Droga a Fossombrone, 7 spacciatori arrestati

Maxi operazione dei carabinieri partita nel 2018

La coltivazione di un forsempronese

La coltivazione di un forsempronese

Fossombrone (Pesaro e Urbino) 4 giugno 2020 - E’ scattata alle prime luci dell’alba di oggi l’operazione ‘Bunker’ che ha portato all’arresto di 7 persone responsabili a vario titolo di detenzione ai fini di spaccio di cocaina e marijuana, nonché di un furto simulato alle slot machine installate in un bar di Fossombrone. Assieme a loro i carabinieri del Norm di Fano hanno fermato un complice per il quale il gip di Urbino ha previsto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Salgono così a 14 gli spacciatori arrestati nell’ambito dell’indagine avviata nell’aprile 2018 (italiani, albanesi e marocchini), di cui 12 solo a Fossombrone: in tutto sono stati sequestrati 200 grammi di cocaina, un etto di marijuana e 7 mila euro in contanti ritenuti provento dell’attività di spaccio. Le operazioni di perquisizione effettuate stamattina, legate agli arresti, hanno permesso inoltre di denunciare in stato di libertà un ulteriore forsempronese (non destinatario delle misure) per coltivazione di sostanze stupefacenti, essendo stato sorpreso in casa con 20 piantine di marijuana.

Tutto è partito dai reiterati atti intimidatori nei confronti di un’officina fabbrile forsempronese e del suo titolare gravato da piccoli precedenti per uso di cocaina. L’autore era un suo ex dipendente con il quale l’uomo aveva avuto diversi dissidi. Ma le indagini hanno disvelato anche i costanti contatti che l’artigiano intratteneva con il gestore di un bar di Fossombrone, al quale ordinava, stranamente, delle birre che poi passava a ritirare in prima persona o tramite uno dei suoi operai. E’ così che i carabinieri si sono accorti anche di un cospicuo spaccio di cocaina e marijuana, due distinti filoni di spaccio che agivano in parallelo ma mutuandosi all’occorrenza, di cui uno facente capo ad un soggetto già noto alle forze di polizia, di origini  salernitane, ma dimorante da anni a Fossombrone, mentre l’altro vedeva a capo un  giovane albanese, artigiano edile, assai inserito nella comunità forsempronese dove  vive da oltre un decennio.

Il grosso della cocaina (fino a mezzo chilo per ogni viaggio) lo acquistavano da due grossisti albanesi di Rimini e di Forlì che pagavano fino a 40mila euro al chilo, mentre le singole dosi venivano normalmente vendute al prezzo di circa 100 euro al grammo sulle piazze di Fossombrone, Rimini e Forlì, ma anche Pesaro (località Borgo Santa Maria), Fano, Acqualagna, Fermignano e Cagli. I primi 7 pusher arrestati in flagranza sono stati beccati all’estate del 2018: tra Fossombrone, Pesaro e Fano. Spacciavano tutti all’interno di bar e piadinerie del centro storico, così come nel parco Carloni, notoriamente punto di ritrovo di adolescenti. I clienti censiti (fermati e censiti ben 85) sono tutti di età, sesso ed estrazione sociale diverse: dagli assuntori abituali allo studente, dall’imprenditore al barista o artigiano, insospettabili caduti nel circolo vizioso della cocaina. 

I numeri scattano una fotografia disarmante riguardo lo spaccio di sostanze a Fossombrone e dintorni: contestati in tutto 85 capi di imputazione e deferiti complessivamente all’Autorità Giudiziaria 22 soggetti (di cui 8 destinatari dell’odierna misura e 14 denunciati in stato di libertà) con 215 gli episodi di spaccio refertati, e 150.000 euro il giro complessivo d’affari rilevato nel corso dell’intera indagine. Le indagini hanno anche permesso di scoprire che il furto con scasso alle slot machine collocate in un bar di Fossombrone, era stato appositamente organizzato dallo stesso gestore unitamente all’artigiano albanese nel tentativo, poi non riuscito, di asportarne il contante ivi contenuto. Il tentativo veniva materialmente eseguito dall’artigiano facendosi chiudere nottetempo nei locali del bar insieme ad un connazionale assoldato per l’occorrenza. 

Questa è infatti la quarta indagine complessa in poco più di due anni eseguita su Fossombrone (le altre sono nell’ordine Circoli Viziosi, Pitbull e Prius). Il nome nasce dalle dichiarazioni intercettate: un piccolo pusher che si riforniva dai due indagati principali (che in quel periodo si erano dovuti fermare a seguito dei reiterati interventi dei carabinieri), che rivolgendosi ad un coetaneo nel mentre erano alla ricerca disperata di una dose di cocaina, affermava, sconsolato, che fino a poco tempo prima Fossombrone costituiva il “Bunker” della cocaina, mentre in quel momento non si riusciva più a reperire nemmeno una dose.