"Così ci costringono a licenziare"

Striscione di protesta dal noto locale “La Quinta“ di Fano. "E’ inutile che ci diano il contentino dell’asporto"

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Da un lenzuolo bianco con una scritta nera, strilla la disperazione di uno storico ristorante al porto di Fano. "Bravo Conte! Così facendo ci butti sotto un ponte" si legge nello striscione appeso tra le due porte chiuse de “La Quinta“, quella del ristorante e quella dell’affitta camere che da quasi un anno non lavorano più. "Abbiamo deciso di mettere lo striscione venerdì – spiega Marco Renga – e sinceramente pensavamo lo facessero anche gli altri colleghi che hanno tenuto le luci accese in segno di protesta. Noi non vogliamo aprire a tutti i costi, capiamo l’emergenza sanitaria, ma quello che non capiamo è perché ristoranti e bar, palestre e teatri debbano restare chiusi e senza aiuti reali (ma solo pochi spiccioli per i quali dobbiamo anche tribolare per averli, pagando società terze che ci seguono nel compilare domande complicatissime)... e poi sono aperte le fabbriche, i trasporti pubblici e tante altre attività, alcune che possono andare persino al domicilio. Qual è il senso di questa linea?".

Rivendica il diritto al lavoro Renga, costituzionalmente riconosciuto. "E’ inutile che ci diano il contentino di tenerci aperti per l’asporto – prosegue – è un’attività che può andare bene per un sushi e una pizzeria, non certo per il ristorante. A me va bene anche non lavorare, ma lo Stato mi deve garantire di stare tranquillo. Invece ci stanno costringendo tutti al fallimento e ci stanno facendo ammalare, perché il lavoro e la salute vanno a braccetto".

Come tanti altri ristoratori anche Renga racconta di avere attacchi di ansia e panico. "Non si può accettare che in questi giorni di giallo abbiamo avuto sempre il ristorante pieno, nel rispetto del distanziamento e dei posti dimezzati. Facevamo fatica a tener lontana la gente. Però dopo un anno di Covid l’attività sta comunque patendo e andando avanti così dovremo licenziare qualcuno dei 14 dipendenti. Io per questo ho difficoltà a dormire la notte, sono sempre agitato. In più vedo mio padre che a 70 anni sta perdendo la salute e non è Covid". Da mesi i ristoratori vedono ristoranti chiusi e gente ugualmente ammassata in strada e nei centri commerciali a mangiare, bere e gozzovigliare, senza controlli, senza multe, “senza senso“. Sono sull’orlo di una crisi di nervi. "Ci sono state date delle regole molto restrittive e ci vanno bene. Fateci lavorare nel rispetto di quelle. Aumentate i controlli e fate chiudere chi non rispetta le regole. Ma fateci lavorare. Se invece ci tenete chiusi, chiudete tutto e tutelate tutti".

Il problema per Renga è che "la gente non ha paura di uscire, anzi… Mi fa venire il nervoso sapere di trovarmi in difficoltà, di dover star chiuso perché la Sanità Pubblica ha fatto casini, non ha previsto per tempo l’arrivo del Covid facendosi trovare impreparata, non ha saputo gestire la prima ondata e nella seconda ha fatto i medesimi errori".