Gabriele Giommi morto, l’uomo del porto di Fano ucciso dal Coronavirus

Aveva 74 anni. Si era ammalato dalla fine di febbraio. Lascia la moglie e due figli. E ’ stato per anni docente della scuola nautica

Il professor Gabriele "Lele" Giommi, 74 anni, fanese, è morto ieri per il coronavirus

Il professor Gabriele "Lele" Giommi, 74 anni, fanese, è morto ieri per il coronavirus

Fano, 14 aprile 2020 - Il Porto di Fano piange il professor ‘lupo di mare’, Gabriele Giommi, il capitano di lungo corso con una gran voglia di vincere ogni sua partita. Nell’ultima discesa in campo, però, il 74enne Lele si è dovuto arrendere ad un avversario più forte di lui: il maledetto virus Covid-19. "Ha lottato come un leone fino all’ultimo secondo, per ritornare da voi. Purtroppo non c’è stato nulla da fare". Così ieri mattina, poco dopo le 10, il medico della Terapia Intensiva dell’ospedale Torrette di Ancona che ce l’aveva in cura da due settimane, ha avvisato la moglie e i due figli che Lele non c’era più.

Era la fine di febbraio quando il professor Lele Giommi (che ha formato legioni di marinai all’Istituto Nautico di Ancona) ha iniziato ad avere una strana febbriciattola che non lo voleva abbandonare. In quel periodo però in città non si aveva ancora la percezione precisa di quello che fosse questo nemico invisibile, che al suo passaggio sta lasciando alle spalle una lunga scia di morti. Per tanti, troppi giorni, in assenza di altri sintomi, l’ha curata a casa. Fino a tre settimane fa, quando al telefono con un amico medico, non riusciva quasi più a parlare, tanto era l’affanno. Immediata è arrivata la chiamata al 118, la lastra ai polmoni ormai presi dal Coronavirus, il tampone positivo ed il ricovero in Ancona perché a Pesaro non c’era più posto. "Zio aveva un fisico forte, allenato e così il suo grande cuore ha retto tutti i colpi - racconta il nipote Alessandro - fino all’ultima infezione. Era un portolotto verace, uno che si faceva rispettare, ma allo stesso tempo era generosissimo, se avevi bisogno lui c’era a qualunque ora del giorno e della notte. Si è difeso fino alla fine, perché lui in difesa menava".

Il calcio era la sua passione, tanto quanto il mare. Nel 1975 aveva contribuito alla fondazione dei Gentleman, un club di calcio amatoriale che ha segnato la vita di tanti. "Da più di 30 anni ogni volta che ci vedevamo - racconta il compagno di squadra Alberto Caverni, già patron dell’Alma - ridevamo per quella volta che a momenti finiva in rissa… io e lui ce la prendemmo con l’arbitro per una serie di errori a favore degli avversari. Moralmente non è stato il massimo, lo ammetto, ma eravamo ragazzi. Lele era una brava persona, un buon padre, un buon amico. Sempre gioviale, allegro e scanzonato all’occorrenza, ma serio e severo quando c’era bisogno di esserlo". Quando sarà possibile verrà cremato e le sue ceneri riposeranno per sempre accanto a quelle dei genitori, al cimitero centrale.