Fano, è boom di cinghiali sotto casa

Aumentano le segnalazioni nelle campagne tra Fe nile e Centinarola. Di Sante (Cia): "Proliferazione incontrollata. Subito gli abbattimenti"

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Fano, 16 gennaio 2020 - «Un caffè col cinghiale": non ci siamo ancora arrivati ma poco ci manca, stando a quanto riferito dai residenti nelle campagne a ridosso della città, tra Fenile e Centinarola, che si sono ritrovati i bestioni anche nel giardino di casa, sotto le finestre della cucina, per nulla intimoriti dalla presenza umana. Alcuni esemplari sono stati visti scorrazzare pure lungo le strada provinciale 45, in zona Belgatto, dove i residenti hanno diverse volte segnalato pericolosi attraversamenti.

A Fano, città costiera, la presenza dei cinghiali dovrebbe essere pari a zero. Così era, almeno, fino a non molto tempo fa. Lo ricorda Tommaso Di Sante, direttore della Cia, confederazione italiana agricoltori, che ritiene, dati alla mano, che sia in atto una proliferazione incontrollata e senza precedenti. "Si dovrebbe procedere con l’abbattimento – spiega – come previsto dalla legge, oppure con la cattura, ma purtroppo nessuno ha ancora avviato questa procedura, che risolverebbe una situazione molto critica. I danni alle imprese agricole e ai comuni cittadini sono ingenti, ma i risarcimenti stanno arrivando con un anno di ritardo, coprendo solo una parte delle perdite. La nostra proposta avanzata alla Regione, che prevedeva i risarcimenti a 90 giorni, purtroppo è stata bocciata".

Di Sante ricorda che i cinghiali sono gli animali selvatici che causano maggiori danni all’agricoltura, superando di gran lunga quelli arrecati dai lupi, e la loro proliferazione anche presso la costa richiede azioni immediate e straordinarie: "Se sono arrivati a Fano, significa che le riserve naturali non funzionano come dovrebbero, favorendo una esplosione demografica che non si era mai registrata". Peraltro, dietro ai cinghiali, come spiega Di Sante, sono arrivati anche i lupi che, essendo predatori al vertice della catena alimentare, approfittano dell’abbondanza di questi animali, ma non sono sufficienti alla riduzione del loro numero.

Intanto la presenza degli ungulati nelle zone abitate prossime alla città ha sollevato timori e proteste, anche da parte di chi coltiva piccoli appezzamenti con ortaggi e cereali: "Il cinghiale – aggiunge il direttore della Cia – distrugge le piantagioni, perché va a smuovere e aspirare i semi dal terreno, mentre il passaggio dei branchi distrugge il raccolto". La soluzione, stando a quanto auspicato da Di Sante, sarebbe anche quella di ripensare la funzione delle riserve naturali, limitando una eccessiva riproduzione, e l’adozione un piano straordinario adeguato alla situazione di emergenza attuale: "Come previsto dalla normativa, dovrebbero entrare in azione subito le squadre organizzate per l’abbattimento o la cattura e, laddove non riuscissero a fare fronte alla situazione, chiedere di essere coadiuvati delle guardie forestali e delle forze dell’ordine".