Tragedia Corinaldo, furto di followers a Benedetta Vitali. "Troveremo gli sciacalli"

L’avvocato della famiglia di Fano ha fatto bloccare falso profilo Instagram

Corinaldo, l’uscita di sicurezza della discoteca Lanterna Azzurra (Ansa)

Corinaldo, l’uscita di sicurezza della discoteca Lanterna Azzurra (Ansa)

Fano (Pesaro e Urbino), 28 gennaio 2019 - E’ stato bloccato dalla polizia postale il profilo Instagram della ragazza di Venezia sulla quale erano stati dirottati i 13000 e 900 followers del profilo di Benedetta Vitali, la ragazza di 15 anni di Fano rimasta uccisa nella notte dell’8 dicembre alla Lanterna Azzurra di Corinaldo.

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Per chi non ha dimestichezza col mondo social, gli può sembrare arabo. In altre parole, è come se qualcuno si fosse spacciato per voi informando le Poste di un vostro cambio di indirizzo a cui recapitare la corrispondenza. E in questo caso, un hacker non ha avuto esitazione nel ‘rubare’ i nomi degli amici di una giovane morta consegnandoli ad una ragazza di Venezia (consapevole o no del furto è ancora da accertare) che si presentava nel profilo in modi e costumi disinvolti spacciandosi per Benedetta Vitali.

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«Siamo di fronte ad un sciacallaggio informatico senza precedenti – spiega l’avvocatessa Irene Ciani che tutela la famiglia Vitali – abbiamo denunciato alla procura questo furto di nomi dopo la segnalazione di alcuni compagni di Benedetta che si sono ritrovati amici di una giovane di Venezia che dice di avere 21 anni ma che in realtà dovrebbe essere minorenne. Non sappiamo nemmeno se l’hackeraggio sia stato fatto con l’avallo della giovane ma avremo a giorni un incontro con la dottoressa Cristina Tedeschini, capo della procura di Pesaro, per questo ennesimo accanimento alla memoria di Benedetta. Abbiamo chiesto agli inquirenti di trovare e perseguire con la massima severità i responsabili dell’hackeraggio di dati». 

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Aggiunge l’avvocatessa Ciani: «I genitori di Benedetta sono esterrefatti per tanta cattiveria su una ragazza che non c’è più. Pensavano di ricevere comprensione e affetto e invece sono costretti a dover ricorrere continuamente alla procura, ai carabinieri, alla polizia postale per far cessare questa persecuzione informatica. Che è cominciata poco dopo la tragedia, quando un folle di Rozzano, in provincia di Milano, aveva telefonato alla famiglia dicendo di avere in tasca il telefonino di Benedetta che fino a quel momento non era stato ritrovato. Anche in quel caso, abbiamo presentato immediata denuncia ma poche ore prima della perquisizione in casa di questo primo sciacallo del dolore venne ritrovato il telefonino di Benedetta. Adesso siamo di nuovo a pregare che queste malvagità abbiano termine, che si rispetti il dolore immenso di una famiglia che ha perso per responsabilità che dovranno essere accertate una figlia nel fiore degli anni desiderosa di passare quella sera dell’otto dicembre in compagnia di amici ad ascoltare musica. Un appuntamento organizzato dalla scuola per la festa di Natale ed è anche per questo che i genitori si erano fidati nel mandare Benedetta. Invece quel locale era tutt’altro che sicuro».

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