
Una delle attività che hanno abbassato la saracinesca
Il cartello è già in vetrina: "Fino al 30 giugno sconti straordinari su oreficeria, gioielleria, argenteria, oggettistica, orologi. Liquidazione totale per chiusura negozio". Un avviso asciutto, senza fronzoli, ma che pesa come un macigno per chi da decenni associa via Montevecchio al negozio storico di Ceccarelli e Lucarelli, un simbolo della gioielleria fanese di qualità. Da luglio, anche quella serranda sarà abbassata. Per sempre. Un’altra chiusura nel centro storico di Fano, dove la povertà commerciale non è solo una questione economica, ma visiva, affettiva, identitaria.
A testimoniarlo basta una passeggiata lungo corso Matteotti, da porta Giulia fin giù all’imbocco di via Cavour: negozi chiusi, cartelli di affitto e vendita, vetrine vuote. "Un tempo si veniva a Fano per vedere vetrine belle, curate, piene di fantasia – mormora un’anziana – oggi si cammina tra i vuoti". A raccontare le cause di questo declino sono i rappresentanti delle associazioni di categoria. Barbara Marcolini, presidente di Confcommercio, non ha dubbi: "Il problema principale sono i costi: affittare un negozio in centro può costare dai 2 ai 3mila euro al mese. Se a questo aggiungiamo spese per il personale, bollette, tasse, è quasi impossibile far quadrare i conti. I primi tre mesi del 2025 sono stati molto duri: la crisi globale si riflette anche qui". Non va meglio nei centri commerciali – aggiunge – ma nel centro storico la situazione è più visibile e più triste. "Molti negozi aprono, durano qualche mese, poi chiudono. E quelli nuovi sono quasi tutti uguali: grandi catene o attività non diversificate, spesso orientate alla cosmetica e manicure. Così si perde varietà e identità commerciale".
Matteo Radicchi, responsabile di Confesercenti, sottolinea un ulteriore nodo cruciale: "La mancanza di parcheggi, negli anni ha danneggiato pesantemente il centro. È una lamentela che ci arriva da tutti i commercianti: se parcheggiare è difficile o costoso, la gente evita il centro. Soprattutto i clienti dell’entroterra, che un tempo arrivavano a Fano proprio per fare acquisti". Il flusso dall’entroterra infatti sembra essersi interrotto. E se i prodotti si trovano anche nei piccoli paesi o online, il motivo per scendere fino in centro non c’è più. "Il commercio fanese si ripiega su se stesso – osserva Marcolini – e intanto i cartelli ‘affittasi’ aumentano". Il saldo di apertura e chiusura delle attività però non mostra un trend preoccupante. Perché per un negozio che chiude, un’altra attività apre, soprattutto "Nails artist" (negozi di manicure). Non mancano però segnali, deboli ma presenti, di nuove aperture di negozi con prodotti di pregio come quello di abbigliamento Gianlorenzi arrivato da Fossombrone in via de’ Pili. "Ma sono eccezioni – avvertono le sigle – e da sole non bastano a invertire una tendenza".
Tiziana Petrelli