Giacomo Cesaretti morto sul lavoro a Fano, c’è il primo indagato

La tragedia: il rappresentante legale della Polver accusato di omicidio colposo. Oggi l’autopsia

Nel riquadro Giacomo Cesaretti, il 26enne operaio fanese morto schiacciato da un carro ponte lasciato in movimento

Nel riquadro Giacomo Cesaretti, il 26enne operaio fanese morto schiacciato da un carro ponte lasciato in movimento

Fano, 7 aprile 2023 – È prevista per stamattina l’autopsia sul corpo di Giacomo Cesaretti, il 26enne operaio fanese morto l’altra mattina schiacciato da un carro ponte lasciato in movimento.

L’infortunio è avvenuto all’interno della ditta Polver, azienda di verniciature per conto terzi in via Papiria 67. Ad eseguire l’esame autoptico sarà il dottor Marco Palpacelli dell’istituto di medicina legale di Ancona, chiamato a chiarire le cause del decesso per contribuire a far luce sulla dinamica dell’infortunio e sulle eventuali responsabilità.

Cesaretti, per tutti "Cesa", è morto infatti per schiacciamento, dopo essere stato agganciato da un carro ponte in manovra, che lo ha trascinato e stretto contro un muro. Intanto ieri il pubblico ministero Silvia Cecchi ha iscritto nel registro degli indagati il rappresentante legale della Polver per omicidio colposo, un atto dovuto per consentire nell’immediatezza all’azienda, nel caso lo volesse, di essere presente con un proprio medico all’esame autoptico.

Se in città è palpabile il cordoglio per questa giovane vita spezzata sul lavoro e i tanti amici di Cesa si sono stretti attorno alla madre ("La sua voglia di vivere non meritava questo", continua a ripetere a chi va a confortarla la mamma Simonetta) non lasciandola mai sola, si moltiplicano le prese di posizione dei sindacati, come Usb che chiede l’introduzione del reato di "omicidio sul lavoro".

"In tre mesi in Italia si contano già 270 morti sul lavoro, di cui 8 nelle Marche - interviene Usb Confederazione Regionale Marche - Una conta che non si arresta nonostante tanti buoni propositi e tavoli governativi con le parti sociali. L’unico deterrente, come sostenuto già da tre anni da USB, è l’introduzione nel nostro Paese del reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi sul lavoro che comportino, quindi, responsabilità vere in capo ai datori di lavoro".

Vito Totire, portavoce della Rete Nazionale Lavoro Sicuro, replica invece al dottor Eugenio Carlotti, direttore del Servizio Prevenzione e Sicurezza ambiente del Lavoro Ast Pesaro e Urbino che indaga sull’infortunio. "Oggi il direttore dichiara che sarà verificata la congruità del percorso formativo - scrive Totire - ma, non suoni una "critica superficiale" alla Ast visto che conosciamo le difficoltà e le carenze di personale e mezzi dei servizi ispettivi, il problema è e rimane quello di intervenire il giorno prima e non di verificare dopo l’evento mortale. Certo oggi non è il momento delle polemiche, è il momento del lutto. Per questo inviamo le nostre sincere condoglianze ai familiari, agli amici, ai compagni di lavoro di Giacomo. Ma al lutto, anche nei momenti di legittima ’rabbia’, occorre associare la riflessione perché la morte di Giacomo non sia un evento destinato a ripetersi ancora".