La casa di paglia che non vola con un soffio

A San Giorgio di Pesaro l'unica casa in Italia costruita senza alcuna ossatura in legno nelle pareti. L’idea di Eleonora Goio e di un pool di architetti: "Così sto in armonia con la natura" FOTO

UN PARADISO  Eleonora Goio davanti a Ca’ Nora, che si affaccia su un ‘biolaghetto’ usato come piscina

UN PARADISO Eleonora Goio davanti a Ca’ Nora, che si affaccia su un ‘biolaghetto’ usato come piscina

San Giorgio di Pesaro, 26 settembre 2016 - Si chiama ‘Ca’ Nora’ ed è una casa di paglia (FOTO) assolutamente unica, che non ha eguali in Italia, straordinaria espressione di bioedilizia. E’ in fase di ultimazione a San Giorgio di Pesaro e a volerla fortemente, coadiuvata da un pool di esperti ed architetti, è stata Eleonora Goio, altoatesina trasferitasi in una bella zona di campagna del comune metaurense dieci anni fa.

Eleonora, ma davvero la paglia è l’elemento predominante di questa costruzione?

«Assolutamente sì. Per farla sono state utilizzate 700 balle compresse, presenti nel tetto e nelle pareti».

Pareti senza neanche un mattone, giusto?

«Proprio così. Gli unici mattoni, tutti di recupero, sono nel pavimento al primo piano e sull’esterno davanti all’ingresso. Tornando alle pareti, è giusto sottolineare che sono anche senza segmenti di legno, perché è questo l’aspetto che differenzia la mia casa di paglia dalle altre che esistono in Italia».

Cioè?

«Di edifici che hanno uno strato di paglia nei muri esterni ce ne sono già, ma sono stati costruiti con la modalità del ‘greb canadese’, vale a dire con la paglia inserita in un’ossatura in legno».

Invece in questo caso?

«L’intonaco, di calce e truciolare di canapa, è ‘sparato’ direttamente sulla paglia. Dopodiché, verso l’esterno c’è uno strato di teli di iuta e un altro di cocciopesto (frammenti laterizi impastati con la calce, ndr), mentre all’interno, sopra la canapa, in alcuni punti abbiamo messo della terra cruda e in altri cocciopesto».

Ma le balle di paglia sono nel 100% dei muri?

«Certo. E un po’ per vezzo e un po’ per gli scettici, in diversi ambienti della casa ho fatto lasciare quelle che io chiamo ‘finestre della verità’: piccoli spazi sulle pareti dove manca l’intonaco interno e la paglia è in bella vista».

La bioedilizia in quali altri aspetti si traduce?

«Tutto è ispirato al bio e al concetto di ecosostenibilità: la kachelofen, cioè la maxi stufa a legna centrale su due piani ad accumulo, costruita in terra cruda, che garantisce la giusta temperatura degli ambienti openspace di entrambi i livelli (per un totale di 120 mq, ndr); la pompa di calore per l’acqua calda alimentata da un impianto fotovoltaico sul tetto, che rende inutile l’allaccio alla rete del gas; e, aspetto ancora più importante, l’assenza assoluta di componenti chimiche quali solventi e colle, che sono invece presenti in tutti gli intonaci tradizionali. E poi, i colori utilizzati per gli infissi di legno sono ad acqua e naturali. Aspetti che si riflettono nel benessere di chi vi abita».

Quindi dentro ci si sta meglio che in una casa ‘normale’?

«Decisamente sì. Da un punto di vista acustico, perché i grossi strati di paglia sono fonoassorbenti e fonoisolanti; sotto il profilo climatico, poiché parliamo di una casa in classe ‘A’; e poi è importantissima l’assenza di prodotti chimici nocivi».

Lei ha predisposto degli accorgimenti speciali anche per le ore del sonno. E così?

«Vero. Ho fatto installare un pulsante per poter disattivare l’energia elettrica nella zona notte, cosicché quando dormirò non sarò disturbata dai campi elettromagnetici generati dal flusso di corrente».

Fantastico. E per quanto riguarda la resistenza ai terremoti cosa ci dice?

«E’ una casa antisismica in tutto e per tutto, grazie a uno scheletro in legno che garantisce sicurezza ed elasticità».

Ok, ma un ben di Dio simile avrà un costo esorbitante.

«Tutt’altro. Ho fatto i conti e mi verrà a costare poco più di mille euro al metro quadro».

Perché il nome ‘Ca’ Nora’ e quando potrà inaugurarla?

«Nora è semplicemente il diminutivo del mio nome. Spero che per Natale sia tutto finito, poterci trascorrere le feste sarebbe moto bello».

E’ vero che il laghetto vicino alla ‘biocasa’ è anche lui ‘bio’?

«Sì, ho trasformato un piccolo bacino artificiale che un tempo veniva utilizzato per l’irrigazione in un ambiente acquatico dove c’è un equilibrio biologico perfetto e dove l’acqua è limpidissima, tanto che io lo uso come piscina, col vantaggio che non c’è una goccia di cloro. Ad eliminare ogni tipo di impurità ci pensano una serie di piante fitodepuranti e ossigenanti».