Incendio Calcinelli, rogo sospetto. Si cerca la prova del dolo

Rimane in piedi anche la prima ipotesi, quella del corto circuito, ma senza riscontri

Uno dei cinque scuolabus carbonizzati

Uno dei cinque scuolabus carbonizzati

Fano, 23 maggio 2019 - Emerge il sospetto del dolo, tra le ipotesi formulate dagli investigatori che indagano sull’incendio divampato a Calcinelli nella notte tra domenica e lunedì, distruggendo cinque scuolabus e danneggiandone altri otto, tutti custoditi in un capannone di via del Progresso, nella zona industriale del paese.

Malgrado non siano stati trovati segni di effrazione alle porte, la rottura delle finestre dell’edificio potrebbe non essere avvenuta solo a causa dell’elevata temperatura sviluppata dal rogo. Ma questa è solo una delle ipotesi al vaglio, che si aggiunge ad una serie di accertamenti ancora in corso, tra i quali la visione delle riprese di vari impianti di videosorveglianza collocati nelle vicinanze e l’ascolto dei testimoni.

Ma le indagini si muoverebbero anche in altre direzioni, mettendo al setaccio la ditta pugliese appaltatrice dei trasporti scolastici, la Re Manfredi di Manfredonia, in provincia di Foggia. Ditta che, come ha sottolineato il sindaco, Stefano Aguzzi, «ha comunque sempre gestito il servizio correttamente, retribuendo i dipendenti con puntualità». L’obiettivo è quello di mettere a fuoco lo stato patrimoniale e creditizio dell’azienda, per individuare possibili conflitti, e verificare se la stessa, da quando ha vinto l’appalto, abbia ricevuto richieste estorsive o intimidazioni.

Le indagini sono complesse, stando a quanto trapelato, e si muovono a tutto campo, cercando di cogliere ogni singolo aspetto del quadro complessivo che si sta pian piano delineando. E se da una parte i vigili del fuoco stanno analizzando quel che resta dei cinque pulmini carbonizzati, per isolare eventuali tracce di dolo (mezzi sui quali potranno lavorare più agevolmente dopo che ieri sono stati rimossi gli altri meno danneggiati), i carabinieri della locale stazione, al comando del luogotenente Antonello Pannaccio, sono alla ricerca di riscontri alle ipotesi formulate, che continuano comunque a includere l’innesco accidentale, originato da una centralina difettosa del capannone o dall’impianto elettrico di uno dei pulmini, evento peraltro non raro, stando a quanto ipotizzato dai vigili del fuoco. Intanto lo stabile e i mezzi sono stati posti sotto sequestro, mentre si attendono i responsi delle perizie e la decisione del magistrato.