"Si prenda subito una decisione sul proseguo di Magalotti in consiglio comunale: lui è libero di rimanere se vuole, ma non può essere più una figura di rappresentanza del Pd. Più in generale è la segreteria di Fano che va rivista". Così Enrico Nicolelli riassumendo il sentimento di tanti iscritti del Pd di Fano dopo le dichiarazioni del primario di senologia Cesare Magalotti eletto in consiglio comunale nelle fila dei dem. E ora è nella bufera la segreteria del Pd targata Renato Claudio Minardi. Il direttore della Breast Unit, infatti, spiegando perché avesse disertato sia gli ultimi due consigli comunali sia la Camminata in Rosa per la prevenzione dei tumori al seno, ha manifestato un sentimento di delusione e insofferenza nei confronti della politica fanese e regionale: "Mi sembra di essere nella Calabria di Cetto La Qualunque. Mi sono adeguato". "Sapevamo tutti che non era una persona legata al mondo della sinistra - aggiunge Nicolelli -. Ed è un altro errore clamoroso di Minardi e di chi gli sta intorno". E’ amareggiato l’ex segretario Alberto Bacchiocchi: "Quando vedi sgretolarsi quello che hai costruito, è un dispiacere. Il Pd è un partito senza identità, incentrato su poche persone che si sono viste costrette a candidare nomi di alto livello per portare voti. Magalotti avrà avuto i suoi buoni motivi per sparare a zero su tutti, ma chi entra in Consiglio, chi porta la bandiera di un partito, lo deve fare con convinzione e senso di appartenenza. Altrimenti è inutile. Non andava candidato". "Rimango sorpreso e mi dispiace - aggiunge Federico Perini - che un consigliere comunale neo eletto si metta subito a polemizzare con il partito che lo ha eletto. Con tutto il rispetto per la sua persona e professionalità, non è stata una buona candidatura, di cui il responsabile è sempre il segretario, ma non si pensi di cambiare il sistema facendo saltare l’ennesima e unica testa. Bisogna aprire una riflessione democratica". Da portabandiera della desiderata vittoria elettorale a picconatore delle macerie nella disfatta. "Quando chiami una persona di quella levatura a rappresentare una forza politica - dice Enrico Fumante -, lo devi mettere nelle condizioni di poter incidere politicamente, valorizzandolo e supportandolo. Nulla di questo è stato fatto. Il suo mal di pancia è comprensibile. E’ un male cronico del Pd che è in letargo da quattro anni: non ha fatto campagna elettorale né fa opposizione".
Nessun commento da Cristian Fanesi capogruppo Pd in consiglio, che ci liquida con un: "Preferisco non rispondere". Il segretario Minardi, invece, in tarda serata e dopo aver parlato con Magalotti, riferisce: "Magalotti è stato eletto come indipendente ed ha intenzione di rimanere nel gruppo consiliare che gli ha dato fiducia. Quelli che ora hanno da ridire, sono gli stessi che si sono defilati nel passato e non si sono voluti candidare. Io ho portato il partito e la coalizione unite alle elezioni, con il candidato Fanesi. Siamo stati sconfitti ma dobbiamo guardare al futuro per costruire un percorso nuovo".
Tiziana Petrelli