"C’è qualcosa che non va nella gestione dei pazienti anziani nelle Rsa del territorio. Ed è ora che si vada a fondo su questo". A pensarlo è Barbara Calistri, di Pesaro, reduce da un’esperienza negativa con due congiunte: "Sono cresciuta con due zie – racconta – che sono state per me come due mamme. Una di 88 anni, scomparsa il 23 agosto scorso. L’altra di 95. Purtroppo nel mese di agosto in seguito a dei problemi sono state ricoverate in due Rsa del territorio. In entrambi i casi l’esperienza che ne ho riportato è stata assolutamente negativa".
Il primo caso riguarda la zia 88enne, ricoverata prima al Santa Croce di Fano poi al Cante di Montevecchio, sempre a Fano. "Nel reparto di Geriatria fanese mia zia è stata curata molto bene – prosegue Calistri –. Ma giunti al momento delle dimissioni abbiamo convenuto con i medici di portarla in struttura, per fare un po’ di riabilitazione. Preciso che malgrado l’età mia zia era assolutamente in forma: due giorni prima era andata a farsi i capelli. Ma tutte le volte che andavo in struttura mi sembrava sempre più debilitata: loro dicevano che non riusciva a bere così la idratavano con un gel. Ma io continuavo a vederla dolorante, nervosa. Non so neanche che tipo di farmaci le somministrassero. Gli ultimi giorni si è deciso di rimandarla in ospedale e l’infermiera mi ha detto che mia zia era disidratata e denutrita. Comunque si è ripresa, l’andavamo a trovare tutti i giorni, mentre in struttura potevamo solo due volte a settimana. Tutte queste limitazioni come possono giovare alla salute di una persona anziana e malata? Tre giorni prima che spirasse, in ospedale, stava bene. Mi ha detto: ’non ho più bisogno di niente’ e ci ha lasciati. Non aveva più dolore ed era presente a se stessa. Cosa voglio dire con questo? Che la fine era sicuramente quella, anche perché la zia era un’ex fumatrice e aveva una ’macchia’ nei polmoni. Non credo si potesse salvare, ma sicuramente a quella fine inevitabile ci è arrivata molto male".
Contemporaneamente, si ammala anche l’altra zia, di 95 anni. "Malgrado l’età ha sempre avuto una fibra più robusta. E a differenza dell’altra non ha mai fumato". L’anziana si ustiona rovesciandosi il tè: la portano a Pesaro dove la curano al meglio ma giunti alle dimissioni si scopre che nel frattempo aveva contratto il Covid (non ce l’aveva all’ingresso) e viene trasferita a Macerata Feltria, al Santo Stefano. "Aveva perso molti liquidi a causa dell’ustione, ma non beveva perché da sola non ci riusciva. In più le avrebbero dato dei diuretici. Mi raccontava tutto perché è sempre stata lucidissima. Poi scopro che non l’avevano mai alzata dal letto, malgrado l’avessero fatto in ospedale e la cosa fosse stata da me comunicata. Mia zia è tornata a casa, si è ripresa ma io ho deciso i raccontare la mia esperienza perché non credo sia questo il modo di gestire i pazienti anziani, nei quali alla fragilità causata dalla malattia si aggiunge la fragilità data dall’età. Ho anche chiamato i carabinieri. Capisco che c’è poco personale, pochi mezzi, ma con le persone anziane bisogna avere una accortezza in più. E io non l’ho vista".
ben.i.