di Sandro Franceschetti
Ha compiuto 90 anni il ‘gentiluomo del ring’ Geppino Gentiletti, pugile che ha scritto alcune delle pagine più belle e originali della boxe provinciale a cavallo tra il ’50 e il ’60. Nato nel borgo di Pozzuolo (oggi frazione di Colli al Metauro) nell’autunno del 1934, si è stabilito a Pesaro con la famiglia quand’era molto piccolo, ma ora che le primavere sulle spalle sono tante è tornato nella sua vallata d’origine e a prendersi cura di lui è il personale della residenza protetta ‘Castellani’ di Fossombrone. Dove per il suo genetliaco dei 18 lustri è stata organizzata una bella festa alla presenza dei figli Ercole e Gianluca, durante la quale non è mancato il racconto di alcuni simpatici aneddoti sulla sua carriera e su come è nato l’avvicinamento al ring.
Incoraggiato dagli amici, dopo averlo visto in azione in prove di forza da ‘Guinness’, come quella volta che alzò un biliardo con sopra quattro persone di cui una di ben 116 chili (lui ne pesava appena 70). Fu così che nel ’53 Geppino Gentiletti si ritrovò ad allenarsi nella chiesa sconsacrata della Maddalena (a Pesaro) e poi nel vecchio (allora nuovo) palazzetto e iniziò gli incontri, con vittorie a ripetizione in ‘prima serie’, dove conquistò il titolo regionale e totalizzò ben 10 successi prima del limite. Uno score che gli valse nel ’58 il salto tra i professionisti e anche fra i big ha continuato ad inanellare un numero importante di successi, tanto da arrivare a battersi per diventare campione italiano con il ligure Bruno Fortilli. Un match sfortunato, quello, con una ferita procuratagli da una testata alla prima ripresa che condizionò in negativo l’andamento dell’incontro.
Altre volte fu la sua eccessiva ‘generosità’ a frenarlo: sempre, all’attacco, preoccupandosi poco di schivare i colpi del competitor, che talvolta aveva la meglio. In una circostanza, addirittura, fu ‘fregato’ dall’altruismo: venne squalificato perché soccorse l’avversario, rimasto a terra esanime, ed è da lì, sembra, che scaturì l’appellativo di ‘gentiluomo del ring’. Indiscutibilmente un ottimo pugile, che per circa un decennio ha ‘scaldato’ i tifosi, in primis i pesaresi e la gente della sua Valmetauro, e che, probabilmente, con un po’ di maggior scaltrezza avrebbe potuto avere una carriera ancora più luminosa, terminata dopo un match a Senigallia con un certo Nino Benvenuti. Un campione gentiluomo, Geppino, che anche oggi, tra le mura della ‘Castellani’, sa suscitare sentimenti belli, come bella, a tratti esaltante, è stata la sua storia di sportivo. "Il suo sguardo – rivela Antonietta Spadoni, presidente della cooperativa che gestisce la casa di riposo – trasmette affetto e sensibilità".