo dagli artificieri della Marina Militare.

L'ordigno ha messo a dura prova gli operatori, gli 11 palombari del gruppo operativo subacquei della Marina: “Non è stato facile -ha spiegato il capitano di corvetta Therry Trevisan (AUDIO) - a causa delle condizioni meteo non favorevoli: eravamo oltre il limite, per le onde, per la forte corrente marina e perché la visibilità era pari a zero. Il primo operatore che è sceso sott’acqua per agganciare l’ordigno (mercoledì scorso era stato posato a 10 metri sul fondale marino e a due miglia dalla costa ndr) non è riuscito ad arrivare fino in fondo. Ci abbiamo riprovato una seconda volta perché volevamo porre fine ai disagi legati al divieto di navigazione e di sorvolo aereo”.

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La seconda immersione è riuscita: “L’ordigno è stato agganciato -prosegue Trevisan- e attaccato ad un pallone per sollevarlo dal fondale e portarlo a 6 metri. Le successive immersioni sono servite per le cariche di circostanza necessarie ad allontanare i pesci ed evitare danni all’ambiente marino. Poi è stata innescata la carica”.

Riservatezza sul tipo e  quantitativo di esplosivo usato “idoneo - si è limitato a rispondere Trevisan - alla circostanza. Ora in mare non c’è più nulla”. Ancora una volta per i palombari del gruppo subacquei della Marina Militare è stato un intervento ad alto rischio sia per le condizioni meteo sia per la bomba stessa: “Dal momento in cui è stata rimossa, era possibile un nuovo innesco”.   

Per quanto riguarda la bonifica dell’intero tratto della spiaggia di Sassonia, all’inizio della quale, martedì scorso, è stato rinvenuto l’ordigno, il capitano Trevisan ha ricordato “che in caso di lavori vengono contattate ditte specializzate per questo tipo di interventi preparate dalla stessa Marina Militare”.

Il capitano di corvetta ha anche invitato i cittadini, in caso di ritrovamento di qualsiasi tipo di ordigno, “ a non toccare, ad avere consapevolezza della loro pericolosità e a segnalarne immediatamente la presenza”

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I palombari del gruppo operativo subacquei della Marina Militare in azione questa mattina sono gli stessi che nelle prime ore di mercoledì 14 marzo si sono assunti la responsabilità, a rischio delle loro vite, e in collaborazione con gli artificieri del Genio Ferrovieri dell’Esercito, di rimuovere la bomba e trasportarla a 2 miglia dalla costa, a 10 metri di profondità.

Proprio quella notte, il Comune di Fano aveva organizzato l’evacuazione di 23mila cittadini che avrebbero potuto subire danni dallo scoppio dell’ordigno.

I palombari della Marina Militare sono operatori ad alta professionalità, acquisita con corsi in Italia, in Europa e negli Usa, e quelli guidati dal capitano di corvetta Trevisan hanno appena eliminato 500 proiettili di cui era carico un trabaccolo usato dagli austro ungarici nella Prima Guerra Mondiale, ritrovato sui fondali dell’Isonzo. Nel 2017 sono stati 22mila gli ordigni fatti brillare dai sette gruppi di sminamento della Marina Militare. 

La bomba di Fano (foto Marina Militare)