Fano, morto Gabriele Ghiandoni. Il ricordo commosso della città

Il funerale martedì pomeriggio alle 15,30 al cimitero dell’Ulivo. Fu politico, critico d'arte, saggista, romanziere e poeta

Gabriele Ghiandoni aveva 84 anni

Gabriele Ghiandoni aveva 84 anni

Fano, 15 aprile 2018 - Con una cerimonia laica martedì pomeriggio alle 15,30 al cimitero dell’Ulivo, si darà l’ultimo saluto a Gabriele Ghiandoni, il politico e uomo di cultura scomparso a 84 anni venerdì notte al Santa Croce dove era ricoverato da alcuni giorni. A rendere omaggio alla sua figura sono in questi giorni tanti suoi amici di lunga data che con lui hanno attraversato stagioni politiche e culturali cittadine e non solo.

L'architetto Gianni Lamedica, che è stato compagno di classe sui banchi del liceo scientifico al Collegio Sant’Arcangelo lo ricorda con grande affetto. «Siamo stati molto vicini pur se ogni volta che ci incontravamo non mancava mai di mettere in mostra il suo carattere sarcastico e ironico. Ma questo era forse il suo modo di stare al mondo. Al di là del suo modo di apparire – ha aggiunto Lamedica – Gabriele era un’ottima persona e ci stimavamo reciprocamente». Oltre alle scelte amministrative importanti compiute durante il suo mandato di amministratore comunale, Ghiandoni ha lasciato un’impronta anche sulla vita culturale fanese.

È stato, ad esempio, uno dei fondatori dell’Università dei Saperi, l’associazione culturale che è tuttora punto di riferimento qualificato nell’attività culturale a Fano e fu proprio lui a volere a tutti i costi – con la sua “tigna”, potremo dire – che l’Università venisse intitolata allo scrittore fanese dei primi del Novecento Giulio Grimaldi, che rappresenta un simbolo del legame storico che la cultura deve avere con le proprie radici affinché una comunità non smarrisca se stessa.

Alberto Berardi, invece, ha vissuto insieme a Gabriele Ghiandoni la parentesi scolastica, poi quella politica, infine quella di essere entrambi soci della Fondazione Carifano. «Anche se molto spesso ci trovavamo su posizioni diametralmente opposte – dice il professor Berardi – era sempre piacevole discutere e perfino litigare con Gabriele, una persona che non si sottraeva mai al ragionamento e al confronto. Dobbiamo esclusivamente alla sua intuizione se la Fondazione Carifano si è dedicata anche all’arte contemporanea, oltre che a quella antica. La sua proposta di valorizzare l’arte moderna fu accettata in pieno, tanto è vero che Palazzo Bracci Pagani è diventato un polo museale dove è preminente l’esposizione di artisti contemporanei, tra cui anche fanesi ai quali Gabriele ha sempre prestato la sua attenzione».

Oltre che saggista, romanziere e poeta, Ghiandoni è stato un attento critico d’arte, che ha valorizzato pittori come Emilio Furlani, Valter Gambelli. Il poeta Marco Ferri, ex direttore della Biblioteca Federiciana, è stato un grande amico di Ghiandoni. Si erano conosciuti collaborando insieme al circolo culturale “Gramsci” di Fano. «Gabriele è stato un maestro di vita per me – afferma Ferri, ma quello che lui ha fatto per la cultura, non solo a Fano, negli anni ’80 e ’90 e un po’ anche dopo, è incredibile. E i suoi libri testimoniano un amore incondizionato per la sua città, e per il suo dialetto, che con lui è diventato lingua letteraria, conosciuto in Italia. Adesso mi manca il suo sarcasmo. Ma anche il suo sguardo acutissimo per l’arte. Mi manca la sua irruenza polemica e il suo senso dell’amicizia. Gabriele era molte cose insieme». Silvano Clappis