Fano, 9 gennaio 2019 - Con la sua colonna sonora elettrizzante da ‘Summer Nights’ a ‘You’re the One That I Want’ e le coreografie piene di ritmo ed energia, ha fatto innamorare e ballare intere generazioni. Grease, il film cult del 1978 con John Travolta e Olivia Newton-John, è stato capace di trasformarsi in un fenomeno pop, con personaggi diventati vere e proprie icone generazionali.
In Italia, il musical di Jim Jacobs e Warren Casey, prodotto dalla Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi, in più di 20 anni di repliche, è un fenomeno che si conferma a ogni replica: più di 1.700 per oltre 1.750.000 spettatori a teatro. Una festa travolgente che dal 1997 accende le platee italiane e ha dato il via alla musical-mania (greasemania) trasformandosi in un vero e proprio fenomeno di costume.
A Fano sono stati in quasi 1750 ad applaudire lo spettacolo nelle tre giornate dal 4 al 6 gennaio. Una compagnia di giovani interpreti con una lunga carriera già alle spalle, capitanata da Danny Zuko (Giulio Corso), il leader dei T-Birds, innamorato di Sandy (Lucia Blanco), la ragazza acqua e sapone, l’esplosivo Kenickie, la ribelle e spigolosa Rizzo, le Pink Ladies e un particolarissimo «angelo». Un gruppo coinvolgente che a Fano ha fatto flop se si calcola che la città della Fortuna è stata una delle poche in 20 anni di repliche a non alzarsi in piedi e ballare con i protagonisti nel madley finale.
Tre serate da tutto esaurito con un pubblico un po’ freddino ad accogliere gli studenti del Reedley, l’high school più celebre al mondo, che non è mai stata così attuale. Ma per qualcuno lo spettacolo è stato attualizzato un po’ troppo, nella forma e nel linguaggio. «Mamma perché quei signori muovevano il pisello avanti e indietro?» ha domandato Marco, un bimbo di 8 anni, alla sua mamma durante lo show di domenica pomeriggio.
E così Rachele Aiudi ha girato la domanda alla presidente della Fondazione Teatro della Fortuna Catia Amati. «Ritengo che sia più opportuno indirizzarla a Lei che non a me – ha scritto in una lettera aperta –. D’altra parte è Lei che ha scelto di mettere in scena il musical Grease durante le vacanze di Natale, e questa non è altro che la prima scena in apertura dell’opera: una professoressa chinata in avanti e dei ragazzi alle sue spalle che mimano un atto inequivocabile da spiegare a mio figlio».
«Dal canto mio – continua la lettera della mamma – credo di avere fatto quello che ritenevo ideale per la sua prima volta a teatro: l’ho portato a vedere ogni ordine di palco, abbiamo perlustrato ogni corridoio parlando di re e regine, di artisti, di emozioni, della mia prima volta alla sua età (avevo visto un’opera di Rossini a Pesaro, e chi se lo dimentica?). Poi lo spettacolo è iniziato. Appollaiato sul suo cuscino di giacche a vento Marco ha seguito con attenzione ogni cosa, e poi: ‘Ma mamma quello lì ha veramente detto stronza?’ Mi ha guardato tutto illuminato al vaffa dei protagonisti, e quando l’intero gruppo di artisti ha alzato all’unisono il dito medio è andato letteralmente in brodo di giuggiole. Non sono un’addetta ai lavori, e il mio compito di avvicinamento del bambino al teatro è limitato. Ma lei che lo fa di mestiere – dice la mamma rivolta a Catia Amati –, per favore, vuole essere così cortese da chiarire al piccolo Marco il significato artistico di ‘Andiamo a sbatterci per bene quelle pollastrelle’, accompagnato dal ripetuto movimento del pube avanti e indietro, con tanto di mani strette a pugno?».