
Don Sandro Messina
Hanno compiuto da poco 18 anni, non hanno una casa né una famiglia e sabato scorso sono stati arrestati per aver rapinato dei coetanei in pieno centro. I tre giovani tunisini, fermati dai Carabinieri con l’accusa di una serie di aggressioni a danno di minorenni fanesi, non avevano fissa dimora. Non erano più neppure in carico al sistema di accoglienza. Un caso che riporta al centro una delle emergenze sociali più gravi ma meno visibili del nostro tempo: quella dei minori stranieri non accompagnati che, al compimento della maggiore età, vengono allontanati dalle comunità e si ritrovano letteralmente per strada.
"È un attimo passare dall’accoglienza alla marginalità – spiega Don Sandro Messina, direttore dell’Ufficio Migrantes della Diocesi – e dalla marginalità alla delinquenza. Il giorno del diciottesimo compleanno, questi ragazzi devono uscire dalla struttura. E se non trovano un posto, non resta loro che la strada." Lo sa bene quel ragazzo che, tra pochi mesi, compirà 18 anni e piange ogni volta che se ne parla. Sta frequentando un corso per diventare pizzaiolo, ma finirà a dicembre. Troppo tardi per restare in comunità. "Riesco a sistemare lui, ma gli altri?" si chiede Don Sandro, che da anni segue i giovani migranti accolti nelle strutture del territorio. "La seconda accoglienza – i cosiddetti SAI, che hanno posti limitati e per pochi mesi – è riservata a chi ha ottenuto l’asilo politico. Ma la maggior parte di questi ragazzi non lo ha e non ha alternative." Le comunità di riferimento a Fano e dintorni – Casa Lucia a Cuccurano, Gomena a Belgatto, Il Sorriso a Montemaggiore – oggi ospitano circa cinquanta ragazzi. "Sono adolescenti, arrivano da soli, spesso con storie di traumi alle spalle. Alcuni hanno 14 o 15 anni. La comunità li aiuta, li educa, li orienta. Ma non può sostituirsi a una famiglia. A 18 anni scatta il fuori tutti. Senza eccezioni." E così i più fortunati riescono ad attivare una rete con il territorio, a trovare un appoggio temporaneo. Altri si arrangiano. Altri ancora, come i tre arrestati, cadono nel buco nero dell’illegalità. "Chi si trova improvvisamente senza casa, senza soldi, senza guida, rischia di perdersi. E il passaggio al crimine diventa una scorciatoia per sopravvivere. Non si giustifica, ma si comprende." Non sono solo parole. Don Sandro l’estate scorsa è salito a bordo della Mare Ionio per una missione con Mediterranea Saving Humans. "In 14 ore abbiamo fatto tre salvataggi. Tanti di quei ragazzi erano come quelli che oggi accogliamo. Alcuni ce l’hanno fatta, come Ibrahima Lo, che oggi lavora al Parlamento europeo. Altri non avranno mai una seconda possibilità." Il sacerdote continua a battere sulla necessità di costruire relazioni di fiducia. "Questi giovani ripetono spesso: ‘Di noi non importa a nessuno’."
Tiziana Petrelli