Il Covid spopola il centro Viaggio tra le vie deserte

Temperature primaverili ma il cuore della città non riesce più a battere. Tavolini vuoti, clienti che non ci sono e desolazione nei tempi della pandemia

Migration

Temperature primaverili ed un sole che invoglia a farsi baciare dappertutto. In altri tempi, con una giornata così a novembre, il centro storico sarebbe stato preso d’assalto, con la piazza piena di tavolini, tutti occupati da litigarsi un posto, ed i bar lungo il corso pieni zeppi di gente. Invece ieri, al tempo del Coronavirus, anche in pausa pranzo il cuore della città è rimasto deserto.

Delle numerose attività che si affacciano in piazza XX Settembre, infatti, soltanto quattro erano aperte, ma i loro tavolini sono rimasti per lo più vuoti. Neppure i dipendenti degli uffici là attorno, che generalmente la animano in quell’oretta di pausa pranzo, si vedono più passare al tempo della pandemia. E visto l’andazzo, come dar torto alla pizzeria al taglio che tagliando la testa al toro, in questi giorni ha deciso di star chiusa per ferie? Ma così il colpo d’occhio da quella parte è ancor più desolante. Su quel lato della piazza, infatti, a cinque passi dalla Fontana della Fortuna che è il simbolo della nostra città, un’altra saracinesca in questi giorni rimane abbassata, per quanto solo temporaneamente. Da lì in avanti (ed indietro) lungo il corso è ormai un cimitero, di attività fallite, di vetrine vuote, saracinesche abbassate e arrugginite, di cartelli di agenzie immobiliari che vendono, di imprese che si trasferiscono in vie con affitti più abbordabili. Facendo una passeggiata da via Cavour a porta Giulia, si tasta il polso della vita del commercio fanese in centro storico, si vede la fatica dei commercianti riflessa nelle vetrine e si avverte il respiro affannoso di lavoratori che non sanno più cosa inventarsi per andare avanti. In questa passeggiata ogni vetrina vuota è un senso d’apnea, la linea di un elettrocardiogramma che va giù in picchiata: ad ogni passo la linea sale e scende, si gonfia e si sgonfia come la cassa toracica che inala ed esala l’aria, sale e scende da piazza Costanzi fino a piazza Amiani.

Da lì in avanti lato Pesaro, il polso del paziente inizia a non sentirsi più e l’elettrocardiogramma si fa progressivamente piatto. Da quel lato del corso, infatti, sono pochissime le attività che strenuamente resistono. Quel lato del corso Matteotti, preferiamo percorrerlo al contrario, per vedere l’ossigeno aumentare piuttosto che diminuire. All’inizio del corso, lato Pesaro, infatti è tutto bello, all’apparenza. Si è solo trasferito in via Roma lo storico negozio Fotovideo Express che ha lasciato vuoto l’angolo più caratteristico a ridosso delle mura. Ma lì, se no, le altre attività sono resistite tutte fino all’incrocio con via 24 Maggio. Una pizzeria al taglio segna il confine tra la vita e l’agonia…. perché dopo di essa, sul lato destro, sono per lo più vetrine con scritto vendesi e affittasi che quelle coi titolari sull’uscio che ti invitano ad entrare. Nel mezzo una profumeria, il mondo equo solidale, una salumeria che ha appena aperto ma che patisce come gli altri punti di ristoro e il Pretty White che con le sue belle vetrine illuminate rischiara le tenebre della zona. Ma lo farà ancora per poco perché a breve si trasferirà sotto i portici dei Gabuccini, creando un altro piccolo vuoto lato Pesaro. Perché laggiù, purtroppo, ormai tanti fanesi non ci arrivano neppure più quando fanno la loro passeggiata per il corso, nonostante ci siano dei gran bei negozi che continuano a lottare per la sopravvivenza e contro la desertificazione del centro.

re.fa.