Bomba a Fano, ora è in mare. Non sarà fatta esplodere prima di lunedì

Ordigno trasportato al largo e adagiato sul fondale. Poteva esplodere

La bomba di Fano portata in mare (Fotoprint)

La bomba di Fano portata in mare (Fotoprint)

Fano (Pesaro Urbino), 15 marzo 2018 - La bomba non fa più paura, l’allarme è cessato. All’alba di ieri Fano è uscita dall’incubo nel quale era precipitata dopo il ritrovamento sul lungomare di un ordigno bellico da 500 libbre (250 kg), in procinto di esplodere (FOTO). Il coraggio e la preparazione di una ventina di uomini, tra Esercito e Marina Militare, ha risolto la situazione con un’operazione di successo, ma ad alto rischio. In due ore e mezzo i militari (il Genio Ferrovieri di Castel Maggiore di Bologna guidati dal Capitano Andrea Podestà e i colleghi del Gruppo Operativo Subacquei del Comando Subacquei e Incursori coordinati dal capitano di Corvetta Therry Trevisan) hanno imbragato la bomba, l’hanno trascinata con un cavo d’acciaio di 400 metri sul fondale marino, superando i frangiflutti, col rischio che le vibrazioni ne provocassero l’esplosione. 

La bomba di Fano (foto Marina Militare)

Una volta al largo la bomba è stata trasportata dalla motovedetta fino a due miglia dalla costa e accompagnata da un subacqueo fin sul fondale marino. Lì rimarrà fino a quando, trascorse le 144 ore previste, potrà essere distrutta in loco: non prima di lunedì prossimo. Non è escluso che in questo periodo di tempo possa esplodere «ma – assicura Trevisan – non recherà più danno a nessuno». L’area è segnalata ed in quel punto è vietata la navigazione. Un pericolo reale, quello della detonazione dell’ordigno, che avrebbe potuto proiettare schegge nel raggio di 1860 metri: da qui la decisione delle autorità nella serata di martedì di allontanare dalle loro case 23mila fanesi (FOTO), un terzo della popolazione. 

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Per assicurarsi che i cittadini abbandonassero le abitazioni, nella notte sono scese in campo tutte le forze dell’ordine. Le operazioni sono state coordinate dal prefetto Carla Cincarilli e dal sindaco Massimo Seri, che hanno ringraziato tutti per la collaborazione, in particolare i militari che nel rimuovere l’ordigno hanno messo a repentaglio la loro vita. Rischio reale confermato da Trevisan: «La bomba era stata accidentalmente attivata durante i lavori di escavazione e per le 144 ore successive avrebbe potuto scoppiare in qualsiasi momento». Per la popolazione che ha dovuto abbandonare le abitazioni sono state messe a disposizione per la notte le palestre comunali, le parrocchie e gli alberghi  (VIDEO). In molti, però, hanno preferito alloggiare da parenti e amici, alcuni hanno dormito nelle auto, mentre altri coraggiosi, i più lontani dalla zona di pericolo, sono rimasti in casa. 

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Fondamentale anche la collaborazione dei bagnini che hanno messo a disposizione i lettini, in aggiunta alle brandine e alle coperte procurate dalla Protezione civile. Le maggiori difficoltà si sono create nelle famiglie che avevano persone invalide in casa e bloccate a letto  (VIDEO). Nel locale ospedale i 123 pazienti ricoverati sono rimasti nella struttura, ma portati per maggiore sicurezza nei seminterrati dove si trovano Radiologia e il Polo endoscopico. Solo 23 sono stati trasferiti nel nosocomio di Pesaro. Da ieri mattina la città è tornata alla normalità. 

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