Decreto Sicurezza, cooperative senza migranti a Fano

Alcune strutture hanno chiuso i battenti; i dipendenti sono stati drasticamente ridotti

Fano, il centro di Calcinelli ha chiuso

Fano, il centro di Calcinelli ha chiuso

Fano (Pesaro e Urbino), 28 marzo 2019 - Terremoto Decreto sicurezza. Il provvedimento varato dal governo, che ha drasticamente ristretto le possibilità di accoglienza degli stranieri, ha provocato un effetto domino tra le cooperative che gestiscono l’accoglienza degli immigrati, anche nella zona di Fano e in tutta la provincia, con la chiusura di circa dieci centri di prima accoglienza e il conseguente licenziamento di decine di operatori. Hanno chiuso i battenti, tra gli altri, la struttura di Calcinelli e la Pelingo di Acqualagna, che ospitava circa 50 extracomunitari, e nella zona di Pesaro si aggiungono anche quelle di Candelara e di Novilara. Altre cooperative che operano nel fanese hanno dovuto ricalibrare la propria forza lavoro sulla base delle nuove, ben più modeste, necessità. Diversamente dalle strutture deputate alla prima accoglienza ai richiedenti asilo, invece, le comunità che ospitano i minori non accompagnati (la Labirinto gestisce quelle di Belgatto di Fano e di Mondavio) non hanno risentito le conseguenze del Decreto sicurezza. Eccetto un lieve calo registrato a Casa Lucia di Cuccurano, dove sono accolti perlopiù minori provenienti dall’Albania.

«L’effetto del decreto sicurezza – spiega Cristina Ugolini, responsabile del settore migranti della cooperativa Labirinto – ha prodotto effetti devastanti, in particolare nell’ambito della prima accoglienza, dove accogliamo attualmente circa 200 persone, obbligandoci a una drastica riduzione del personale. Inoltre, la revoca della protezione umanitaria a molti migranti, prevista dal decreto sicurezza, impedisce l’accesso ai centri di seconda accoglienza, i cosiddetti Sprar, dove ospitiamo al momento circa 90 stranieri». Una situazione di emergenza sul piano occupazionale, stando ai dati snocciolati dalla più grande cooperativa che opera nel settore nella nostra provincia, e che ha costretto molti operatori a cercare un altro lavoro.

«Le politiche sull’immigrazione del governo – aggiunge Cristina Ugolini – hanno colpito anche l’indotto dell’accoglienza, ovvero i fornitori di derrate alimentari, di prodotti per l’igiene personale e di altre merci di prima necessità, ma anche i proprietari degli stabili che noi avevamo preso in affitto, con pesanti ricadute che hanno provocato, con un effetto a catena, l’impoverimento generale del territorio». E se molti giovani con contratti a scadenza sono rimasti senza lavoro, chi aveva un contratto a tempo indeterminato può ancora sperare: «Stiamo ricollocando alcuni dipendenti – precisa Ugolini -, che hanno specifici titoli professionali, nell’ambito degli altri servizi che offre la nostra cooperativa, come l’assistenza agli anziani e ai diversamente abili, ma le decisioni del governo in materia economica non aiutano. Difatti, con il Decreto dignità, non è possibile prorogare per più di un anno i contratti a tempo determinato: dunque siamo stati costretti a non rinnovare molti rapporti di lavoro».